LECCO – Morire a 30 per colpa di un male incurabile. Morire a 30 anni dopo anni di sofferenza e dopo aver combattuto fino all’ultimo. Morire a 30 anni lasciando sgomenti i famigliari, gli amici, un paese intero. Morire a 30 anni e non avere risposte da dare, e di tutto questo resta una sola rabbiosa considerazione: non è giusto.
Matteo Pensotti, classe 1982, si è congedato dal mondo questa notte dopo una lunga malattia contro la quale non ha mai smesso di combattere, ma consapevole da subito di dove l’avrebbe accompagnato. Un ragazzo tranquillo Matteo, riservato, uno di quelli che non ha mai avuto “grilli” per la testa e che nella sua Laorca, ma non solo, lo consideravano tutti un bravo ragazzo.
Dopo il Liceo Scientifico si era iscritto all’università, alla facoltà di Architettura Edile e Ingegneria Edile del Polo territoriale di Lecco (Politecnico di Milano) poi la malattia e ad un solo esame dalla conclusione dell’iter scolastico l’abbandono forzato.
Legatissimo al Gruppo Sportivo Oratorio Laorca, Matteo prima ancora aveva giocato qualche anno a tennis nel TC Lecco per poi lasciare la racchetta e infilare scarpette e pantaloncini vestendo la maglia numero 2 del Laorca. Una passione quella per il calcio che lo aveva portato a dividere il suo impegno tra il calcio giocato e quello a bordo campo seguendo gli esordienti in qualità di allenatore dei portieri a fianco del mister Abele Adamoli.
E proprio i suoi compagni di squadra, in quest’ultima settimana, saputo del peggioramento dello stato di salute di Matteo, hanno deciso di ritrovarsi in via Grigna a pochi passi da casa sua dove si trova un’antica cappelletta votiva per un momento di preghiera e di raccoglimento. “Lo hanno voluto i ragazzi – spiega Renato Pasini del Gso Laorca – e per una settimana ci siamo ritrovati lì, uniti e speranzosi per l’amico Matteo. Ci saremmo dovuti trovare anche questa sera e invece, stamattina, la notizia che nessuno avrebbe mai voluto ricevere”.
“Matteo era un ragazzo di poche parole, ma di tanta presenza – ricorda Adamoli – mi aveva colpito quando mi disse: ‘Io so tutto della mia malattia, ma ho un unico cruccio, come preparare i miei genitori”.
Forte, consapevole, Matteo non ha mai abbassato la guardia, guardando in faccia la malattia e prima ancora quello che sarebbe stato l’inevitabile destino.
“Non ha mai versato una lacrima. Non l’ho mai visto piangere una volta – racconta papà Ermanno – Anzi ci ha sostenuto in tutto questo tempo. Sempre lucido e sereno. Ha lottato fino alla fine. Matteo ci ha dato una grande lezione di vita…”.
A ricordarlo è anche il migliore amico d’infanzia: “Matteo era un ragazzo riservato, uno con la testa sulla spalle, studioso, volenteroso. Prima dei vent’anni eravamo sempre assieme, giocavamo a calcio nel Laorca, durante la bella stagione si partiva in bici per fare i nostri giri, con Morterone tra le ‘fatiche’ preferite. Matteo era uno sportivo e un interista sfegatato, passione che gli aveva trasmesso suo padre. Era anche un grande appassionato di musica, soprattutto metallica, con i Led Zeppelin su tutti. E’ stato un grande amico e lo era ancora anche se non ci si vedeva più così spesso come prima. Sapevo… ma per notizie come queste non si è mai pronti”.
Questa sera, venerdì, alle 20.30, si terrà il rosario nei pressi dell’abitazione di via Grigna, mentre i funerali che verranno celebrati da don Basilio Mascetti si terranno domani, alle 14.30, nella chiesa parrocchiale di Santi Pietro e Paolo a Laorca. Matteo oltre a papà Ermanno, lascia mamma Rosi e il fratello Alessandro.