88 – 10 – Ampia l’area dell’oggionese nella quale abbiamo fatto confluire 15 comuni. Su 15 sindaci solo cinque sono favorevoli, due gli indecisi e ben 8 quelli che si sono detti contrari. (L’articolo introduttivo: 88-10: Fusione tra Comuni. Chi ci sta?)
Ecco i loro pareri nel dettaglio:
ANNONE DI BRIANZA (2.302 abitanti) – Patrizio Sidoti (No): “Fusione impossibile: da noi c’è un forte campanilismo. Quello che invece sposo è la gestione associata dei servizi. Noi abbiamo già una buona esperienza con Oggiono, con cui abbiamo in comune la Polizia e la piattaforma ecologica e con Bosisio, con cui condividiamo la raccolta rifiuti. La fusione la ritengo impossibile ora come ora, o comunque molto lontana: so per certo che i miei con Oggiono non andrebbero, e con gli altri comuni siamo lontani”.
BOSISIO PARINI (3.532 abitanti) – Giuseppe Borgonovo (Sì): “Il tema è sensibile e credo che siano necessarie alcune premesse. Innanzitutto come sindaco credo che la mia opinione personale conti poco, è la comunità che deve esprimersi attraverso il Consiglio comunale. Inoltre, il tema della fusione dei comuni non lo abbiamo mai trattato, non so nemmeno quali potrebbero essere i sentimenti e le opinioni degli altri miei colleghi del consiglio comunale. Detto ciò, personalmente non sono contrario, in linea di principio, alla fusione dei comuni. Per alcune realtà potrebbe essere una soluzione quasi fisiologica, ci sono dei comuni contigui dal punto di vista territoriale. La cosa più importante è che la scelta di fondersi non venga calata dall’alto ma dal basso, dai cittadini, che, lo ribadisco, devono essere i primi destinatari di un processo del genere. Credo fermamente infatti che l’obiettivo della fusione deve essere quello di consentire ai cittadini di avere più servizi a disposizione: insomma sono loro i primi a doverci ricavare qualcosa di utile da un’eventuale fusione. Purtroppo la politica spesso vive di mode e di linguaggi stereotipati, fino a poco tempo fa era il federalismo il tema caldo, oggi sono le fusioni: se quella tra i comuni sono fatte solo per tagliare indennità o avere risparmi non mi trovo d’accordo, così come per ricavare finanziamenti aggiuntivi dallo Stato. Prendiamo l’esempio di Bosisio, la nostra è una realtà modesta e per ora totalmente autonoma senza l’aiuto del governo, in questa ottica non avrebbe senso fondersi per sobbarcarsi il peso di altri comuni meno “virtuosi” del nostro. Se mai dovessimo pensare ad un passo del genere sarà perché tutti, consiglio comunale e cittadini sono d’accordo e credono di potere ricavare qualcosa. Attualmente Bosisio ha alcuni servizi in gestione associata con altri comuni, la Polizia Locale con Rogeno, l’Ufficio Tecnico settore pubblico e privato e Ragioneria e Tributi con Molteno, i Servizi Sociali e Scuola con Cesana Brianza: devo dire che è stato un passaggio molto positivo, non ha portato a risparmi, sono sincero, ma personalmente trovo che il fatto di avere figure professionali che i comuni si scambiano porti una qualità e un arricchimento generale molto importante. In conclusione dunque non mi ritengo contrario ad un’eventuale fusione dei comuni, ma è la mia personale opinione che non vincola in alcun modo il comune di Bosisio. Il processo dev’essere ben organizzato e soprattutto, nell’eventualità, i comuni devono avere il tempo di svilupparlo e arrivare ad una fusione che sia vantaggiosa in primis per i cittadini”.
CASTELLO BRIANZA (2.568 abitanti) – Aldo Riva (Indeciso): “I tempi non sono ancora maturi e sento ancora molto campanilismo, nella sua versione sana e buona. A mio parere oggi bisogna associare i servizi per dimostrare ai cittadini che l’unione può fare la forza, dimostrare che si può realizzare una buona politica ed economie di scala, solo in un secondo momento pensare ad un’aggregazione vera tra enti comunali. Guardiamo cosa succede solo per l’acquisto dei sacchetti per i rifiuti da distribuire ai cittadini: 86 comuni devono fare ogni anno un appalto, 86 funzionari impegnati per preparare il bando, con costi amministrativi maggiori. Al contrario se tutto fosse accentrato ad un unico ente, in questo caso Silea, ci sarebbe una sola procedura per distribuire i sacchetti in tutti i Comuni. Noi oggi abbiamo il servizio di Polizia Locale associato con Dolzago, Castello, Sirone, Garbagnate e Colle Brianza, sta funzionando bene. Dall’altra parte penso anche che i piccoli comuni abbiano anche il vantaggio di vedere al lavoro quasi gratuitamente i suoi amministratori, a disposizione dei cittadini e con attenzione al proprio territorio. Se l’Oggionese diventasse un’unica realtà e Castello una frazione, quale attenzione le verrà dedicata?”.
