LECCO – La crisi sembra essere superata nel suo momento peggiore, dicono, e la ripresa imminente. I segni del suo passaggio sono tuttavia ben visibili, anche nella nostra città dove numerose sono le attività e le imprese che hanno dovuto chiudere per via delle difficoltà economiche.
Nell’ultimo confronto abbiamo chiesto ai cinque candidati sindaci un approfondimento sul tema lavoro: quali idee per far tornare le imprese a Lecco? Come non far morire la periferia della città?E come snellire la burocrazia, le cui lunghe tempistiche sembrano “scoraggiare” l’avvio di attività? Ecco cosa ci hanno risposto.
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Cosa può fare il Comune per incentivare il lavoro in città?
ALBERTO ANGHILERI (Con la sinistra Cambia Lecco) – “Prima cosa da fare sarà quella di sfruttare i fondi europei che il Comune non utilizza da decenni. Sarà necessario istituire uno sportello che aiuti le piccole aziende ad utilizzare questi fondi. Poi favorire i giovani, mettere a loro disposizione spazi per sperimentare nuove start up, con tutti i capannoni vuoti si dovrebbe pensare convenzioni con privati per aiutare chi necessita spazi per avviare la propria attività”.
LORENZO BODEGA (Bodega sindaco Sì, NCD, Destra per Lecco) -“Il Comune non può andare contro la legge e togliere le tasse previste dallo stato, ma può studiare delle formule per incentivare gli sgravi tributari per le imprese. Sempre per favori le attività commerciali si può fare un ragionamento per controllare e ricalcolare la Tari, infine si può considerare l’aspetto degli affitti cercando un dialogo con i proprietari degli immobili che affittano ad attività commerciali e artigianali”.
VIRGINIO BRIVIO (PD, Appello per Lecco, Vivere Lecco) – “Le politiche attive del lavoro sono ancora della Provincia e della nuova agenzia che eventualmente verrà istituita, ma il Comune può creare opportunità per fare nuove imprese a Lecco . L’amministrazione ha un ruolo importante nel collaborare con le altre istituzioni, penso ai progetto che abbiamo già realizzato a favore dei ragazzi con le borse lavoro, “Lavoriamo alto”, il fondo costituito con le parrocchie. Il Comune deve però anche creare le occasioni per la nascita di nuove attività lavorative e una parte di questo avverrà con il PGT che abbiamo approvato”.
ALBERTO NEGRINI (Viva Lecco, Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia) – “Il Comune può e deve fare molto per il lavoro. E’ profondamente sbagliato sostenere che non sia compito di un’amministrazione pubblica. Il lavoro è la base positiva su cui si innesta una società in salute e noi questa salute l’abbiamo un po’ persa. Il Comune deve guardare alla città conoscendone le caratteristiche e ha il dovere di realizzare politiche funzionali. Ad esempio c’è differenza tra pensare politiche commerciali tra il Centro Storico e i Rioni (troppo spesso abbandonati). Lo dico proprio pensando all’efficacia di ridurre le tasse e pensare a delle agevolazioni per le imprese. Nei Rioni questo è il giusto strumento, capace di dare valore al ruolo delle attività che sono presidio sociale e luogo di vitalità. La nostra proposta è proprio questa. Meno tasse e agevolazioni per le attività nei Rioni. Quindi meno tasse sul mondo del lavoro e sulla produzione di ricchezza. Ma è tassa anche la TARI (la tassa sulla raccolta dei rifiuti) che scopriamo essere sostenuta in gran parte dal mondo produttivo e che non possiamo condividere né come servizio né come peso, considerati gli utili conseguiti dal fornitore: Silea (una partecipata pubblica) che indicano costi aggiuntivi alla raccolta. Anche qui rimodulazione in ottica di minori costi alle imprese”.
