Galbiate. Santa Maria sul Monte Barro, nuove (e sorprendenti) scoperte

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Chiesa Santa Maria al Monte Barro
Chiesa di Santa Maria degli Angeli sul Monte Barro, facciata

La monografia di Giovanna Virgilio svela autori, opere e segreti del luogo francescano

Frutto di anni di ricerche e confronti, restituisce alla comunità lecchese e lombarda un tassello prezioso di storia e identità

GALBIATE – Anche negli angoli più defilati e impervi di un territorio si può nascondere uno scrigno di tesori, basta solo uno sguardo attento (e competente) in grado di saperli cogliere e raccontare. Uno sguardo che ha saputo avere la Dott.ssa Giovanna Virgilio, storica dell’arte a cui si deve la monografia “La chiesa di Santa Maria sul Monte Barro. Una presenza francescana in Alta Brianza”, volume che contiene scoperte rilevanti per la storia dell’arte lecchese e lombarda, pronti a essere svelati al pubblico. Alcuni aspetti dell’identità della chiesa di Santa Maria sul Monte Barro finora rimasti nell’ombra, che stanno per essere riportati alla luce e tolti dalla marginalità, anche se c’è voluto tempo e duro lavoro per riuscirci.

Chiesa Santa Maria al Monte Barro
Chiesa di Santa Maria degli Angeli sul Monte Barro. Veduta verso il presbiterio

“Ad attirare la mia attenzione è stata la ricchezza del patrimonio artistico presente nella chiesa, in cui sono tornata più volte, in particolare gli affreschi anche se di alcuni, come quelli presenti nella cappella laterale sinistra, precedenti al ‘700, non si riusciva a capire bene cosa rappresentassero perché ammalorati – spiega Giovanna Virgilio -. D’interesse anche le due sculture, sempre presenti nelle cappelle, una raffigurante San Francesco d’Assisi e l’altra Sant’Antonio da Padova. Negli anni, riflettendo e mettendo a confronto le opere presenti con altri elementi di scultura e pittura del territorio, mi sono resa conto che si potesse risalire agli autori dei manufatti, ed è quindi nato in me il desiderio di capire come mai, in un posto così sperduto come la chiesa di Santa Maria sul Monte Barro, ci fossero così tante ricchezze artistiche. Da allora è sedimentato in me questo interesse che, unito alle mie conoscenze, mi ha fatto maturare l’idea che si potesse arrivare a produrre una monografia sulla chiesa e sul suo patrimonio artistico”.

Chiesa Santa Maria al Monte Barro
Navata, lato sinistro, cappella di San Francesco d’Assisi. Veduta parziale della volta e dell’intradosso con gli affreschi eseguiti da Domenico e Battista Galimberti, detti “Chiozotti”, verso gli anni Ottanta del XVI secolo

Uno studio attento e minuzioso durato anni, quello di Giovanna sulla Chiesa di Santa Maria, cominciato quando coordinava la catalogazione dei beni artistici dell’Arcidiocesi di Milano, all’incirca nel 2010. Tra gli impieghi di Virgilio c’è anche l’attività di docenza all’Università Cattolica di Milano da ormai trent’anni, oltre allo studio, alla catalogazione e alla valorizzazione dei beni culturali, collaborando con svariati enti pubblici e privati. Prima di quest’ultima fatica letteraria, ha redatto diversi libri dedicati all’arte lombarda tra Cinquecento e Seicento, tra cui “La Basilica di San Pietro a Monte a Civate” (2000 e 2008), “Il Sentiero del Viandante. Arte, storia e cultura tra lago e montagna (2012) e “Museo d’Arte Sacra di Mandello del Lario” (2020).

Chiesa Santa Maria al Monte Barro
Presbiterio, altare maggiore. Ambito italiano meridionale. Tabernacolo piramidale, metà circa del XVII secolo

Tra i primi manufatti all’interno della chiesa a colpire la storica dell’arte l’altare con ciborio piramidale: “In legno intagliato, dipinto dorato. Una vera e propria rarità nel territorio perché di questa tipologia ne sono rimasti pochi. L’autore resta ignoto, per quanto è stato possibile definire l’ambito di produzione: scuola meridionale, probabilmente napoletana, attribuzione facilitata dal tipo di tecnica utilizzata, a “estofado de oro”. Un altare di produzione meridionale è presente nella chiesa di Pescarenico, originariamente situato nella scomparsa chiesa di San Giacomo degli Zoccolanti di Lecco che, non a caso, apparteneva allo stesso ordine che deteneva la gestione della chiesa del Monte Barro”.

