LECCO – La questione “Dote scuola” divide il consiglio comunale esattamente a metà: 14 voti a favore e 14 contrari per l’emendamento del consigliere di Rifondazione e Sel Sandro Magni che chiedeva l’abolizione del “Buono scuola” e modifiche alla delibera regionale “al fine di ristabilire la parità di trattamento tra le famiglie lombarde”.
Il pari nel risultato della votazione non permette il cambiamento dello status quo e l’emendamento Magni viene respinto.
Martedì sera, durante la seduta di consiglio comunale, la discussione riguardo questo ordine del giorno evidenzia le differenti inclinazioni ideologiche dei vari consiglieri riguardo l’atteggiamento che lo Stato deve tenere nei confronti della scuola pubblica e di quella privata.
“Il buono scuola per come è strutturato tende a aggirare la Costituzione che da diritto agli enti privati di istituire scuole senza oneri per lo stato” spiega Sandro Magni.
“La scuola pubblica non deve essere svantaggiata rispetto alla privata ma deve essere una situazione equa” fa eco il consigliere Idv Ezio Venturini, che ha presentato un emendamento per esortare la Giunta Brivio a chiedere un intervento di modifica a Regione Lombardia sulla delibera in merito alla “Dote scuola”.
Nello specifico Sandro Magni critica lo stanziamento di fondi deciso dalla Regione che, a suo parere, “mostra una sproporzione tra pubblico e privato”: “Per il sostegno al pagamento delle rette per le scuole paritarie Regione Lombardia ha deciso di stanziare 30 milioni di euro, 3 milioni in meno rispetto all’anno precedente, mentre il finanziamento alle scuole statali è stato dimezzato: per il ‘contributo per l’acquisto di libri di testo e dotazioni tecnologiche’ sono previsti 5 milioni di euro, al posto dei 10 milioni dell’anno scorso. Vi è, inoltre, una sproporzione nella durata di questi finanziamenti: per la scuola pubblica sono limitati alla frequenza obbligatoria, ovvero fino al sedicesimo anno di età dello studente, mentre per le scuole paritarie il “buono scuola” copre tutto il ciclo di studi delle superiori”.
“Indipendentemente dalla propria condizione un genitore deve poter scegliere se mandare il proprio figlio alla scuola statale o privata, l’importante è che venga garantita la qualità dell’insegnamento – prosegue il compagno di partito Antonio Pasquini – una scuola altamente selettiva favorisce le classi meno abbienti. Una formazione altamente qualificata permette di avere un titolo di studio spendibile sul mercato del lavoro, al contrario una formazione di basso livello andrà a favorire solo chi potrà permettersi master post universitari, soggiorni all’estero per migliorare la conoscenza delle lingue. Il punto non è il derby calcistico fra scuola statale e scuola non statale, il punto è dare la possibilità di scelta a tutte le famiglie”.
Sul piano ideologico, la discussione si traduce nel “pari e patta” del risultato della votazione e, quindi, nel conseguente respingimento dell’emendamento Magni.
La delusione del consigliere di Rifondazione e Sel si concentra in una critica all’operato del sindaco Virginio Brivio e della maggioranza: “Questa è una prova di forza del sindaco contro la maggioranza ampia del suo partito: il Pd, che in Regione vota e si batte in un modo e che, invece, in Comune a Lecco, stravolge e contraddice quella lotta, ad opera di alcuni suoi maggiorenti, il Sindaco, il Presidente del Consiglio Alfredo Marelli, i due azionisti di Appello per Lecco e due minuscole figure di consiglieri, pronti sempre ad accodarsi dove va il venticello”.
“Abbiamo visto per l’ ennesima volta l’inciucio – continua Magni – prove tecniche di larghe intese, sempre nel nome che privato è bello: evviva le privatizzazioni! Parlo di inciucio e non di compromesso, perché il compromesso, cosa nobile, non è mai la capitolazione alle istanze di potere dell’altro, ma una rinuncia parziale, condivisa con l’altro, mentre l’inciucio è la finzione dello stile democratico del compromesso, in nome del potere, qui ed ora”. Lunedì, in appoggio alla mozione di Magni, Rifondazione e i Giovani Comunisti avevano organizzato un presidio fuori dal palazzo comunale.
“Si trattava di mettere ai voti una mozione sulla irragionevolezza dell’attuale provvedimento regionale sui contributi agli studenti, in particolare sul diritto allo studio e sul conseguente buono scuola – specifica Magni – chiedendo al Sindaco e alla Giunta di fare istanza in Regione perché venissero accolte e generalizzate le motivazioni di una sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale, che ha messo in evidenza la disparità di trattamento nei confronti della gran parte degli studenti della scuola pubblica, discriminati nell’ottenimento di contributi in sostegno al diritto allo studio”.
“In sostanza – ha concluso – si diceva di travasare più risorse a favore dell’acquisto dei libri di testo, dei trasporti, specie in un momento di grave difficoltà economica delle famiglie, il dibattito, invece, non è stato in grado di entrare nel merito della circostanziata mozione, ma si è perso in un confuso confronto tra scuola pubblica e scuola privata, per dimostrare l’assoluta eccellenza delle scuole private, che sarebbero piene di iscritti, se solo fossero ulteriormente finanziate. Tesi non vera visto che, nonostante gli stanziamenti ormai ultradecennali della nostra regione, la quota degli iscritti a quelle scuole non si schioda”.