LECCO – La Provincia mette per iscritto il proprio impegno contro le infiltrazioni mafiose nelle istituzioni.
Lunedì sera, durante il consiglio provinciale, è stato approvato all’unanimità l’ordine del giorno che vede la Provincia ribadire “il proprio impegno a contrastare con forza e attenzione ogni tentativo distorsivo delle regole democratiche e a condannare ogni collusione e ogni atteggiamento che possa ingenerare a qualsiasi titolo vicinanza a tutti i fenomeni cosiddetti mafiosi” e confermare “il proprio impegno a vigilare attentamente e a collaborare con le autorità su ogni appalto pubblico in merito a concessioni, beni e servizi erogati nell’ambito delle proprie funzioni oltre che per ogni attività tecnica – amministrativa di consulenza effettuata ai Comuni del territorio”.
A quasi un mese dal terremoto “Metastasi” dunque il consiglio provinciale ha voluto esprimersi con una “condanna di ogni atteggiamento potenzialmente allarmante di vicinanza tra pubblici amministratori e soggetti potenzialmente legati ad associazioni mafiose”.
L’ordine del giorno, promosso dal capogruppo della Lega Paolo Arrigoni, ha trovato il favore sia della maggioranza che della minoranza con l’unica osservazione da parte di quest’ultima di “non ritenere legittimo l’uso di informazioni prese dai giornali se riguardano fatti che sono sotto segreto istruttorio”.
“E’ impensabile che su questo argomento possiamo divederci – spiega Italo Bruseghini, capogruppo del Pd – è stata messa a nudo una fragilità che ancora resta vicino alle istituzioni. Dobbiamo fare una condanna e prendere una lezione da quello che è successo e mi permetto di suggerire alla Giunta di organizzare nel nostro territorio dei convegni tenuti da esperti in materia di associazioni mafiose che possano aiutare gli amministratori a riconoscere le situazioni a rischio e a tutelarsi da queste”.
Soddisfatto per il consenso che il suo ordine del giorno ha ottenuto, Paolo Arrigoni infine aggiunge : “Intendo stigmatizzare l’atteggiamento di alcune prefetture che non facilita il lavoro degli amministratori, queste devono rilasciare il certificato di antimafia in 45 giorni ed è inaccettabile che questo periodo posso dilungarsi a 6 mesi o un anno. Non solo gli amministratori devono adempiere ai propri compiti, ma lo devono fare anche tutte le altre istituzioni, comprese le prefetture”.
A concludere la discussione in aula è il presidente Daniele Nava: “Rimango dell’avviso che il nostro territorio non è tra i primi posti in Italia per questo tipo di problema, in ogni caso oggi siamo arrivati a un voto che riconosce l’importanza e la trasversalità di questo ordine del giorno. Ovvio poi che le considerazioni in merito ai fatti specifici non toccano a noi, su questi argomenti bisogna rimanere sobri e non sconfinare nel giudiziario, ma lasciare lo spazio a chi è di competenza”.