
Alla Torre Viscontea un viaggio tra le rovine contemporanee dell’Italia: dal 4 al 19 ottobre, nell’ambito di Immagimondo
Raccoglie quattro anni di lavoro del fotografo Roberto Giangrande sulle opere pubbliche incompiute in Italia
LECCO – C’è una bellezza malinconica nell’incompiuto, in quelle strutture che si ergono a metà tra sogno e abbandono, promesse mai mantenute e paesaggi feriti. È a questa estetica sospesa, che racconta insieme speranza e disillusione, che il fotografo Roberto Giangrande ha dedicato quattro anni di lavoro e migliaia di chilometri in giro per l’Italia. Il risultato è Incompiuto, la mostra che dal 4 al 19 ottobre trasformerà la Torre Viscontea di Lecco in un osservatorio privilegiato su un fenomeno tanto diffuso quanto ignorato.

L’esposizione è stata inaugurata ieri, venerdì, nella sala conferenze di Palazzo delle Paure e si inserisce nel calendario della 28ª edizione di Immagimondo, festival che ogni anno porta a Lecco voci, sguardi e storie dal mondo. L’ingresso è libero, con aperture giovedì dalle 10 alle 13, venerdì e sabato dalle 14 alle 18 e domenica dalle 10 alle 18.

La mostra prende forma da un progetto durato quattro anni: un road trip attraverso l’Italia che ha portato Giangrande a documentare oltre mille opere pubbliche incompiute – palazzetti, ponti, scuole, impianti sportivi – diventate simboli di sprechi, errori progettuali e occasioni mancate. “In Francia, dove vivo da anni, questo fenomeno non esiste. È stata proprio questa assenza a farmi guardare con occhi nuovi all’Italia – ha raccontato l’autore – Col tempo mi sono reso conto che ogni opera portava con sé storie di comunità colpite, famiglie con case danneggiate, persone costrette a vivere accanto a cavalcavia mai terminati. Per questo ho deciso di raccogliere anche testimonianze, interviste e ritratti: un centinaio su oltre mille incompiute fotografate”.
Il sindaco Mauro Gattinoni ha definito la mostra “un itinerario che intreccia vite, esperienze e suggestioni, arricchendo l’offerta culturale della città e aprendo nuove prospettive artistiche, estetiche e geografiche”. Ha poi posto accento sulla dimensione politica del tema: “Le opere incompiute possono raccontare comportamenti rapaci nella gestione dei fondi pubblici, oppure opere sovradimensionate o improprie. Spesso sono legate a mala politica e investimenti sbagliati. Restano paesaggi deturpati, consumo di suolo, cicatrici che la Costituzione difende dal 2022 come patrimonio nazionale. Grazie a questa mostra, però, riusciamo a trasformare il cemento armato in occasione di consapevolezza”.

All’incontro hanno preso parte anche Veronica Caprino, architetta che ha portato avanti studi simili sul tema e ripercorso la nascita di un progetto di ricerca collettivo a cui ha partecipato, cominciato nel 2008 quando a parlare di opere incompiute in Italia erano in pochi, se non il Gabibbo in “Striscia la notizia” e gruppi di artisti, i quali hanno compreso che si trattasse di un fenomeno sistematico. “Inizialmente queste strutture erano oggetto di satira televisiva – ha ricordato – fino a quando anche il governo Monti non le ha censite, dimostrando come fossero un trend in crescita. Sono rovine contemporanee, con un potenziale estetico ed economico, che oggi possiamo osservare con occhi nuovi, immaginando destinazioni alternative attraverso workshop, turismo e pratiche culturali”. Caprino ha portato poi l’esempio del campo da polo di Giarre, paese della Sicilia, realizzato a fine anni ’80 per le Universiadi e rimasto incompiuto perché durante la costruzione, nella fretta, gli spalti furono costruiti troppo ripidi. Nonostante ciò la struttura ha continuato a vivere, seppur in regime di precarietà, finendo per essere usato dai pulcini di alcune squadre di calcio e da chi pratica atletica.

Emanuele Garda, docente del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate, ha invece richiamato la prospettiva dei “paesaggi dell’abbandono”: “Nella storia dell’umanità, luoghi costruiti e poi lasciati a metà hanno sempre fatto parte del paesaggio. Alcuni vengono ridestinati, altri mai vissuti restano segni di un abbandono istantaneo. L’incompiuto è una condizione fisiologica che ci interpella”.
Giangrande ha voluto ringraziare Les Cultures (in sala era presente il presidente Giorgio Redaelli), Immagimondo, Veronica ed Emanuele per il supporto: “Sono felice che questa mostra sia ospitata in un luogo magnifico come la Torre Viscontea. È la prima volta che espongo fotografie rimaste fuori dal libro, pubblicato grazie all’editrice Grazia dell’Oro che ha creduto nel progetto. Lecco, con l’ostello completato, è un raro esempio virtuoso in un Paese che conta migliaia di opere incompiute. Questo lavoro non vuole essere solo denuncia, ma stimolo a riflettere e immaginare nuovi usi, nuovi significati, nuove comunità”.
La mostra Incompiuto resterà aperta fino al 19 ottobre.
Info: palazzopaure@comune.lecco.it – torreviscontea@comune.lecco.it – immagimondo@lescultures.it – tel. 0341 286729, 0341 282396, 0341 284828.

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