Sos Genitori. Non solo Essere e Dover essere: nuovi verbi, nuove possibilità!

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RUBRICA – Questa settimana vi proponiamo una riflessione che è nata ascoltando i racconti di alcune mamme al parco giochi e al supermercato, mamme che chiacchieravano tra loro alla presenza dei figli sui loro risultati scolastici, sui successi e sulle difficoltà incontrate.

Frasi apparentemente innocue, ma che lanciano messaggi che ai bambini non sfuggono:

Lucia-Riva-Elisabetta-Vitali-300x225“Sì sai, lui E’ un DSA, quest’estate approfondiremo con degli accertamenti”, “Sapevamo già che Francesca E’ una bimba disattenta, le insegnanti non ci hanno detto nulla di nuovo”, “A scuola E’ il più bravo, lo fosse anche a casa…!” e così via.

E’… Una parola così minuscola, ma che non lascia spazio ad altro. O si è o non si è.

Ecco perché come genitori dobbiamo stare attenti quando usiamo il verbo essere.

C’è una differenza enorme, alle orecchie dei nostri bambini, sentirsi dire “Sei maleducato” oppure “Oggi pomeriggio, quando ti ho chiesto di aiutarmi, mi hai risposto in modo maleducato”.

Non è solo una questione di sintassi!

Significa dare al bambino un’immagine realistica di sé. Lui in quel determinato momento ha avuto un comportamento maleducato, ma ciò non toglie che ci sono state altre occasioni in cui abbiamo apprezzato la sua educazione.

In parole povere, non è solo quello, ma è tanto altro. Ha tante sfaccettature, che il verbo essere usato in questo modo cancella con un colpo di spugna, categorizzando e incasellando senza possibilità di replica.

Non parliamo poi di quando si usa abbinato ad una diagnosi.

Dire ad un bambino “Tu sei un DSA” appare come una condanna. Intanto, se proprio vogliamo essere corretti, lui o lei non sono un Disturbo Specifico dell’Apprendimento, ma semmai lo hanno. Il bambino in questione al parco, davanti alla mamma inconsapevole dell’effetto delle sue parole, ha abbassato gli occhi a terra. Si è trovato appiccicato addosso un’etichetta così pesante da portare e così difficile da togliersi, come se lui non fosse anche molto altro.

essereLo stesso vale anche per un bambino che si sente continuamente etichettato come “il più bravo della classe”. Con il tempo penserà che è questo che ci si aspetta da lui, che è questo che deve fare per avere l’affetto di chi gli sta intorno. E davanti agli inevitabili piccoli fallimenti scolastici o alla prima insufficienza l’immagine di sé che gli è stata cucita addosso crollerà, mandandolo in crisi.

Proviamo allora, ogni volta che ci troviamo a pensare o a parlare di nostro figlio, a sforzarci di eliminare dal nostro vocabolario il verbo essere, e di sostituirlo con “sembra”, “appare”, “si mostra”, “manifesta”. Ci accorgeremo sicuramente, alla fine del discorso, che l’immagine che emerge di lui è molto diversa. Che c’è molto altro. Infinte altre possibilità, molte delle quali ancora da scoprire. Non solo per lui, ma anche per noi che in fondo lo conosciamo così poco nonostante lo abbiamo messo al mondo.

Stessa cosa vale per il famigerato verbo Dovere. “Devi essere più attento”, “Devi ascoltarmi”, “Devi comportarti meglio”. Cosa accadrebbe se lo sostituissimo ogni tanto con il verbo Potere? Che apriremmo lo sguardo a nuove possibilità, e ci accorgeremmo come genitori che a volte le richieste che facciamo ai nostri bambini rispondono alle nostre esigenze di adulti che hanno poco tempo, troppe cose da fare e da gestire e troppa stanchezza accumulata per lasciare ai piccoli la possibilità di sperimentarsi.

Compito nostro di genitori è quello allora di dare ai nostri figli tutti gli strumenti necessari perché crescendo scoprano davvero chi sono, chi possono e chi vogliono essere. Senza fermarsi a quello che noi e gli altri adulti intorno a loro credono di aver capito perché si sono fermati alla superficie, perpetuando con le loro parole una profezia che si auto-avvera.

Lucia Riva e Elisabetta Vitali

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