CESANA BRIANZA (2.406 abitanti) – Eugenio Alfonso Galli (Indeciso): “Qualunque cosa penso sulla fusione tra Comuni finirà che decideranno dall’alto come stanno facendo con le aree vaste. Motivo per cui momentaneamente mi astengo da qualunque commento”.
COSTA MASNAGA (4.779 abitanti) – Sabina Panzeri (No): “Non sono favorevole alla fusione dei comuni perché significherebbe svilire le identità locali, ciò non significa isolamento, ma collaborazione e politiche di integrazione dei servizi. Il mio ruolo di amministratore non è solo quello di ottimizzare la gestione, ma soprattutto quello di rappresentare i cittadini, essere vicini a loro nella quotidianità, rispondere ai bisogni e intervenire in modo immediato e ciò è sicuramente più semplice in un piccolo territorio. Assolutamente non si può dire che i comuni piccoli siano sinonimo di spreco: nella nostra provincia siamo tutti virtuosi. Oltre ai servizi di Silea, Lario Reti, Valbe, Asil abbiamo sottoscritto dei protocolli d’Intesa per con i comuni limitrofi per la gestione dei servizi scolastici e dei trasporti disabili. Abbiamo anche sottoscritto un accordo di programma sulla gestione dei servizi sociali e ciò consente di programmare servizi e interventi che consentano ai comuni di attuare un welfare sostenibile e efficace”.
COLLE BRIANZA (1.750 abitanti) – Marco Manzoni (No): “Sono contrario alle fusioni dei comuni, ma non per partito preso. Penso che quelli piccoli funzionino meglio, con meno sprechi e più controllo. Forse sarebbe più funzionale una formula che garantisca una gestione comune dal punto di vista amministrativo, ad esempio una circoscrizione di municipalità. In questo modo l’identità e le tradizioni dei singoli comuni verrebbero mantenute. Non vedo il vantaggio di una fusione, che nel nostro singolo caso vedrebbe un accorpamento tra i Comuni di Colle Brianza, Dolzago, Castello Brianza, Sirone e Garbagnate Monastero, 11 mila abitanti totali. Ipotizziamo la fusione, come ci organizzeremmo? Un’unica giunta? E l’erogazione dei servizi? Ampliando la prospettiva, il comparto oggionese conta circa 35 mila abitanti in totale, immaginiamo di fare un solo bando per la mensa scolastica, è impensabile”.
DOLZAGO (2.400 abitanti) – Paolo Lanfranchi (No): “L’affermazione a mio parere più infondata è quella che sostiene che i piccoli comuni non sono e non saranno nel futuro più in grado di reggersi da soli, proprio in relazione alla mancanza di risorse. E’ una affermazione totalmente errata e frutto di miopia politica. Basta esaminare i dati sui trasferimenti dello Stato per scoprire che attualmente sono proprio i Comuni a finanziare lo Stato e non viceversa. L’idea di fondere o accorpare obbligatoriamente i piccoli Comuni non è quindi frutto di eventi improvvisi, ma deriva da precise scelte politiche intraprese da più di un decennio dai vari Governi. Solo il 2,1% del debito pubblico è causato dai Comuni, mentre invece ben il 97,88% è determinato dallo Stato, dagli Enti di previdenza, dalle Regioni e dalle Provincie. Eppure ai Comuni sono stati tagliati quasi 12 miliardi di euro (dati ANCI Lombardia). In un recente convegno ANCI il Ministro Costa ha sostenuto che “i piccoli comuni sono una risorsa fondamentale non solo per i sindaci e i consiglieri ma anche per i volontari, le proloco, la protezione civile, gli alpini. Sono quindi contrario alla fusione: basterebbe avere una strategia lungimirante su ciò che possono rappresentare i piccoli comuni per il bene del Paese, per le comunità, per i cittadini, e allora si capirebbe come la prospettiva di penalizzarli e di costringerli a fondersi sia profondamente errata, irrazionale e controproducente”.
