Canturino disperso: un eroe. La vicenda e le ricerche

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A Piona stamane sono riprese le ricerche del corpo di Stefano Antolini, il 42enne risucchiato dal lago nel tardo pomeriggio di ieri. Sul teatro della disgrazia sono arrivati stamane i somozzatori dei vigili del fuoco di Milano con le loro tecnologie adatte a scandagliare le profondità lacustri.

Non si esclude che della vicenda se ne occuperà la magistratura di Como, perché non vi è ancora una versione unica dei fatti, come se le testimonianze non permettessero di fornire gli elementi per ricomporre il quadro dell’incidente.

LA VICENDA

La prima versione da noi pubblicata ieri sembra la più vicina alla verità. Al momento attuale si sa per certo che sul gommone c’erano due adulti e cinque bambini. Stavano scendendo verso sud, quando all’altezza dell’abbazia di Piona sul lato esterno, a 100 metri dalla costa, pare una ondata abbia fatto sbandare il conducente che è caduto in acqua assieme a un paio di bimbi.
Mentre i piccoli sarebbero risaliti presto a bordo, lui sembra facesse fatica a recuperare l’asciutto, così Stefano Antolini si è generosamente gettato nel lago per aiutare l’amico, riuscendoci.
Ma a quel punto si sarebbe trovato lui in difficoltà, neppure il tempo di gettargli un salvagente e sarebbe scomparso tra le acque.
Secondo quanto riportano alcuni organi di stampa, testimoni parlano di una sequenza di manovre “spericolate” del gommone prima del fattaccio.

LE RICERCHE

Fuori ci sono tre imbarcazioni del nucleo dei somozzatori dei VIgili del Fuoco di Milano, appoggiate da un’altra della Guardia di Finanza e una dei Carabinieri al lavoro fino alle otto di questa sera, vento pomeridiano permettendo.
Stamane solo per posizionare le attrezzature ci sono volute alcune ore.

Le ricerche vengono effettuate da un robot (nella foto a destra): un ROV modificato, al quale è stato applicato un sonar. Si tratta di un mezzo in grado di ‘camminare’ sul fondo che risponde ai comandi dati in superficie su una imbarcazione. Per poter comunicare con precisione è necessario che la barca rimanga sempre nella stessa posizione e per questo viene bloccata da un sistema complesso di ancore.

Una volta pronti ad operare, gli specialisti procedono in prima battuta scandagliando i fondali con il sonar che permette loro di stabilire i ‘target’ da analizzare. Successivamente intervengono le telecamere in dotazione al robot per ‘guardare’ meglio i luoghi. La macchina invia il proprio posizionamento attraverso il gps. Quando individuerà il corpo dello sfortunato Stefano Antolini, lo raccoglierà attraverso il braccio meccanico, articolato come quello di un uomo, e lo riporterà in superficie.

A volte il ritrovamento si fa aspettare per alcuni giorni: a influire sulla buona riuscita dell’indagine influiscono fattori come la tipologia del fondo, le condizioni metereologiche e anche l’indicazione – in questo caso non proprio esatta – del punto dove la persona è sparita.


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