MASSIMO RIVA (Movimento 5 Stelle) – “Il territorio lecchese si è sempre contraddistinto per l’operosità della sua gente e per l’efficienza e l’innovazione del suo tessuto industriale. Le aziende sono state lasciate sole; molte hanno chiuso; molte altre hanno delocalizzato, non soltanto all’estero, ma anche in aree limitrofe, come quelle del milanese, perché meglio infrastrutturate e collegate alla grande viabilità. Un processo catastrofico che ha impoverito il nostro territorio. Diversi sono gli interventi da operare per rilanciare il lavoro in città e per renderla ‘attrattiva’. Tra le nostre proposte ricordo l’istituzione della “No Tax Area”, agevolazione fiscale per le Start-Up e le nuove attività limitate ai settori industriali, artigianali e manifatturieri che torneranno ad investire e produrre a Lecco, assumendo cittadini lecchesi ed avendo rispetto dell’ambiente. Tale beneficio sarà esteso a tutte quelle aziende che trasferiranno la produzione a Lecco, a patto che vi rimangano per almeno 10 anni. I soggetti beneficiari potranno godere dell’esenzione da IMU e TASI sui capannoni per un periodo di 3 anni. Questo è possibile sfruttando le opportunità concesse dalla Legge Regionale 11/2014 che introduce strumenti a favore della competitività del tessuto imprenditoriale, adattandola al caso lecchese”.
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Si parla spesso della necessità di semplificare la macchina comunale per ridurre la burocrazia: in che modo pensa sia possibile?
ANGHILERI – “Il cittadino o l’impresa che si rivolge al Comune si trova a girare per gli uffici, rivolgendosi a più operatori e sprecando un sacco di tempo. A mio avviso bisognerebbe insistere sulla formazione dei dipendenti affinché una pratica trovi il suo compimento in un ufficio e sia il dipendente, e non il cittadino, a doversi muovere in municipio per poter ricevere determinate informazioni”.
BODEGA – “La burocrazia è già stata snellita con le norme statali che ne hanno previsto la semplificazione, poi, è chiaro che la Pubblica Amministrazione le deve applicare, il Comune deve mettere mano ai regolamenti semplificandoli e deve informare i cittadini. Un esempio è il procedimento “Impresa in un giorno” che permette agli imprenditori di avviare un’attività in un giorno rivolgendosi ai professionisti addetti”.
BRIVIO – “La riduzione della burocrazia è uno dei nostri obiettivi per facilitare le aziende nell’interfacciarsi con l’amministrazione locale. La collaborazione con professionisti avrà un ruolo nodale in questo. Inoltre è nostra intenzione istituire un ufficio apposito e dedicato alla ricerca di finanziamenti sui bandi europei e all’elaborazione dei progetti”
NEGRINI – “Iniziamo con il dire che l’esigenza di ridurre la burocrazia è vitale, ripeto vitale, per dare dinamicità alle nostre imprese e al mondo del lavoro. L’eccesso di Burocrazia è il primo aspetto da curare per ridare slancio al’economia della nostra città. E’ pertanto necessario. Nel nostro programma è un aspetto fondamentale della futura azione amministrativa e un punto di privilegio, lo diciamo chiaramente. Come? Innanzitutto facendo che siano i politici amministratori (noi) a farsene carico e a mettersi in gioco direttamente. Crediamo che il ruolo dell’assessorato sia importantissimo in ottica di efficienza. Più efficiente l’azione degli assessori, più efficiente l’azione della macchina comunale. Abbiamo un preciso progetto di management capace di modulare correttamente ruoli ed evidenziare il grande lavoro fatto dai dipendenti del Comune. Ci assumiamo pienamente queste responsabilità in ottica di piena collaborazione verso il cittadino sia esso residente o imprenditore”.
