Perchè non mi racconti mai niente?

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E’ uscita in questi giorni un’indagine nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza, che ogni anno Telefono Azzurro ed Eurispes (Istituto di studi politici, sociali ed economici) propongono, intervistando sia ragazzi tra i 12 e 18 anni sia genitori, così da offrire un quadro esaustivo sulla condizione giovanile: usi e costumi, problemi e difficoltà delle nuove generazioni.

Tra le diverse conclusioni della ricerca, il dato su cui ci interessa riflettere è la percezione che hanno i ragazzi dei loro genitori: da una parte li vedono come fonte di protezione e di sicurezza dai pericoli, dall’altra non li considerano come persone con cui confrontarsi e confidarsi sulla quotidianità e su temi importanti come droghe, sessualità, ecc.

Quello che colpisce, e che constatiamo anche nella nostra vita professionale di consulenti, è che da parte di entrambi emerge il desiderio e la volontà di creare un dialogo più confidenziale, ma ci si scontra con la “fatica comunicativa tra generazioni” che ne blocca la realizzazione.

La motivazione sembra in parte riconducibile all’età in cui si cerca di creare questi momenti di connessione tra i due mondi (adulti e giovani), che appare tardiva e per questo risulta poco significativa agli occhi dei ragazzi, che la vivono spesso come un tentativo di maggiore controllo da parte dei genitori. Questa ricerca di confronto, infatti, comincia intorno alla preadolescenza, età in cui i figli naturalmente si “allontanano” dal nucleo familiare per scoprire il mondo circostante e sono alla ricerca di solitudine e di confidenze con i propri pari.

Traendo spunto da queste considerazioni ci sentiamo di consigliare alcuni piccoli accorgimenti per riuscire ad avvicinare questi due mondi generazionali così “diversi”.

Tempo. Occorre dedicare tempo per comunicare con i propri figli. Sappiamo quanto i ritmi di oggi siano frenetici e questo rende tutto più complesso, ma serve ritagliarsi del tempo per poter chiacchierare con il proprio figlio, affrontando sia temi di attualità sia temi personali e intimi. Per lui sarà un segnale del vostro interesse, per voi un modo per conoscerlo.

I gesti. Ricordiamoci che comunichiamo non solo con le parole ma anche con i gesti e le espressioni: la dimostrazione dell’interesse per quello che stiamo ascoltando passa anche attraverso questo.

Sei troppo piccolo per queste cose. E’ importante riuscire a creare un rapporto comunicativo già da quando sono piccoli. In base alle età si calibreranno i discorsi (per esempio usando le fiabe per i più piccini) ma è importante insegnare ai bambini ad esprimersi, a potersi confrontare. Non possiamo pretendere che dall’oggi al domani il dialogo venga da sé, come per magia. Bisogna costruirlo con pazienza e costanza. Se scopriranno da subito di poter trovare in voi degli ascoltatori, avranno meno remore da adolescenti.

Come comunicare? Questo spesso fa la differenza: se saremo giudicanti e valutativi difficilmente i nostri figli si sentiranno liberi di parlare ed esprimere il proprio punto di vista. Un ottimo esercizio, definito “maieutico” è quello di aiutarli a ragionare, insegnando ad ascoltare a loro volta e a esprimersi apertamente (evitando di sopraffare l’altro con il nostro punto di vista ma cercando di comprenderlo).

Sei il mio migliore amico? Non illudete i vostri figli di essere come i loro amici, non è possibile essere sullo stesso piano e il dialogo che creerete con loro dovrebbe avere altre basi e altri scopi. Quello che potete fare è renderlo speciale come può esserlo un rapporto amicale: piacevole, curioso e significativo, non solo monotono e ripetitivo.

Non è una gara. I dialoghi che un bambino o ragazzo hanno con la mamma e il papà possono essere diversi, per differenze di carattere personale e di genere. Ripensando alla propria storia personale a tutti sarà capitato di riconoscere la preferenza nel parlare con uno solo dei genitori. Non siate gelosi di questo canale privilegiato che si potrà creare con l’altro genitore, anzi valorizzatelo e cercate di trovare un modo alternativo per condividere esperienze significative con vostro figlio.

Ogni genitore costruirà un dialogo con il proprio figlio in modo unico e personale, magari proprio partendo dalle prime domande semplici che i bambini vi porranno: “Mamma perché? Papà cos’è?” come occasioni su cui iniziare a costruire un vero confronto futuro.

Lucia Riva e Elisabetta Vitali

Gli articoli della rubrica sono a cura delle Dott.sse Lucia Riva ed Elisabetta Vitali, pedagogiste dello Studio di Consulenza Pedagogica Koru. www.consulenzapedagogicakoru.it Se avete domande o osservazioni potete scrivere all’indirizzo mail studiokoru@libero.it

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