Mamma, papà… perchè ci ammaliamo?

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Una delle domande che spesso ricorre nelle serate che facciamo con i genitori è come spiegare la malattia al nostro bambino e come sostenerlo quando è lui ad affrontare questo percorso.

Occorre innanzitutto pensare che l’argomento della malattia pone il bambino in un orizzonte di pensiero sensibile e delicato, sia quando questa riguarda lui stesso, sia quando vede delle situazioni vicine a lui. Come adulti, per poter rispondere, diventa importante riconoscere se le sue domande nascono da una bisogno di conoscenza e informazione o se invece dietro a quella domanda si celano senso di insicurezza e preoccupazione.

“Quando guarirò? Perché devo fare l’iniezione?”

Alla nascita un bambino quando prova dolore lo subisce senza collegarlo a una precisa parte del corpo quindi senza capire l’origine da cui proviene.

Solo verso i due/tre anni collega alcuni oggetti esterni (es. la siringa per l’antibiotico, gli strumenti del pediatra..) con le sensazioni di dolore; è bene precisare che questi oggetti di cura sono vissuti come la causa del dolore e questo spesso li porta a rifiutarsi di farsi curare.

Tutte le malattie, senza distinzione, diventano “Bua”… Chi non si ricorda questo termine nel linguaggio della propria infanzia? Ancora oggi è la parola che viene usata per ogni malattia o ferita fino all’età prescolare.

Solo dopo i cinque/sei anni aumenta la consapevolezza delle proprie malattie e delle loro origini.

Alcuni consigli per affrontare queste domande sulla malattia del vostro piccolo.

Magia. Se è vero che i bambini non capiscono le spiegazioni sull’origine della malattia, è anche vero, come vi sottolineiamo da diverse settimane, che dobbiamo comunque rispondere alle loro domande per aiutarli a non vivere le cure come forme di violenza. Le risposte saranno brevi, ferme e tolleranti, magari utilizzando un po’ di magia (es. un termometro può diventare una bacchetta magica…).

Pediatra. Ogni bambino in base all’età affronta questa figura medica in modo diverso, quindi diventa fondamentale, prima dei sei anni, aiutare anche con il nostro atteggiamento (es. il tono di voce) le prime esperienze dal pediatra così da renderlo, nella mente del bambino, una figura che collabora con i genitori e di cui può fidarsi.

Gioco. Rendere le terapie di cura un gioco oppure preparare il bambino alla visita dal pediatra usando le proprie bambole o peluche, far “finta di” lo aiuterà ad affrontare le sue ansie e preoccupazioni e a mantenere il controllo.

Non colpevolizzatevelo se si oppone a qualcosa ma cercate di comprendere le sue difficoltà, spiegando che il dolore passa in fretta.

“Cos’è il tubicino che il nonno ha nel braccio?”

In questo caso la domanda che il bambino pone riguarda la malattia di una persona vicina ed è normale che in questo caso il grado di tensione sia molto alto: tutta la famiglia affronta questo momento e ciascuno in base all’età e al proprio carattere cerca di mettere in campo le proprie difese e risorse per affrontarlo.

Ovviamente l’argomento è molto delicato, anche perché ci sono gravità differenti di malattia e ogni famiglia vive questo dolore in modo unico e personale, scegliendo singolarmente come preferisce affrontare questo argomento con i propri figli.

In questo caso ci sentiamo quindi solo di suggerirvi e ricordarvi che:

– i bambini si accorgono che in casa qualcosa è cambiato, che la tensione coinvolge tutti, per cui forse più che nascondere la verità è meglio non dirla completamente; mettendosi nei panni di un bambino possiamo provare a dare delle informazioni (in base all’età) senza soffermarsi su dettagli più forti;

– i bambini hanno bisogno di capire che non c’entrano nulla con quella malattia, che non è colpa loro perché hanno disobbedito in una certa situazione o hanno fatto delle monellate; evitate, anche in altre occasioni, di utilizzare la malattia come forma di colpevolizzazione per ottenere obbedienza, per esempio “mi farai ammalare”;

– se la situazione lo permette fatelo sentire utile: per esempio facendo una commissione per la persona malata oppure dire per lui un pensierino della sera; questo lo farà sentire partecipe della situazione.

Lucia Riva e Elisabetta Vitali

Gli articoli della rubrica sono a cura delle Dott.sse Lucia Riva ed Elisabetta Vitali, pedagogiste dello Studio di Consulenza Pedagogica Koru

www.consulenzapedagogicakoru.it

Se avete domande o osservazioni potete scrivere all’indirizzo mail studiokoru@libero.it

 

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