ERBA / LECCO – Sei camion in dotazione all’azienda, tutti muniti di marchingegni per alterare il cronotachigrafo, quello strumento che segna automaticamente chilometri percorsi e ore di guida, riposo, un diario di bordo che consente alle forze dell’ordine di verificare il rispetto delle regole: a finire nei guai i due titolari di un’azienda di autotrasporti di Erba, finita al centro dell’indagine della Polizia Stradale di Lecco.
La vicenda si è sviluppata nell’ultima settimana a seguito di un controllo di un mezzo pesante da parte di una pattuglia della Polstrada lecchese, nella zona dell’erbese: dal controllo della strumentazione di viaggio risultava che il mezzo non fosse in movimento, con palese alterazione, attraverso un magnete, del cronotachigrafo.
A seguito di quel controllo, la Polizia Stradale ha voluto estendere le verifiche alla sede dell’azienda di trasporti, “scovando” sugli automezzi anche meccanismi più sofisticati che sarebbero stati utilizzati per manomettere la strumentazione di viaggio: nascosti su due camion, gli agenti hanno rinvenuto una centralina attivabile attraverso un telecomando, rinvenuto nella cabina dei guidatori.
Si tratta di una centralina che può essere utilizzata per quei trasporti che non necessitano per legge del cronotachigrafo, in alternativa a quest’ultimo, nel caso il datore di lavoro voglia monitorare le ore di viaggio e riposo effettivamente effettuate dal dipendente. Vietato il suo uso, invece, quando è obbligatorio il cronotachigrafo.
L’azienda erbese avrebbe invece installato tale attrezzatura, per un valore di circa 4 mila euro l’una, per alterare i dati registrati dal cronotachigrafo.
“In pratica – ha spiegato Mauro Livolsi, comandante della Polizia Stradale di Lecco – attraverso questo stratagemma era possibile rallentare il segnale che dal sensore veniva inviato al cronotachigrafo che segnava minori ore di guida rispetto a quelle realmente effettuate. Non una completa alterazione e quindi individuabile con maggiori difficoltà nei controlli di polizia”.
Livolsi ha spiegato i dettagli dell’operazione, denominata “magnete” per l’utilizzo della calamite per falsare i dati di viaggio, insieme al sovraintendente Biancone Gianluca, all’assistente Pierluigi Falcone e al sovraintendente capo Cristian Fumagalli che hanno seguito le indagini.
Gli automezzi sono stati inizialmente sequestrati e poi dissequestrati, i titolari dell’azienda erbese sono stati denunciati e gli autisti sottoposti a sospensione della patente da 15 a 30 giorni e multati con una sanzione di 800 euro.