LECCO – “Una rete di case socio-assistenziali e progetti per far fronte alle problematiche che hanno spinto un nucleo famigliare allo sfratto esecutivo” sono questi i mezzi che il comune di Lecco mette in campo per cercare di far fronte all’emergenza abitativa rilevata dai servizi sociali che da mesi è presente nel nostro territorio e di cui si è discusso giovedì sera in commissione consiliare.
Una commissione convocata per mostrare i mezzi che il comune di Lecco sta utilizzando per cercare di far fronte a questa criticità: “Per far fronte a questa emergenza abitativa dobbiamo creare una vera e propria alleanza con le persone che si trovano in difficoltà – ha esordito l’assessore ai Servizi sociali Riccardo Mariani – con l’obiettivo di uscire dalla criticità. Non dobbiamo puntare solo ad una riposta assistenzialistica, poiché la situazione non si evolverebbe, ma dobbiamo mettere il nucleo famigliare nelle condizioni di risolvere completamente le sue problematiche per consentirgli di ‘entrare nel mercato immobiliare reale’,abbandonando il momentaneo alloggio socio-assistenziale”.
Ogni giorno infatti un numero sempre crescente di persone si presenta agli sportelli dei servizi sociali per chiedere aiuto dopo aver ricevuto uno sfratto esecutivo o poiché si trova in seria difficoltà nel pagamento dell’affitto: “Da parte nostra c’è una grande attenzione a questa emergenza – ha illustrato Marina Panzeri, responsabile politiche sociali, per la casa e per il lavoro del comune di Lecco – le persone che sono in carico ai servizi sociali e coloro che si presentano a chiedere aiuto ai nostri sportelli, presentano grosse problematiche relative al pagamento dell’affitto. I destinatari degli alloggi comunali vengono scelti da un’apposita commissione alloggio che esamina le varie situazioni delle famiglie richiedenti, accertandosi che rispettino determinati requisiti di base: essere in possesso di uno sfratto esecutivo o essere in affitto in in un alloggio non adeguato o essere in affitto e avere un componente con invalidità civile o con problematiche socio assistenziali. Una volta scelta la famiglia a cui destinare l’alloggio essa non può rifiutare, pena lo sfratto esecutivo immediato poiché le famiglie devono capire che il comune non è uno supermercato della casa”.
“Siamo però consapevoli che dietro la problematica dell’abitazione vi è una famiglia con delle problematiche da sostenere e a cui dobbiamo cercare di far fronte – ha continuato la dottoressa Panzeri – per questo motivo il comune di Lecco non garantisce solo un tetto, ma bensì una vera e propria cura psicologica atta a risolvere la problematica che non permette al nucleo famigliare di inserirsi all’interno del mercato immobiliare privato. Gli alloggi soci assistenziali infatti sono una soluzione temporanea per far fronte ad una situazione di emergenza, necessari a stabilizzare i nuclei famigliari per permettere loro di inserirsi positivamente mercato privato. Purtroppo in molti casi la soluzione temporanea si prolunga nel tempo, non permettendo il ricambio dinamico ed efficiente che il comune si auspicherebbe”.
Il comune di Lecco collaborazioni in questa operazione di “affidamento” case socio assistenziali e recupero psicologico, può avvalersi di valide collaborazioni, come quella con l’area sociale della cooperativa Arcobaleno:
“L’area sociale della nostra cooperativa si dedica alla fascia di popolazione più a rischio di emarginazione, esclusione sociale, povertà, attraverso progetti residenziali in grado di attivarsi anche a fronte di situazioni d emergenza – ha spiegato Raffaella Galliano responsabile area sociale della cooperativa Arcobaleno – disponiamo di una filiera abitativa costituita da strutture di prima, seconda accoglienza e di housing sociale, che lavorano con l’obiettivo di sostenere percorsi individuali e familiari in direzione dell’autonomia e dell’integrazione sociale, in collaborazione con gli altri servizi del territorio. Inoltre cerchiamo di offrire a questi cittadini opportunità diversificate di sostegno a problemi sociali, economici e lavorativi al fine di costruire risposte integrate e dignitose a sostegno di persone adulte che presentano fragilità sociali, i cui bisogni rischiano di essere scarsamente considerati dal sistema di welfare locale”.
L’alloggio Aler quindi è solo il punto di arrivo di un meccanismo ben più complesso, gli operatori sociali infatti, prima di approdarvi “studiano numerosi progetti con il fine di evitare lo sfratto esecutivo – ha illustrato la dottoressa Buizza Lucia coordinatrice servizio famiglia e territorio del comune di Lecco – ad oggi siamo riusciti a evitare ben 9 sfratti esecutivi, non moltissimi, ma è già una piccola conquista”.Ma se per le famiglie in difficoltà il comune di Lecco, attraverso i suoi assistenti sociali e le collaborazioni avviate con altri enti, sta facendo molto, secondo i consiglieri di minoranza Alberto Anghileri e Filippo Boscagli il comune non sta facendo quasi nulla per i “clochard che ogni notte dormono per strada, sui treni o sotto i ponti, dobbiamo trovare loro un rifugio notturno” hanno criticato i due consiglieri.
Subito pronta la risposta dell’assessore ai Servizi sociali Riccardo Mariani: “Il comune da solo non può affrontare questo problema – ha spiegato l’assessore – abbiamo più volte cercato di inserire queste persone in un percorso di reinserimento sociale, ma non riescono a portarlo a termine, scappano prima di raggiungere i primi risultati, rendendo così vano il nostro operato. Attualmente inoltre il comune non dispone di un luogo fisico dove poter accogliere queste persone”.
“Sono soggetti che hanno scarso desiderio di mettersi in gioco per cambiare la loro vita – ha commentato la dottoressa Panzeri – sono persone chiuse che non amano parlare e raccontare le loro fragilità; abbiamo cercato di lavorare con loro per cercare di tirarli fuori da questa situazione, ma di fronte a noi abbiamo trovato solo muri”.
Dopo una lunga discussione, minoranza e maggioranza hanno trovato un accordo reciproco: “Il comune diverrà un ente promotore con l’obiettivo di sensibilizzare la comunità lecchese all’accoglienza e riuscire a fare rete”.