RIVA –“Il primo passo della semplificazione della macchina comunale sarà la riduzione delle figure dirigenziali. Importante poi la responsabilizzazione dei dirigenti e dei referenti di attività dell’Amministrazione con piano degli obiettivi valutato in termini di efficienza ed efficacia delle prestazioni da una funzione esterna. Per migliorare questa revisione intendiamo istituire una valutazione esterna da parte dei cittadini sulla qualità e tempestività del servizio reso dagli uffici comunali. All’interno della “macchina comunale” verranno poi attivati progetti ottenuti grazie all’ascolto dei dipendenti comunali volti alla riduzione degli sprechi ed al miglioramento della qualità dei servizi erogati ai cittadini. Il secondo passo sarà la semplificazione dei regolamenti e degli iter procedurali. Riteniamo che i canali telematici debbano diventare centrali in tutte le fasi in cui il cittadino o l’operatore commerciale si interfacciano con la pubblica amministrazione comunale: l’iter e lo stato avanzamento di tutte le pratiche dovranno essere consultabili in qualsiasi momento e costantemente aggiornati. I tempi di evasione di ciascuna pratica saranno oggetto di valutazione e costante monitoraggio. Infine intendiamo potenziare l’Ufficio della Trasparenza ove il cittadino possa accedere a qualsiasi documento e ne possa avere copia”.
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Che destino per l’area ex Leuci?
ANGHILERI – “Per la Leuci c’è un progetto molto ambizioso che potrebbe sfruttare fondi europei ma è necessario che il privato investa, perché il rischio è quello che il progetto non parta perché le risorse non le mette nessuno. Il Comune ha fatto bene a vincolare l’area ad uso industriale ma serve un passo in più e incentivare l’imprenditoria; se il progetto non potrà realizzarsi alla Leuci si può pensare di svilupparlo su altre aree della città”.
BODEGA – “L’area della Leuci è stata confermata come ‘destinata ad attività produttive’, ma nel momento in cui per Lecco è stata presa la decisione di rendere la città capoluogo di provincia ed è stato perimetrato il centro, non si può pensare che un’area collocata di fatto in centro città possa restare a vita con quella destinazione. Il compito del Comune sarà quello di vigilare affinché sull’area Leuci non vengano fatte speculazioni edilizie”.
BRIVIO – “C’è un progetto molto interessante che va valorizzato perché unisce una dimensione di tipo imprenditoriale con un settore innovativo, ma anche con una coesione sociale che in questi mesi ha saputo, nonostante la chiusura definitiva della precedente esperienza, generare passione e attrattività. Mi sembra un buon progetto da candidare ad un bando di tipo europeo. E’ un occasione per dire che il territorio è forte e che crede in un progetto che può fare da apripista per altre esperienze di questo tipo”.
NEGRINI – “Parto con il ringraziare la RSU Leuci per aver pervicacemente sostenuto l’esigenza di pensare ad un progetto positivo per la città. Qualcosa che li coinvolgesse ma che andasse oltre in ottica di rigenerazione urbana di uno spazio che non può andare, come troppe volte è stato, alla speculazione. In questo il PGT pone basi soddisfacenti. Tra le opzioni sul tavolo ci piace sostenere Il sogno di un progetto concreto che guardi al futuro contemplando nuovi modi di pensare ai valori anche materiali, economici, del “fare”, attraverso la cultura e il territorio. Questo è il progetto presentato dagli ex lavoratori in condivisione con i giovani di Art Station e il sistema Politecnico. Un progetto realizzabile solo attraverso un lavoro di squadra tra istituzioni capace di ottenere i necessari fondi regionali ed europei utili a garantirne sostenibilità economica. Al riguardo abbiamo già iniziato a collaborare con i soggetti proponenti”.