Chiesa Santa Maria al Monte Barro
Navata, lato sinistro, cappella di San Francesco d’Assisi. Veduta parziale della parete destra e della volta con gli affreschi eseguiti da Domenico e Battista Galimberti, detti “Chiozotti”, verso gli anni Ottanta del XVI secolo

Chiesa di San Giacomo degli Zoccolanti che è stata determinante, insieme ad altre, nel far compiere a Giovanna una scoperta sorprendente e cruciale per la storia dell’arte lecchese: è riuscita infatti a risalire agli autori di diverse opere presenti nella chiesa di Santa Maria sul Monte Barro e non solo, con riferimento in particolare agli affreschi presenti nella cappella di San Francesco e alle sculture lignee di San Francesco e Sant’Antonio da Padova.

“Sono giunta a questo risultato indagando in maniera approfondita la committenza delle opere e portando avanti un lavoro di confronto tra gli affreschi delle chiese francescane presenti sul territorio, tra cui la già citata San Giacomo degli Zoccolanti di Lecco (i cui affreschi sono stati staccati ed esposti nella Basilica della Vittoria, sempre situata nel capoluogo lecchese), il convento di Santa Maria Nascente in Sabbioncello a Merate, e la nostra chiesa di Santa Maria sul Monte Barro – racconta Virgilio -. Quest’ultima è infatti una chiesa appartenente all’Ordine dei francescani osservanti, e successivamente, dei riformati. Mettendo a confronto gli affreschi della cappella di San Francesco nella chiesa di Santa Maria sul Monte Barro con quelli degli altri edifici religiosi elencati sono arrivata a individuare la presenza di un’unica mano”.

A sancire ulteriormente il legame tra San Giacomo degli Zoccolanti di Lecco e Santa Maria sul Monte Barro anche il fatto che furono proprio i frati provenienti dalla chiesa lecchese ad abitare in origine il convento che nacque alla fine del ‘400 a fianco della chiesa di Santa Maria (all’epoca intitolata ancora a San Vittore).

Chiesa Santa Maria al Monte Barro
A sinistra San Rocco dipinto da Domenico e Battista Galimberti detti “Chiozotti” negli anni Ottanta del XVI secolo (situato nella navata, primo arcone, a destra). L’immagine di destra raffigura invece San Sebastiano, gli autori e il periodo sempre gli stessi, situati nella navata, primo arcone, a sinistra

Tornando agli affreschi, Giovanna ripercorre le operazioni che le hanno permesso di giungere alla strabiliante scoperta: “Ho messo in relazione il ciclo di affreschi nella cappella di San Francesco con quelli di Sabbioncello a Merate, quest’ultimo attribuiti ai fratelli Chiesotto. In realtà, andando a verificare sui documenti, mi sono resa conto che il cognome originario era “Chiozotto” e veniva specificato che i due erano originari del rione lecchese di Germanedo. A questo punto ho controllato lo stato delle anime di Germanedo a fine ‘500 e ho scoperto che in realtà “Chiozotto” non era altro che il soprannome di due fratelli, Giovanni Battista e Domenico, che di cognome facevano Galimberti. Così sono riuscita a risalire ai nomi degli autori degli affreschi di Sabbioncello, Santa Maria sul Monte Barro e soprattutto del Santuario della Vittoria a Lecco, che erano stati inizialmente attribuiti a Gaudenzio Ferrari e Gerolamo Cotica da Premana”.

“Ignoti erano anche gli autori delle sculture lignee, individuati in Andrea Albioli per quanto riguarda San’Antonio da Padova e Francesco Rabagliotti da Vanzone che ha invece realizzato la statua di San Francesco d’Assisi”, aggiunge Giovanna.

