LECCO – Manca solo l’ultimo passaggio per la determinazione delle tariffe Tares 2013. Dopo la Commissione Consiliare II di mercoledì sera, la delibera attende ora di essere definitivamente votata durante il Consiglio Comunale fissato per lunedì 8 luglio. In quell’occasione l’assise sarà infatti chiamata a esprimere un parere sulla delibera di Giunta dello scorso venerdì e approdata mercoledì in Commissione.
Ma quali sarebbero, quindi, i punti salienti del documento? Innanzitutto la Giunta ha optato per il coefficiente massimo sulla parte variabile delle utenze domestiche. “Di fronte alle tre possibilità delineate dal decreto del 2011 – spiega l’assessore al Bilancio Elisa Corti – abbiamo deciso per il ventaglio meno ampio, limitando quindi la forbice tra coloro che vivono da soli e progressivamente le famiglie più numerose”. Questo significa, in sostanza, che si cercherà di andare incontro “ai nuclei più grandi, che in caso contrario – sggiunge – avrebbero dovuto sostenere una spesa molto più elevata”. Invariate, quindi, le risorse che entreranno nelle casse del Comune, mentre ciò che cambierà sarà la ridistribuzione delle cifre tra le varie categorie di utenza, in tutto sei.
Entrando nel dettaglio, la Tares sarà composta da due parti: una fissa, stabilita per legge e che deve essere moltiplicata per i metri-quadrati della superficie in questione, l’altra variabile e fissata tramite la delibera in questione. Sei, come detto, le categorie di utenza domestica: da un solo occupante a sei e più.
Di seguito riportiamo la tabella dell’utenza domestica:
Per fare degli esempi, a un appartamento di 50 mq e con un solo occupante spetterà una tassa fissa pari a 0,70 euro moltiplicata per i metri-quadrati della superficie (quindi 35 euro), alla quale si aggiungerà la parte variabile di 59,26 euro, per un totale di 94,26. Cifra, questa, che diventerebbe pari a 141,69 nel caso in cui lo stesso appartamento fosse abitato da due persone. Ipotizzando, invece, una famiglia di sei persone con un appartamento di 200 mq, allora la cifra sarebbe pari a 1,14 moltiplicato per 100, ossia 114, e sommato a 242,97 euro, per un totale di quasi 357 euro.
Una scelta, questa, che non ha mancato di sollevare qualche perplessità nel corso della Commissione di mercoledì. “Non è detto che optare per il coefficiente massimo e, quindi, per una forbice così ridotta sia l’opzione migliore – precisa Cinzia Bettega, Lega Nord – Può essere che una coppia di pensionati debba affrontare difficoltà uguali o maggiori di una famiglia più numerosa”.
Ma accanto all’utenza domestica, la delibera stabilisce anche le tariffe per quella non domestica. In questo caso la Giunta ha pensato di applicare il coefficiente medio (la scelta era tra minimo, medio e massimo) per la parte variabile di 21 delle 24 categorie di utenze non domestiche, mentre per 3 di loro, quelle che rischiavano di avere un aumento del 90 % rispetto alla vecchia Tarsu, si è optato per il coefficiente minimo. Si tratta, nello specifico, delle categorie numero 22 (ristoranti), 23 (mense, pizzerie e pub) e 27 (frutta, verdure, fiori e piante). A differenza dell’utenza domestica, per conoscere la cifra totale in questo caso bisognerà moltiplicare entrambe le parti, sia fissa che variabile, per i mq della superficie.
Anche nel caso delle tariffe per l’utenza non domestica c’è stato chi, durante la Commissione, ha sollevato dubbi. “Anziché optare per il coefficiente medio indistintamente e con la sola eccezione delle tre categorie dette – commenta Alessandro Magni – forse avrebbe avuto più senso fare scelte diverse a seconda del tipo di attività, agevolando – ha concluso – quelle più in difficoltà o meritevoli”.