CALOLZIO – “Sono personalmente convinto che anche Matteo Renzi sia consapevole che la legge che andrà in discussione nell’aula del Senato nei prossimi giorni non sia una buona legge, ma le promesse fatte di raggiungimento di obiettivi e la cosiddetta “politica del fare”, che finora ha dato vari buoni risultati con la sua spinta positiva ad agire contro l’immobilismo in molti ambiti, come quello delle riforme costituzionali, hanno però portato alla scelta di presentare in aula direttamente un disegno di legge senza fare il regolare percorso di maturazione con tutti gli arricchimenti della discussione e del dibattimento in Commissione, tralasciando tentativi di mediazione e sintesi, cedendo alla “machiavellica” necessità di raggiungere l’obiettivo con calcoli matematici legati “all’algoritmo 5 Stelle e Sinistre” per avere i numeri in aula e portare a conclusione il suo percorso legislativo con il testo della legge predefinito. Ma sarà un errore! Il prodotto sarà una legge assolutamente non condivisibile!
Un pasticcio giuridico, oltre che etico. Vero è che negli ultimi anni due sentenze della Corte Costituzionale, una della Corte Europea dei Diritti Umani e varie altre di diverse Corti di giurisdizione civile e amministrativa nazionale si sono occupate dell’argomento lamentando un vuoto di legge. Vero è che sono falliti i tentativi dei PACS ( Patti civili di solidarietà) nel 2005 e i DICO (Diritti dei conviventi) nel 2007 per una discussione parlamentare che si è aggrovigliata sulle prevalenti e pregiudiziali questioni ideologiche senza trovare una equilibrata sintesi con una legge che riconosca in modo sistematico diritti e tutele alle convivenze di persone omosessuali senza compromettere le fondamenta della famiglia e del matrimonio. Vero anche che sono in atto cambiamenti culturali che positivamente tolgono il terreno ad atteggiamenti o pensieri omofobi.
Ma occorre aggiungere che le accelerazioni derivanti dai tentativi di trascrizioni di nozze tra omosessuali celebrate all’estero o l’istituzione di appositi registri presso gli uffici anagrafici di alcuni comuni, o altre forzature di valore simbolico o di legittimazione culturale all’interno di una strategia di acquisizione di consenso, al di là degli effettivi risultati di attenzione e sensibilizzazione, consistenti in una maggiore e diffusa accettazione del bisogno di regolamentare tali convivenze, hanno fatto conseguire anche delle complicazioni. Una è la difficoltà a fare un confronto sereno sul terreno della riflessione prettamente giuridica, dando prevalenza all’aspetto emotivo: ottenere il diritto al “paramatrimonio”. Un’atra è la difficoltà ad acquisire una conoscenza oggettiva e statistica del problema o bisogno. Per averne una consapevolezza della rilevanza oggettiva per capire chi è interessato direttamente. Riferendoci a chi ha chiesto la registrazione nelle grandi città in cui era possibile farlo non si è superato lo 0,083 % . Dato di Milano con la più alta percentuale di coppie iscritte omosessuali ed etero. Vuol dire allora che non interessa direttamente più dello 0,1 % della popolazione? Direi poco rispetto a tante altre urgenze, problemi e necessità sociali! Una legge che sia una sintesi meno impattante sulla società allora è d’obbligo!
In più dopo aver analizzato il testo del disegno di legge Cirinnà “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze” sul quale i nostri parlamentari locali dovranno esprimersi e dopo aver riflettuto su quali siano le istanze a cui si vuole rispondere con tale legge, sorgono immediate delle perplessità in quanto risalta chiaramente come tale disegno di legge è portatore di complicazioni piuttosto che di soluzioni. Perché con questo testo si innova il sistema del nostro ordinamento civile, arricchendolo sì di nuovi istituti giuridici, ma in maniera disordinata perché si aggrovigliano le discipline del matrimonio e della famiglia innestandovi le “unioni civili” esclusivamente per le coppie omosessuali, con la scusa di dare diritti civili alle persone omosessuali e solo in maniera residuale e secondaria si introduce una tutela “anche” alle convivenze di fatto anche per le coppie eterosessuali.
Se pensiamo poi anche ai minori coinvolti il giudizio negativo aumenta. Come è emerso nel recente convegno al Palazzo di Giustizia di Milano in cui vari giuristi, docenti, avvocati e magistrati hanno evidenziato le varie criticità di questo disegno di legge. Come le complicanze dietro alla possibile adozione da parte del compagno/a omosessuale, anche se nelle forma “ridotta” della “stepchild adoption” : dal problema del bambino di trovarsi con “tre genitori legali” fino al rischio di aperture indirette all’utero in affitto.
Non c’è bisogno di dilungarsi molto su questo aspetto perché bastano solamente queste ragioni “auto evidenti” per propendere per un’ inaccettabilità della possibilità di adozione di minori da parte di coppie omosessuali.
