Il Comune di Lecco, in collaborazione con l’ANPI di Lecco e il Punto Einaudi di Lecco ha organizzato la lettura di alcuni brani tratti dal celeberrimo libro “Lettere di condannati a morte della Resistenza Italiana“. L’iniziativa è promossa nell’ambito dei festeggiamenti dell’Unità d’Italia e si inserisce nel ricordo di quanti lottarono nella Resistenza italiana. Ma vuole essere soprattutto un messaggio di speranza per l’unità e il futuro del Paese.
L’iniziativa avverrà:
venerdì 29 aprile 2011 alle ore 21
sala Don Ticozzi (via Ongania) – Lecco
La lettura è stata affidata ai seguenti lettori:
– Emanuele Fusi studente
– Agnese Mascellani insegnante
– Giuseppe Silvano maresciallo dei carabinieri
– don Carlo Luoni sacerdote
– Maurizio Bario direttore API Lecco
– Giuseppe Ciresa Presidente Confcommercio Lecco
– Marco Deriu docente universiitario
– Lorena Airoldi operaia delegata FIOM CGIL Lecco
– Valerio Colleoni Segretario CISL Lecco
– Giacomo Arrigoni SegretarioUIL Lecco
– Marco Caccialanza consigliere comunale
– Giovanni Pasquini consigliere provinciale
– Cinzia Cogliati Presidente Comitato P. I. Confindustria Lecco
– Nives Rota consigliere comunale
– Giovanna Picariello artigiana CNA Lecco
– Gianfranco Scotti (attore) presenterà le brevi biografie degli autori delle lettere
Accompagnamento musicale a cura di Elisa Biagi (violino) e Luca Pedeferri (fisarmonica)
La lettura delle lettere sarà preceduta dagli interventi:
– Virginio Brivio sindaco di Lecco che ricorderà anche don Giovanni Ticozzi leggendo una lettera inviata dal sacerdote dal carcere di San Vittore nel gennaio del 1945
– Giancarla Riva Pessina presidente ANPI di Lecco
– Bruno Biagi del Punto Einaudi di Lecco presenterà il libro
Il Libro.
Pubblicato da Einaudi per la prima volta nel 1952 e da allora più volte ristampato e rieditato
Attualmente nel catalogo Einaudi esistono due edizioni: nel Tascabili e nei Millenni
A cura di Pietro Malvezzi
A cura di Giovanni Pirelli
Prefazione di Enzo Enriques Agnoletti
«Le Lettere contengono la voce di uomini e donne, appartenenti a tutte le età e a ogni classe sociale, consapevoli del dovere della libertà e del prezzo ch’essa, in momenti estremi, comporta. Chiunque anche oggi le leggerà, vi troverà un’altra Italia e non potrà non domandarsi se davvero non ci sia piú bisogno di quella voce o se, al contrario, non si debba fare di tutto per tramandarla e mantenerla viva nella coscienza, come radice da cui ancora attingere forza». (dall’introduzione di Gustavo Zagrebelsky)
Centododici partigiani e patrioti vengono catturati dai tedeschi o dai fascisti e già sanno (o presentono) che saranno «giustiziati», cioè uccisi dal plotone d’esecuzione o dalle torture che verranno loro inflitte. Scrivono ai familiari, alla madre, alla moglie, alla fidanzata, ai compagni di studio, di lavoro, di vita. Appartengono alle realtà sociali e culturali piú diverse, sono stati presi (e saranno soppressi) nei luoghi e nelle condizioni piú disparate. Tutti vivono, per la prima e l’ultima volta, l’atroce esperienza di «un tempo breve eppure spaventosamente lungo, in cui si toglie all’uomo il suo piú intimo bene, la speranza», e in cui sono costretti, in preda allo smarrimento e all’angoscia, a «dare ordine» al proprio destino e al proprio animo.