ELLO (1.227 abitanti) – Elena Zambetti (No): “Non sono favorevole all’unione e fusione dei comuni, perderemmo quella che è la nostra identità. Sono dell’idea che l’esito del referendum cambierà molto le cose. Ello è un comune montano, abbiamo problemi col dissesto ad esempio, su cui dobbiamo intervenire. Con una fusione verremmo “spalmati” e avremmo difficoltà ad essere sul territorio con puntualità. Piuttosto che una fusione tra comuni vedrei meglio una fusione tra comunità montane. I finanziamenti e il risparmio che il Governo promette è uno specchio per allodole, non ci serve niente dallo Stato, abbiamo un avanzo di bilancio che ci consente di fare gli interventi necessari potremmo usare quello. La gestione associata dei servizi (polizia locale e protezione civile con Oggiono e catasto con Costa Masnaga) non ha portato ad alcun risparmio. Dei 10 imposti dalla nuova legge siamo riusciti a malapena a fare questi tre, a dimostrazione che una fusione è impossibile”.
GALBIATE (8.521 abitanti) – Benedetto Negri (Sì): “Sono d’accordissimo con la fusione dei comuni: lo Stato oggi come oggi consente a chi percorre questa strada di fare maggiori investimenti, indebolendo il patto di stabilità. Per i comuni con più di 25 mila abitanti entrano dei bei soldini, ne ho parlato con amici sindaci di comuni che hanno scelto la fusione in altre regioni d’Italia, l’esperienza è positiva. E’ qualcosa su cui spingo molto, il risparmio in termini economici sarebbe enorme, non sarebbe un problema di risorse umane, che affluirebbero dai comuni coinvolti nella fusione: se penso a Galbiate e ad un’ipotetica unione con Oggiono, Annone, Civate, Suello e quindi i comuni che si affacciano sul lago, avremmo un solo bilancio invece che cinque tanto per fare un esempio, meno uffici, meno burocrazia, meno costi. Non credo che la decisione di fondersi porterebbe a una perdita delle identità di ciascun comune, possono essere mantenute. La gestione associata di servizi è un piccolo passo in avanti verso un processo che sostengo totalmente”.
GARBAGNATE MONASTERO (2.186 abitanti) – Sergio Ravasi (No): “Non sono a priori contro le fusioni, non sono nemmeno entusiasta a riguardo. Resto un po’ in stand by: se parliamo di piccole entità, con cento, duecento, trecento abitanti è la soluzione più giusta, sono realtà che non hanno la facoltà di provvedere a sé stesse. Ne trarrebbero un vantaggio vero e non solo di tipo economico. A livello logistico potrebbero però sorgere delle problematiche. Credo molto invece nell’unione dei servizi che Garbagnate intrattiene con diversi comuni, Rogeno, Molteno, Sirone, Dolzago, Castello, Colle. In gestione associata abbiamo i servizi delle scuole, la polizia locale e la protezione civile, il catasto. Non siamo andati incontro a effettivi risparmi ma i vantaggi di queste associazioni sono plurimi”.
MOLTENO (3.094 abitanti) – Mauro Proserpio (Sì): “Non sono contrario a priori: se la fusione dei piccoli comuni entrasse a fare parte della riorganizzazione complessiva della “messa a regime” degli enti locali ci sto. Se invece è un modo per colpire gli enti locali piccoli non ci sto. Vorrebbe dire penalizzare realtà virtuose a scapito verso i cittadini. Le realtà più grosse hanno più problemi. Questa fusione deve avere conseguenze positive per i servizi e i cittadini Molteno ha diversi servizi in gestione associata, l’ha voluto la riforma: si migliora un servizio a parità di costo (nessun risparmio), ma sono scelte che avremmo fatto a prescindere, era una necessità che avevamo come sindaci. Su un eventuale fusione l’ipotesi sarebbe quella di riprendere l’idea di un predecessore di Mauro Proserpio che aveva ipotizzato l’unione di Molteno, Sirone e Garbagnate Monastero “Vedo questi tre comuni come naturale evoluzione, condividiamo molto territorialmente e come comunità. Molti cittadini di Garbagnate si fanno seppellire a Molteno per esempio, c’è sinergia profonda. Siroga il nome della nuova entità che conterebbe grosso modo 7 mila abitanti”.