Inoltre, tale ipotesi di legge è un “innesto” nel nostro ordinamento giuridico dalle conseguenze deleterie per il futuro della famiglia e della coppia, in quanto la scelta a fondamento della impostazione di questo disegno di legge è l’inquadrare tale regolamentazione nell’area dell’art. 29 della Costituzione (Matrimonio e Famiglia) e non dell’art. 2 (Formazioni sociali) come era possibile in base alle indicazioni della Corte Europea e della Corte Costituzionale. Ritengo che le Unioni Civili vadano disciplinate come nuove fattispecie, “istituti giuridici originari”, di formazioni sociali distinti dal matrimonio, che arricchiscono la gamma di quelle che si sono evolute finora, che possono essere anche delle propedeuticità, parallelismi, integrazioni, compensazioni, supplenze e alternative rispetto alla famiglia e quindi meritevoli di riconoscimento e tutela proprio in vista di essa e non come forme di nuovo e diverso matrimonio e nuove e diverse tipologie di famiglie, giuridicamente strutturate e disciplinate.
Non si può accettare l’impianto, “l’architettura logica”, della proposta di legge in quanto nella prima parte disciplina le unioni civili omosessuali, che nulla altro sono che un “simil o paramatrimonio”. Basta pensare ai richiami del codice civile citati nel testo ed alla forma scelta per la costituzione di tali unioni. Nella seconda parte, poi, si cerca di dare una regolamentazione alle convivenze di fatto, ma in via marginale e secondaria. Statisticamente invece è più rilevante ed importante assolutamente l’incontrario! Tra tutte le coppie di conviventi, quante sono eterosessuali e quante omosessuali?
Enormemente maggiori le prime sulle seconde, con la grande discriminante della generazione dei figli. Va fatto proprio l’incontrario! Dare delle forme di legittimità e protezione giuridica, se scelta e desiderata, alle convivenze, e dare questa tutela anche alle coppie omosessuali proprio in via antidiscriminatoria come riconoscimento di diritti civili, senza creare confusioni. Non entrando così nella sfera del matrimonio e della famiglia, che rimarrebbe integra. Con la conseguenza almeno che se la politica oggi non riesce a dare promozione e tutela attiva alla famiglia ed al matrimonio direttamente, almeno tenti di dare una “tutela passiva” facendosi sì che altre tipologie di unioni e convivenze non sgretolino la sua identità, valenza e punto di riferimento del vivere sociale, non disperdendo un patrimonio millenario del diritto e della natura sociale dell’uomo.
Perché di questo si tratta: questa legge è un tentativo di trasformazione del diritto familiare, derivante dallo smarrimento della identità del matrimonio e della famiglia nei suoi presupposti antropologici. Mentre l’esigenza attuale a cui tale legge vuole rispondere, legittimamente e giustamente, è dare una tutela giuridica (dei “diritti civili”) ad una formazione sociale che spesso non vuole ammettere di essere diversa dalla famiglia, che ha, invece, il suo naturale presupposto nell’unione tra un uomo ed una donna.
Riguardo le scelte che hanno fatto altri stati ritengo che non dobbiamo imitare acriticamente, “scimmiottare”, sulla base di impatti emotivi spesso costruiti ad hoc, ma in virtù ed in linea col patrimonio etico e giuridico di una tradizione storica importante come quella italiana, con lo stuolo di giuristi dal diritto romano ad oggi, che hanno fatto scuola, dottrina e accademia per secoli nelle principali Università e Corti giurisdizionali nazionali ed internazionali , dobbiamo saper proporre una soluzione al bisogno del riconoscimento dei diritti civili delle coppie omosessuali senza stravolgere il nostro diritto costituzionale nella sua parte valoriale fondamentale, frutto di questa nobile tradizione, così che possa fare da modello anche ad altri stati e sistemi giuridici.
Basta pensare a come molti mass media in modo capzioso hanno esaltato esiti referendari favorevoli ai matrimoni omosessuali come quello Irlandese, dove la modifica costituzionale è passata col 60% del 30 % degli aventi diritto e abbiano taciuto completamente su esiti diversi in altri stati,come il rifiuto di tale matrimonio e della relativa possibilità di adozione avvenuto in Slovenia con le stesse percentuali. Non possiamo non citare, inoltre, il poco coraggio col quale si denunciano le cruente e disumane repressioni dell’omosessualità in vari stati dove vige la Sharia. Ritengo che spesso si confonda la lotta all’omofobia, legittima e doverosa, con la pretesa “parificazione di tutti i diritti a tutti”, come il matrimonio, in nome della acquisizione e riconoscimento dei diritti civili, dimenticandone i naturali fondamenti e prerequisiti che ne sono alla base. Ciò a seguito di una confusione dei presupposti antropologici, costitutivo dei concetti e principi del diritto stesso da cui nasce la disciplina degli istituti giuridici fondamentali come il matrimonio.
Auguro buon lavoro ai nostri parlamentari proprio in nome della Costituzione Italiana, che non va cambiata nella parte delle indicazione di valori e fondamenti della nostra società, come ha ipotizzato qualcuno, ma va difesa, tutelata, come invece ha affermato più volte il Presidente della Repubblica Mattarella, e come si evince dalla riserva di valutazione di costituzionalità che si è dato rispetto a tale legge. Spero elaborino una legge che faccia acquisire sì maggiori diritti civili alle persone e coppie omosessuali, ma non con la “demolizione civile” del matrimonio e della famiglia, già “ammalati cronici”. Ormai da troppo tempo bisognosi di promozione, valorizzazione e vera tutela. Non si dimentichino che questi istituti sono ancora la radice della nostra società e del nostro futuro! Spero si possano, ma credo fermamente che si debbano, proporre ancora chiaramente come modelli di riferimento ai nostri bambini, ragazzi e giovani”.
Prof. Massimo Tavola