RIVA – “La nostra politica sarà quella di disincentivare la speculazione edilizia, soprattutto sulle ex aree produttive dismesse. O verranno riutilizzate per altre attività oppure saranno demolite, restituendo alla città aree verdi, sempre necessarie. Per l’area ex Leuci abbiamo pensato ad un riutilizzo che punti a costituire un polo di aggregazione per i giovani, la cui mancanza in città è sentita. Li potrebbe essere ricollocata la biblioteca civica, realizzati laboratori musicali, una sala da ballo, un teatro auditorium, un cinema, una sala bowling, centri internet, centri di ricerca informatici ed esercizi destinati ai giovani e alla loro aggregazione. Questa è un’occasione di pubblica utilità che non andrà sprecata, qual’ora svanissero i progetti, da noi peraltro condivisi, della Cittadella della Luce”.
I rioni e la periferia della città sono parte integrante di essa, anche dal punto di vista lavorativo: quali idee per non farli morire?
ANGHILERI – Noi abbiamo pensato ai mercati rionali e questo è un modo per ripartire. In alcune città italiane hanno deciso di ridurre le tasse per quelle attività che vengono aperte nelle periferie, anche questa potrebbe essere un’azione importante ma non determinante per risolvere il problema.
BODEGA – “Ho girato parecchio per i nostri rioni e conosco bene che esigenze hanno i lecchesi che vi abitano, a loro serve che le strade siano più pulite e che la presenza del Comune sia più assidua. E’ difficile che nei rioni riescano ad aprire negozi che vendono generi alimentari di prima necessità, è più probabile che vi si concentrino ‘attività di nicchia’, ma in ogni caso il Comune può dare qualche concessione di attività commerciale in più e agevolare anche quelle esistenti”.
BRIVIO – “Servirà confronto e collaborazione con i commercianti, dovrà esserci attenzione e visibilità a progetti di coesione. Tra le nostre proposte per i rioni c’è quella dei mercati rionali. Dal punto di vista sociale invece, bisogna pensare a iniziative nuove per coinvolgere le persone. C’è un tessuto parrocchiale e associativo forte nei rioni, abbiamo una dimensione dei circoli che forse andrebbe rivitalizzata, abbiamo talvolta degli spazi comunali utilizzati non in maniera ottimale; l’importante è fare questo coinvolgendo la gente del quartiere”.
NEGRINI – “I Rioni non sono la periferia di Lecco, o meglio non dovrebbero esserlo. Se lo sono diventato è stato per scelte politiche del passato capaci di puntare su uno sviluppo quantitativo e non qualitativo della città. Una città nata dall’unione ai primi del 900 di comuni autonomi come Castello, Maggianico, Rancio e così via. Una città che aveva più centri storici, più chiese, più piazze, più comunità che non potevano chiamarsi periferia. Una città trasformata da un ventennio circa in un soggetto diverso grazie alla creazione di una cintura di edificazione abitativa e commerciale (con l’avvento dei grandi Centri Commerciali) da Pescarenico ad Olate. Da quel momento sì che possiamo parlare di periferia. La soluzione sta nel ritornare a riconoscere ai Rioni il ruolo sociale e storico ricoperto nel passato attraverso politiche di incentivazione imprenditoriale, turistica, di sostegno al welfare parrocchiale, di valorizzazione delle società sportive dilettantistiche. La ricetta è la valorizzazione del luogo in ottica di piena sussidiarietà”.
RIVA – “La periferia non muore se si fanno tornare le piccole attività commerciali ed i piccoli negozi di vicinato, che hanno anche un’importante funzione sociale ed aggregativa. Vogliamo rilanciare il commercio al minuto nei quartieri e nei Rioni e faciliteremo la rinascita dei negozi di vicinato in ogni rione cittadino, attraverso politiche fiscali incentivanti e alleggerimenti burocratici. Dove vi è attività commerciale minuta vi è vita e vivibilità: i rioni dovranno essere l’architrave portante delle capacità recettiva cittadina per dare un senso compiuto all’agognata vocazione turistica. In questo senso potranno essere i luoghi dove collocare le strutture ricettive del tipo Bed&Breakfast e mini alberghi che facciano rete, creando turismo diffuso e sostenibile che garantisca tutto l’anno l’adeguata offerta”.