Incontri… del terzo tipo!

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“Un piccolo sfogo da mamma che da poco è entrata a far parte del mondo della scuola materna, avendo un bimbo di tre anni. Ieri pomeriggio ho deciso di fare una merenda a casa mia con un suo nuovo amichetto, della stessa età. Ho predisposto fin dal mattino tutta l’organizzazione cercando di rendere ancor più la casa a misura di bambino, ho preparato una merenda sana da offrire… ma il risultato non è stato quello sperato! I bambini sono stati litigiosi per tutto il pomeriggio, e mentre io cercavo di intervenire per far sì che mio figlio condividesse i giochi, l’altra mamma era seduta tranquilla a chiacchierare senza dar peso ai continui conflitti tra i due. Per di più la merenda super genuina è stata schifata dal piccolo che pretendeva brioche confezionate che ovviamente non avevo in dispensa… Che fallimento, sono demoralizzata! Ma in cosa ho sbagliato secondo voi?”.

Innanzitutto, vorremo dire a questa mamma che è stata davvero un bel gesto quello di aprire la propria casa ad un persona “non di famiglia” ed impegnarsi con tanto entusiasmo e dedizione perché fosse un momento accogliente per questa nuova visita. Agli occhi, e al cuore, del suo bambino sarà un insegnamento importante di apertura verso l’altro, un momento speciale e arricchente anche se non è andata come ci si aspettava.

Come ben sappiamo, ognuno ha il suo modo di vivere e vedere le situazioni, che ci rende unici e diversi. L’incontro con l’altro diventa da una parte una scoperta entusiasmante, dall’altra richiede un compromesso con le aspettative che spesso costruiamo sull’altro e su noi stessi.

L’importante è non perdere mai di vista che l’incontro è sempre una possibilità da costruire da entrambe le parti, che comporta necessariamente un mettersi in gioco e il lasciare da parte idee rigide e irremovibili.

Vorremmo rassicurare la mamma che ci ha scritto di non vedere questo primo incontro come un fallimento: è stata una prima volta e come tale va guardata, e bisogna pensare che per entrambe le famiglie è stato un momento per prendersi le “misure”.

Le consigliamo quindi di non demoralizzarsi, ma riorganizzare, appena se la sentirà, un nuova occasione d’incontro così da riaffrontare i timori che hanno guidato questa merenda e trasformarli in una nuova possibilità, magari leggendo gli spunti di riflessione che vorremmo offrire a lei e alle altre persone che si rileggono nella sua storia.

Ecco allora un piccolo alfabeto interpersonale come codice per affrontare… incontri “del terzo tipo”:

A come apertura. Come ben ci insegna la mamma che ci ha scritto, alla base di questi momenti di incontro c’è la necessità che i nostri figli condividano i loro spazi e le proprie cose con gli amici.

Unica attenzione: ci sono età dove questa richiesta risulta essere troppo esigente. Per evitare conflitti potremmo organizzarci prima con nostro figlio per decidere insieme cosa mettere a diposizione del proprio amichetto: piccoli passi che lo aiutano a non chiudersi nel suo mondo ma ad aprirsi nel rispetto dei suoi tempi di crescita.

E come Entusiamo, come voglia anche per noi genitori di incontrare e confrontarci con altre persone diverse da noi, per abitudini, alimentari e non, e stili educativi, ma condividendo l’esperienza comune di essere mamme, ognuna a modo suo.

I come Ironia, come capacità di mettersi in gioco e tirare fuori uno spirito solare e aperto, con la possibilità di sapersi “prendere un po’ in giro” se non tutto torna nei nostri schemi/aspettative e capitano intoppi vari che rendono tutto meno perfetto ma più autentico!

O come Organizzazione. Come questa mamma ci ricorda, occorre essere preparati, senza esagerare, ad accogliere un altro bambino in casa. Possiamo farlo, ad esempio, adattando la casa per poter consentire ai piccoli di giocare liberamente, non dovendo così intervenire continuamente con troppi divieti, preparando giochi tranquilli (al tavolo) e giochi più di movimento… per avere sempre pronta una soluzione d’emergenza.

U come Unione: essere uniti e solidali tra genitori e non, come a volte inconsapevolmente accade, competere per dimostrare di essere una buona mamma o un buon papà, o per mostrare la perfezione del proprio figlio. Queste opportunità di incontro dovrebbero aiutarci a mostrarci più comprensivi di fronte alle difficoltà che ogni genitore, anche in questo caso a modo suo, sta attraversando e diventare l’occasione per da darsi sostegno a vicenda!

Lucia Riva e Elisabetta Vitali

Gli articoli della rubrica sono a cura delle Dott.sse Lucia Riva ed Elisabetta Vitali, pedagogiste dello Studio di Consulenza Pedagogica Koru
www.consulenzapedagogicakoru.it
Se avete domande o osservazioni potete scrivere all’indirizzo mail studiokoru@libero.it

 

 

 

 

 

 

 

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