Lavoro: “Fermiamo la chiusura delle fabbriche”

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LECCO – “All’interno di questa crisi, dove le banche strozzano le famiglie, l’attuale sistema non è in grado o non ha intenzione di affrontare la situazione in modo corretto, ovvero mantenendo la produzione nelle ditte e i posti di lavoro, ma rinuncia al suo compito e lascia che le fabbriche chiudano. Un’alternativa è possibile ed è necessaria”.

E’ da questo presupposto, espresso dalla parole dei GC di Alessandro Marcucci, che parte l’iniziativa lecchese che riunisce per la prima volta soggetti politici come Rifondazione comunista e Giovani Comunisti con il mondo dell’associazionismo di Arci e “L’Altra Via” di Calolzio, con i rappresentanti RSU di cinque aziende del territorio: Lucchini, Bessel Candy, Tubettificio Europeo, Leuci e Elemaster azienda quat’ultima non in crisi a differenza delle altre quattro e che diversamente gode di buona salute.

“La partecipazione RSU mette in discussione quell’individualismo che vuole contrapporre tra loro i lavoratori, giovani contro vecchi o italiani contro stranieri, per un’occupazione – ha proseguito Marcucci – Realtà differenti quelle rappresentate da queste cinque aziende, che verranno discusse e messe in condivisione per trovare una soluzione differente alle chiusure”.

Tre gli incontri in programma (30/10 – 15/11 – 4/12) durante i quali avverrà questo confronto, non solo tra le già citate imprese del territorio lecchese ma anche con esempi fuori provincia di come i lavoratori, da soli e grazie al supporto delle istituzioni, siano stati in grado di “autogestirsi” (è il caso della Cooperativa Scalvenzi di Brescia) o attuare un progetto di riconversione (le Officine Zero di Roma da ex RSI).

Di questo ne sanno qualcosa anche i dipendenti della Leuci, che da mesi hanno messo in campo una resistenza attiva all’annunciata cessazione dell’attività della storica fabbrica di lampadine per spingere l’area verso un nuovo progetto:

“Troppe volte abbiamo sentito ragionamenti dalle istituzioni che poi fanno spallucce ai lavoratori – ha spiegato Germano Bosisio – Come noi, ci sono parecchie realtà di persone che non si limitano a prendere atto di una situazione ineludibile, immodificabile. Nessuno ha delle ricette che siano per forza quelle giuste, ma è necessario tentare di trovare soluzioni diverse che ci facciano uscire da questo clima di rassegnazione”.

“Solo i lavoratori possono uscire da questo tunnel – ha sottolineato Dario Consonni di “L’altra via”  – La volontà deve partire dal basso e non dalle istituzioni e dalle loro promesse”.