LECCO – Riceviamo e pubblichiamo.
L’Incomprensibile leggerezza dell’essere (umano).
Sono in un Rifugio delle Alpi Marittime, preso dai soliti discorsi da Rifugio, quando il ragazzo che parla con me, mi riferisce di una salita appena terminata da parte dei Ragni di Lecco sul Pilone Centrale del Frenèy … Subito, incomprensibilmente (ma forse no) ho un motto di orgoglio; il petto mi si gonfia (proprio come l’orgoglio di quel momento) ed esclamo : sì, sono miei amici!
Dentro di me capisco che lo faccio non solo per la loro prestazione, ma, data l’occasione, do per scontato che il secondo (o primo) fine della salita sia il recupero del materiale lasciato in parete da Marco. L’orgoglio si trasforma subito in commozione, gli occhi si bagnano, il petto si sgonfia ed il pensiero corre verso Aldo; immagino la sua reazione al recapito del materiale riportato a casa da quei tre valorosi ragazzi dei Ragni! Ho un comprensibile groppo in gola, alzo lo sguardo verso il Corno Stella inondato dal sole della sera… Bravi ragazzi! Grandi ragazzi!
Sono a casa, la mia compagna mi riferisce per filo e per segno ciò che sta leggendo sui siti di alpinismo. Incomprensibilmente (ma forse no) il materiale riportato a valle non è che una parte. Il resto rimane appeso; ma non dove Marco l’aveva lasciato, bensì più in su, al punto in cui quella via (Jory Bardill) ne incrocia un’ altra, una più ripetuta (la classica Via Bonington), in modo che sia possibile il recupero (o l’asporto…) da parte di eventuali altri alpinisti…
Sono comprensibilmente sbigottito, anzi deluso, anzi incazzato!
Non ne avrei nessun diritto, o forse sì, non lo so, non importa.
Penso a quei tre ragazzi, che potrebbero essere i miei nipoti, alle loro indiscusse capacità, alla loro forza data anche dalla giovane età, alla mia stima nei loro confronti che esce ogni volta che leggo di un loro exploit, ma in questo momento proprio non me ne esce nemmeno un po’, incomprensibilmente, ma forse no…
Non conosco le vere ragioni di quel gesto a metà, me ne faccio delle mie, forse non troppo lontane dalla verità, incomprensibile…
Penso all’inverno di due anni fa, penso a Marco, penso ad Aldo.
Ora le lacrime non sono più di commozione ma di rabbia.
La colpa non è di nessuno. Nessuno ha chiesto nulla a nessuno e quel gesto doveva nascere spontaneo (sicuramente è andata così) e finire nel migliore dei modi, con TUTTO il materiale tra le mani di papà Aldo, bagnato dalle sue e dalle nostre lacrime in ricordo di uno dei più grandi alpinisti che le Grigne abbiano avuto l’onore di accogliere.
Penso a quel sacco salito fin lassù… trasportato da un solo alpinista… in inverno. Penso ai tre giovani alpinisti molto forti che incomprensibilmente, ma forse no, in questi giorni di estate esagerata non riportano quel sacco a valle…
Le lacrime si asciugano, il petto si gonfia. Espiro buttando fuori tutta la sua aria, tutta la mia rabbia.
Torno a respirare, riflettendo sull’incomprensibile leggerezza dell’ essere umano…
Rossano Libera