Chiesa Santa Maria al Monte Barro
A sinistra la statua di San Francesco d’Assisi realizzata da Francesco Rabagliotto da Vanzone nel secondo quarto secolo del XVIII secolo, situato nella Chiesa di Santa Maria sul Monte Barro. Nella figura di destra stesso santo e stesso autore ma nella chiesa di San Francesco a Traona (provincia di Sondrio)

Un ulteriore elemento decisivo che ha spinto la storica dell’arte Virgilio a fissare nero su bianco il racconto delle preziose meraviglie custodite nella chiesa di Santa Maria sul Monte Barro è il restauro degli affreschi sull’arco trionfale e della cappella dedicata a San Francesco, da parte dello studio Luzzana di Civate, avviato su volontà della Parrocchia San Giovanni Evangelista di Galbiate e grazie al contributo di Fondazione Comunitaria del Lecchese.

Chiesa Santa Maria al Monte Barro
Nella figura di sinistra Sant’Antonio da Padova di Andrea Albiolo (secondo quarto del XVIII secolo) nella chiesa di Santa Maria sul Monte Barro. A destra stesso santo rappresentato e medesimo autore, ma collocato nella chiesa di San Francesco a Traona, in provincia di Sondrio

“Il libro è anche un modo per valorizzare gli affreschi sull’arco trionfale, già attribuiti ai fratelli Torricelli di Lugano da Simonetta Coppa (docente di Storia dell’arte barocca presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Direttore Storico dell’arte e Vicedirettore della Pinacoteca di Brera dal 1980 al dicembre 2011 ndr). Questi affreschi raccontano la leggenda della fondazione della Chiesa di Santa Maria sul Monte Barro nata, si racconta, per la donazione di una statua della Madonna con bambino da parte di Sant’Ambrogio alla più antica Chiesa di San Vittore, da cui si originò la chiesa di Santa Maria. Questa statua non esiste più, ma nel tabernacolo dell’altare maggiore è tuttora oggetto di grande venerazione una Madonna vestita risalente alla seconda metà del Settecento”, conclude Virgilio, che esprime la sua gratitudine nei confronti del Parco Monte Barro per avere pubblicato il volume. La stampa del libro, ad opera di Paolo Cattaneo Grafiche di Oggiono, si è avvalsa del contributo di vari sponsor: la Fondazione Comunitaria del Lecchese, il Fondo di Comunità di Galbiate, Acinque-energia che unisce, BCC Valsassina e lo stesso Cattaneo.

Il puntuale e immenso lavoro di Giovanna sarà reso pubblico domenica 28 settembre alle 10.30 nella chiesa incompiuta di San Michele (in caso di maltempo a Villa Bertarelli di Galbiate), in occasione della Sagra di San Michele, quest’anno riservata proprio al libro dedicato alla pregevole chiesa di Santa Maria sul Monte Barro.

“La presentazione del volume “Santa Maria sul Monte Barro” è un’occasione preziosa per il nostro territorio: un libro che intreccia storia, arte, spiritualità e paesaggio restituendo voce a uno dei luoghi più identitari del Parco – dichiara Davide Facondini, Presidente del Parco Regionale del Monte Barro -. Desidero sottolineare in particolare il magnifico lavoro della Dott.ssa Giovanna Virgilio, che con competenza e passione ha saputo guidare un percorso di ricerca capace di unire rigore scientifico e capacità divulgativa. Grazie al suo impegno, il volume non è solo uno strumento di studio, ma anche un invito a vivere Santa Maria con occhi nuovi. Come Parco, crediamo che la valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico sia parte integrante della nostra missione: questo libro ne è una testimonianza concreta e un dono alla comunità. Invito tutti a partecipare alla presentazione: sarà un momento per celebrare la bellezza del Monte Barro e per rendere omaggio a un lavoro che merita di essere conosciuto e condiviso”.

Il libro dunque rappresenta non solo un tassello fondamentale per gli studi di storia dell’arte lombarda (e lecchese), ma anche un invito alla comunità e ai visitatori a guardare la bellezza del Monte Barro attraverso lenti nuove. Lenti che solo l’amore e la passione di Giovanna Virgilio per l’arte hanno saputo creare.