La straordinaria innovazione resa possibile grazie al Politecnico – Polo Territoriale di Lecco
Attraverso dei bassorilievi è possibile far percepire un’opera d’arte anche ai non-vedenti
LECCO – Far percepire un’opera d’arte anche ai non-vedenti, mettendo a frutto le potenzialità che la ricerca e la tecnologia mette oggi a disposizione. È questa la straordinaria novità alla quale hanno lavorato in questi mesi l’Associazione culturale Madonna del Rosario, promotrice dell’evento insieme al Comune di Lecco, e il Politecnico di Milano – Polo Territoriale di Lecco, attraverso il Laboratorio di prototipazione virtuale e realtà aumentata.
Nei giorni scorsi è stata sperimentata con ottimi riscontri grazie alla collaborazione del presidente provinciale del Fand (la federazione che raccoglie le associazioni delle persone con disabilità) Silvano Stefanoni e della moglie Paola Vassena, accompagnati all’Arch. Annamaria Schellino, e nelle prossime settimane, sarà resa accessibile a tutti i non-vedenti, diventando così una nuova modalità di inclusione e di accessibilità culturale.
“Era un progetto – spiega il presidente dell’Associazione, il Prevosto di Lecco Mons. Davide Milani – che, fin dagli inizi, Laura Polo D’Ambrosio e Giorgio Melesi hanno coltivato, dedicandovi intelligenza e tempo, insieme a Mario Covarrubias, coordinatore del Laboratorio di prototipazione virtuale e realtà aumentata del Politecnico Polo Territoriale di Lecco, con cui avevamo già collaborato in occasione della prima edizione di Capolavoro per Lecco nel 2020. Allora aveva messo a punto le tre stazioni multimediali che consentivano ai visitatori di comporre e scomporre, a distanza, i vari elementi raffigurati da Tintoretto nella sua Annunciazione. Oggi riusciamo a proporre questa straordinaria novità per le ultime settimane della mostra”.
A rendere possibile questa innovazione sono dei bassorilievi, che riproducono alcuni particolari delle opere esposte e che saranno collocati in prossimità delle opere stesse. “Queste formelle sono state realizzate nel Laboratorio del Politecnico – spiega Mario Covarrubias – utilizzando una fresa a controllo numerico. Ma a monte vi è stata la creazione di un algoritmo che permettesse di generare un modello 3D a partire dai colori del particolare del quadro. Attraverso uno scanner sono stati letti i colori dell’opera e le sue molteplici sfumature e, in funzione di questi colori, attraverso l’algoritmo generato, è stato creato un modello 3D i cui dati, successivamente, sono stati trasmessi alla fresa a CNC che ha realizzato la tavoletta”.
In altri termini spessori e depressioni del bassorilievo riflettono i diversi colori: a un colore più chiaro e luminoso corrisponde uno spessore più o meno accentuato, mentre a un colore scuro una depressione più o meno profonda. Quindi, attraverso il chiaro-scuro dell’opera, viene rilevata e realizzata una forma, che un non-vedente al tatto può sentire e leggere.
“È una novità straordinaria – affermano Giorgio Melesi e Laura Polo D’Ambrosio – che apre nuove modalità di coinvolgimento e partecipazione ad un evento artistico per i non-vedenti o per gli ipo-vedenti. Ovviamente questi bassorilievi sono accompagnati da altri strumenti, quali le schede audio di lettura, che completano l’esperienza. Si realizza così, anche con questa sperimentazione, quell’idea di esperienza immersiva di visita alla mostra a cui il progetto di quest’anno guarda con particolare attenzione: la musica, registrata o eseguita dal vivo dai ragazzi del Civico Istituto Musicale Zelioli e del Liceo Musicale Grassi e dal Coro Ad Libitum contribuisce a un approccio sinestetico all’arte”.