LECCO – Troppi casi di pirateria stradale, troppe i colpevoli non consegnati alla giustizia e troppo basse le condanne per chi, con la propria automobile e alterato da sostanze alcoliche o droghe, ha strappato la vita altrui.
Senza contare le difficoltà degli agenti di polizia che per primi intervengono e devono preservare la scena del sinistro, salvando indizi e tracce che possano ricondurre all’investitore.
Proprio per questo il comandante della Polizia Locale di Lecco, Franco Morizio, ha scritto un manuale che racchiude tutti gli accorgimenti e il metodo d’indagine più corretto al quale gli agenti devo attenersi per raccogliere prove, accertare e contestare ipotesi di reato nei confronti di pirati della strada.
“Veri e propri crimini – ha spiegato il comandante riferendosi agli episodi di omissione di soccorso – per questo sono convinto che oggi sia necessaria una professionalità, una cultura e una consapevolezza diversa per tutti coloro che sono chiamati ad intervenire laddove è successo qualcosa di veramente grave”.
Linee guida che gli agenti lecchesi sembrano aver ben imparato vista la risoluzione di 8 casi su 11 di pirateria stradale nell’ultimo anno; il più grave quello del 11 novembre 2012, quando una donna è finita in prognosi riservata dopo essere stata travolta da un motociclista. In quell’occasione, dopo aver raccolto gli indizi sul posto, gli agenti hanno visionato i filmati delle telecamere riuscendo a risalire all’abitazione del pirata.
Per la loro bravura, il prossimo mese dieci agenti della Polizia Locale di Lecco riceveranno il “Premio al Merito” ai convegni di Polizia Locale di Montichiari e Riccione. Il libro di Morizio è invece già stato distribuito gratuitamente quest’estate in eventi dedicati alle forze dell’ordine. “Un testo di cui si sentiva la mancanza – ha sottolineato Angelo Fontana, per 45 anni presidente della Polisportiva Monte Marenzo – oggi sappiamo di avere uno strumento in più per agire con incisività ed efficacia”.
Purtroppo, nonostante le abilità e le conoscenze degli agenti, la strada continua a mietere vittime ed “anche Lecco ha la sua fetta di dolore”, come ha commentato il sindaco Brivio.
Lo sa bene la madre di Matteo La Nasa, Croce Castiglia, invitata insieme ai vertici delle forze dell’ordine lecchesi ad assistere alla presentazione del manuale. “Noi siamo disperati, perché i vostri sforzi sono vani – ha commentato rivolgendosi agli agenti – perché la giustizia italiana fa acqua da tutte le parti. Non è possibile che per queste morti siano date pene di soli 6 mesi su un foglio di carta, a persone reticenti e alle quali poi viene anche ridata la patente. Ma in che Paese viviamo?”
Assistendo alla rabbia della signora Castiglia, è intervenuto il procuratore Tommaso Buonanno che da giudice ha svelato il retroscena di queste sentenze partendo dal fatto che, rispetto all’omicidio così come definito dalla legge, l’incidente stradale mortale, seppur aggravato dall’uso di sostanze stupefacenti o alcolici da parte del guidatore, non nasce da un atto volontario di cattiveria ma generalmente da una distrazione.
“Voi chiedete condanne più severe e vi sono solidale – ha spiegato Buonanno – ma la realtà è che in un processo ci possono essere forti diminuzioni di pena dovute al rito abbreviato e ad altri sconti ottenibili dell’imputato”.
Come ha spiegato il procuratore, vale lo stesso per l’applicazione della pena e la sua espiazione, un percorso pensato per la redenzione del detenuto e quindi con altrettanti possibilità per ridurre il periodo detentivo.
Inoltre, ha proseguito Buonanno, “i lavori sociali come alternativa al carcere hanno finito per affievolire la gravità di questo percorso. Un’azione più efficace contro il fenomeno è quello della prevenzione, ad iniziare dai controlli su strada da parte delle forze di polizia. Ma il problema, in questo caso, sono i tagli al comparto sicurezza e le risorse sempre più risicate”.