Una storia nella storia, un incrocio di destini, nel romanzo dell’autore milanese
Quante volte, leggendo un libro, avete pensato parla di me? Lo stesso accade a Marta, la protagonista, alle prese con un volume ‘profetico’
MANDELLO – Non giudicare mai un libro dalla copertina. Frase che può essere associata all’ambito letterario tanto quanto a quello delle relazioni, per dire che l’apparenza può ingannare. Frase, come tutti i detti, che nasconde certamente un fondo di verità, ma che nel caso del romanzo ‘Sull’isola’ di Federico Baccomo non ha ragione di essere applicata, perché l’involucro che riveste l’ultima fatica dello scrittore milanese svela sin da subito, senza maschere, due elementi fondanti del racconto: una donna e un’isola.
E proprio dalla copertina, prima parte del libro a catturare l’attenzione del lettore, che nel tardo pomeriggio di ieri, giovedì, è partito il dibattito ‘Sull’Isola’, in una delle sale della Gelateria Costantin a Mandello, alla presenza oltre che dall’autore, di Doriana Pachera, assessore alla Cultura, e Mattia Conti, autore televisivo moltenese che ha dialogato proprio con Baccomo, andando a spaziare spesso ben oltre le domande poste. Sarà proprio la capacità di Federico di divagare a caratterizzare la discussione, inserita nella rassegna di promozione della lettura Leggermente, voluta da Assocultura Confcommercio Lecco in collaborazione con Festival della Letteratura. Molti anche gli esempi letterari portati per rafforzare e chiarificare le sue risposte, arrivando a coinvolgere il pubblico seduto ai tavolini.
“La verità è che odio quasi tutte le copertine dei mie libri – ha esordito Baccomo – ma devo dire che di questa sono contento. Mi ricorda un po’ quella del Conte di Montecristo, con il ‘Viandante sul mare di nebbia’ di Caspar Friedrich. Visto il successo, potrebbe essere pure di buon auspicio (ride). Rappresentando il mare in tempesta ho voluto richiamare la sensazione di un romanzo ‘fradicio’, dove tempo e isola sono ostili”.
Un’isola sconosciuta e senza collocazione: si sa solo che è greca ma non ha niente a che vedere con gli arcipelaghi da sogno che solitamente si associano a quei luoghi. Il meteo è autunnale, piove sempre, è quasi disturbante. “Avevo anche pensato – ha continuato l’autore – di inserire a inizio libro una cartina illustrata, in stile ‘Signore degli Anelli’, ma poi ho scartato l’idea perché ho pensato togliesse fantasia al lettore. Ho voluto piegare la geografia alla fantasia”.
Far partire il dibattito dall’ambientazione, e non dalla trama, non è stato casuale: è proprio il contesto ad aver dato forma al romanzo. E in effetti il personaggio di Marta, la protagonista, è attraversato da tumulti e tempeste quanto l’atmosfera circostante. Parte infatti per l’isola con l’intento di allontanarsi da un marito depresso e per realizzare un progetto professionale. Cambiare, insomma, le sorti della sua esistenza e ritrovarsi. “E’ un personaggio che ha dei problemi, vuole una svolta e per ottenerla dovrà superare numerose difficoltà“, ha precisato Baccomo. E sicuramente la pioggia battente che, mentre era in corso il dibattito, ha cominciato a scendere oltre le vetrate della gelateria, ha aiutato ancor di più a immedesimarsi nel sentire di Marta.
Sentire identico a quello di Diana, donna protagonista del romanzo che Marta ha cominciato a leggere sull’isola e suggeritole dal marito, scritto da un autore inventato, tal Orazio Guttieri. Si scoprirà poi che le pagine di volta in volta scorse, si riveleranno profetiche: quello che succede a Diana, accadrà in un secondo momento anche a lei. ‘Sull’isola’ compariranno estratti delle facciate lette da Marta scritte in maniera aulica, barocca, e anche un po’ goffa. “Ho voluto fare una sorta di gioco letterario, un libro nel libro – ha spiegato l’autore – che mi ha permesso di scrivere in un modo che mi piace ma molto distante dal mio stile, decisamente più fluido”.
Conti gli ha chiesto se per lui è stato difficile o inappropriato mettersi nei panni di una donna: “No – ha risposto l’autore – perché la letteratura esprime la capacità di saper assumere gli sguardi altrui. Oggi è viva la convinzione che bisognerebbe scrivere solo di ciò che si è, senza parlare di esperienze mai vissute e che quindi non si potrebbero comprendere fino in fondo. Ma se non potessimo mai calarci negli altri, allora impediremmo anche lo sviluppo delle relazioni e tenderemmo a ghettizzare tutto. E poi le storie che hanno come protagoniste le donne sono più interessanti perché attraversano più problemi nel corso della loro vita, e Marta ne è l’esempio. Di conseguenza, diventano più stimolanti anche da scrivere. Se ci pensate, quasi tutti i grandi romanzieri hanno narrato dal punto di vista femminile: questo non significa che le loro opere non siano riuscite”.
E la morale del romanzo? “Non ci deve essere – ha sostenuto Baccomo – deve uscire naturalmente dal testo. Quando noi leggiamo un libro lo facciamo per allargare il nostro sguardo sul mondo. Fateci caso: dopo aver letto anche solo mezz’ora guardiamo ciò che ci circonda con occhi nuovi. Tanto volte pensiamo anche: ‘Cavolo, questa storia parla di me!’“. E chissà che, proprio come succede a Marta, anche noi non arriviamo a esserne influenzati, guidando in una precisa direzione il nostro destino.