LURAGO D’ERBA – Riceviamo e pubblichiamo:
Sabato sera ho partecipato con le mie due figlie adolescenti a una bellissima serata a Villa Manzoni a Lecco dove con intelligenza si è parlato di famiglia, di famiglie: “Questo matrimonio non s’ha da fare (o si?)”. Bravissime e intelligenti le relatrici, la scrittrice Beatrice Masini, l’assessore alla Cultura del Comune di Lecco Simona Piazza e la sociologa Nicoletta Pavesi.
Un aperitivo letterario all’interno della Rassegna manzoniana “Lecco Città dei Promessi sposi” che una delle mie due figlie ha vissuto più diffusamente per interesse scolastico, apprezzando infinitamente il Convegno d’apertura del Festival sulla Lingua Italiana svolto al Politecnico.
Mi ha quindi in parte trascinato da Lurago d’Erba a questa più popolare, o meglio più conviviale serata di sabato. E’ stata una piacevole esperienza ricca di stimoli e spunti interessanti, per noi genitori e figlie allo stesso tempo, sia per loro come adolescenti.
La famiglia è un bene comune, è un bene di tutti. Parlare di famiglia è parlare di futuro: lavoro, economia, educazione, sviluppo, diritti. Tutto passa da lì, è stato quindi ammirevole pensare, proporre e con questa modalità affrontare un tema che aiuta noi genitori, a sviluppare uno sguardo che sa di futuro per renderci ancora più capaci di affrontare il presente.
Ha fatto bene l’assessore Simona Piazza a evidenziare, nei suoi stimoli alle relatrici questo sguardo.
Perché è complesso parlare di famiglia, o potremmo ormai dire di famiglie, alla luce delle evoluzioni sociali. (Si è partiti volutamente da Manzoni dentro e fuori il suo Romanzo).
La definizione di famiglia, si è detto sabato sera, è mutata totalmente. E questa è probabilmente la migliore risposta a chi oggi si oppone al cambiamento e all’inclusione, all’interno di questa sfera, di tutte quelle esperienze che metterebbero in discussione il concetto di famiglia tradizionale, se mai ne esistesse davvero uno.
Aumentano infatti le famiglie, diminuisce il numero di componenti. Metà delle famiglie sono ormai di uno o due componenti. Crescono famiglie unipersonali, coppie senza figli, nuclei monogenitore, diminuiscono le coppie con figli. Ciò per effetto sia dell’invecchiamento della popolazione che dell’emergere di nuovi comportamenti sociali. Le famiglie con anziani di 65 anni ed oltre sono più numerose di quelle con minori.
Mi è particolarmente piaciuto l’incontro perché non è stato finalizzato ad imporre un modello di famiglia, ideologica, patriarcale come unico o giusto modello; questo credo per merito non del fatto che le relatrici fossero tutte donne e giovani, ma per quella forza, quella capacità che viene dalle persone intelligenti, libere, aperte. Ogni scelta di famiglia è legittima a cui si aggiunge anche il diritto di tutte e tutti a non avere una famiglia, senza per questo rinunciare ad uno status in qualche modo più legittimato di altri anche solo nella cultura popolare.
Un altro tema che è stato accennato e che, se posso, invito a sviluppare è il conflitto generazionale nascosto dall’aiuto privato che le famiglie danno ai loro figli e nipoti per aiutarli a sbarcare il lunario, con un effetto perverso e paradossale per cui pubblicamente il sistema non interviene proprio perché esiste questo aiuto informale.
Noi mamme siamo i pilastri del sistema di welfare, con sempre maggior fatica, fatica perché alla cura dei figli abbiamo sempre di più genitori anziani non autosufficienti di cui prenderci cura.
Un sovraccarico non indifferente che ci spinge a non riuscire a goderci appieno nè la relazione di coppia per quanto vorremmo ed è pure giusto, né le nostre individualità, come detto anche ieri sera molto bene dalla sociologa Pavesi.
La verità è che quando diventi una famiglia la frustrazione più grande che vivi è quella di constatare ogni volta sempre di più che la famiglia per l’Italia resta un fatto assolutamente privato, che riguarda solo te, e invece di trovare un’intera società ad accoglierti, ti senti ancora più sola.
Scrivo quindi pubblicamente per ringraziare per questa serata, le relatrici e in generali gli organizzatori della Rassegna perché è sempre importante, a mio parere, provare a costruire in maniera intelligente e pacata una riflessione collettiva sul concetto stesso di famiglia, di famiglie.
Lettera Firmata
Una mamma, una figlia, una donna