OGGIONO (8.884 abitanti) – Roberto Ferrari (Sì): “La nostra è una posizione delicata: rischiamo di essere visto come il comune che vuole inglobare quelli più piccoli per aumentare dimensioni e prestigio. Come sindaco di Oggiono mi sono sempre posto in quest’ottica: se vi sono delle necessità da parte dei comuni più piccoli il nostro si mette a disposizione, in un’ottica di compartecipazione della spesa dei servizi. Venendo alla fusione: non sono aprioristicamente contrario, purché non si arrivi a creare artificiosamente nuove realtà comunali. Se ci sono contiguità territoriali e aspetti storici comuni allora la soluzione potrebbe essere quella giusta. Non penso ad un’area gigante ma tra i 10 e i 15 mila abitanti che statisticamente possono essere la condizione per ottimizzare le risorse del personale. Il processo non va visto in un’ottica di risparmio economico che difficilmente si raggiungerà. Per quanto riguarda Oggiono oggi i municipi sono due, Oggiono e Imberido (che fu soppresso come comune negli anni ’20), amministrativamente abbiamo un solo ufficio tecnico e un solo sindaco, ma le iniziative restano, e come sindaco vi partecipo. La comunità pastorale di Oggiono inoltre opera anche ad Annone e a Ello. Quello che dovrebbe essere mantenuto anche nel caso di fusione con altre comunità. Per questo propongo un’unione di tipo amministrativo che non punti ad uniformare comuni, identità e storie ma a gestire meglio i servizi e ottimizzare le risorse a disposizione”.
ROGENO (3.280 abitanti) – Antonio Martone (No): “Ho forti dubbi sulla fusione dei comuni e sui conseguenti vantaggi. Guardando l’esito avuto fino ad ora delle gestioni associate dei servizi la prospettiva non è positiva. Nessun risparmio economico ha portato la ‘messa in comunione’ dei servizi tra i comuni e anche di effettivi vantaggi per i cittadino per ora non se ne sono visti. La fusione sarebbe un duro contraccolpo: i comuni perderebbero la loro identità e nel contempo subirebbero un disagio non indifferente. I casi di Verderio e La Valletta? Parliamo di paesi praticamente attaccati, contigui, la fusione era naturale. Ma questa non è la situazione di altri comuni lecchesi. Dal punto di vista economico penso che l’erogazione che lo Stato fa per incentivare le fusioni si rivelerebbe una dispersione di fondi, rischio che non possiamo permetterci già che gli enti locali non navigano nell’oro. Sono scettico e dubbioso a riguardo. Parliamo di costi gravi, l’unione di servizi non può avere come beneficio il risparmio sul personale. Il lavoro da fare è quello e le persone che servono per farlo bene sono sempre quelle. Se due comuni hanno due stradini, uno per ciascuno, fondendosi non possono certo avere uno stradino solo. Lo stesso vale per i vigili, molto impegnati sul territorio sia per questioni di sicurezza che per presidiare eventi e funerali. Se uniamo due comuni non è che i funerali o le processioni diminuiscono. La fusione funziona a livello privatistico, nelle aziende. Ma qui parliamo di enti pubblici che erogano servizi, la mentalità aziendale non può esservi applicata. Nel complesso credo che le convenzioni siano sufficienti, piuttosto che azzardare la fusione”.
SIRONE (2.398 abitanti) – Matteo Canali (No): “Sono assolutamente contrario alla fusione. Invece che chiudere i comuni la strada dei servizi associati mi sembra migliore, lo stiamo sperimentando con la Polizia Locale, che condividiamo con Dolzago, Colle Brianza e Garbagnate Monastero. Il mio non è un no dovuto ad un attaccamento alla poltrona di sindaco ma per attaccamento al proprio territorio”.
SUELLO (1.727 abitanti) – Carlo Valsecchi (Sì): “Le unioni tra Comuni si stanno rivelando fallimentari, spesso è capitato che con il cambio di amministrazione, alcuni paesi siano rimasti con il cerino in mano. Le funzioni associate vanno benissimo dove c’è un surplus di personale mentre in Comuni come il nostro, sottorganico, non è sempre facile per come sono orientate oggi dalla normativa. Credo che la fusione possa invece portare risparmi ed oggi certi campanilismi siano meno forti rispetto al passato. Per questo ho chiesto al sindaco di Cesana di avviare una procedura di conoscenza del percorso da compiere per giungere ad una fusione tra i nostro comuni. Sono convito che Suello e Cesana debbano fondersi, ma senza forzature, coinvolgendo i cittadini: abbiamo già servizi condivisi, servirà una fase preliminare prima di unificare il municipio, anche per non creare disagi alla cittadinanza. Potremo così rafforzare il personale, avere minori costi, anziché realizzare due bilanci ne basterà uno solo, lo Stato elargisce anche delle agevolazioni importanti per quei comuni che decidono di compiere questo percorso”.