Al lavoro nel periodo natalizio per rimodulare orari e far fronte ai cambi di rotta dell’ultimo minuto
“Questo clima di incertezza crea grandi difficoltà a tutti, ancor più di una didattica mutilata”
CALOLZIOCORTE – E’ degli scorsi giorni la notizia che il Governo ha scelto di posticipare la ripartenza delle scuole dal 7 all’11 gennaio. Nei giorni scorsi però siamo andati all’istituto Lorenzo Rota di Calolziocorte per capire come si era riorganizzata la scuola in vista del nuovo avvio dopo la “falsa partenza” di settembre.
Il tavolo della Prefettura, svolto negli ultimi giorni dell’anno, aveva recepito le indicazioni del Governo organizzando ingressi e uscite scaglionati per contemperare esigenze di studenti con quelle dei trasporti. In prima battuta, quando l’indicazione era quella di una didattica in presenza al 75%, la scelta del Rota era stata quella di dividere gli studenti in gruppi, con un gruppo unico sempre in presenza formato dalle classi prime e dalle quinte, i due anni più delicati del percorso scolastico. Gli altri gruppi di studenti, a rotazione, si sarebbero alternati tra scuola in presenza e didattica a distanza.
A poche ore dall’inizio, però, le carte in tavola sono cambiate nuovamente: prima con la richiesta di portare la didattica in presenza al 50% e poi con la decisione di posticipare l’avvio all’11 gennaio sempre con didattica in presenza al 50%: “Un impegno ininterrotto di tutte le scuole, non solo del Rota, per far fronte a una situazione in continuo assestamento e cambiamento – ha detto il dirigente Maurizio Canfora -. Adesso, nonostante tutte le diatribe, il Governo ha definito l’assetto organizzativo fino al 16 gennaio: didattica in presenza al 50% e, per quanto ci riguarda come da indicazioni del tavolo prefettizio, un ingresso a scuola del 25% degli studenti alle ore 8 e il restante 25% alle 9.40. Ora, però, bisogna vedere se da parte di regione Lombardia non cambia qualcosa anche perché stiamo aspettando una ridefinizione dei colori delle regioni in base ai nuovi dati e, laddove la Lombardia dovesse essere classificata come area rossa, non è esclusa all’orizzonte una didattica a distanza al 100%”.
Purtroppo la scuola soffre di una sovrapposizione di norme e decisioni che arrivano da varie parti e spesso sono in conflitto tra loro: “Sta diventando una situazione complicata e per noi è difficile reggere – ha aggiunto il dirigente -. Siamo costretti a vivere alla giornata: al momento abbiamo programmato la settimana dall’11 al 16 gennaio, poi vedremo quello che partorirà il Governo. Eravamo pronti a rientrare con una didattica in presenza al 75% già oggi, con la sottoscrizione dell’addendum il tavolo prefettizio si era impegnato nella ricalendarizzazione delle corse dei trasporti pubblici. Poi le diatribe governative hanno portato a ridimensionare la percentuale, le regioni hanno cominciato ad andare in ordine sparso e noi siamo costretti giorno per giorno a vedere cosa succede”.
La scuola è un luogo sicuro? “La scuola è un luogo sicuro, ma poi c’è tutto un mondo che ruota attorno dove noi non siamo in grado di intervenire perché i ragazzi rispettino il distanziamento. Da parte nostra c’è il massimo impegno sul fronte della sensibilizzazione ma sappiamo che, anche fuori dalla scuola, alcuni ragazzi non mantengono i corretti comportamenti ma lì non abbiamo alcun potere se non sollecitare le forze dell’ordine per un’ulteriore opera di sensibilizzazione, ma ci sono comunque dei limiti. Occorre la collaborazioni da parte di tutti e anche dal tavolo svolto in Prefettura è emersa anche la necessità di una attività persuasiva nei confronti dei ragazzi”.
Quale impatto ha tutta questa situazione sui ragazzi? “Sto nella scuola da 40 anni e l’ho vissuta in tanti momenti difficili ma mai come questo – ha detto il dirigente Canfora -. Ovviamente la scuola vissuta con la didattica a distanza è una scuola privata di una parte fondamentale del procedimento di apprendimento che si basa sulla socialità. La didattica a distanza è sicuramente limitativa perché non ci sono i momenti che accompagnano il pre e il post lezioni, non ci sono rapporti tra studenti, mancano le discussioni. Questo però è solo il primo problema, ancor peggio è questa incertezza che crea grandi difficoltà a tutti: dirigenti, docenti, studenti e famiglie. Viviamo cambiamenti continui, ma forse sarebbe molto meglio avere almeno una certezza, come in Veneto. Anche perché, a meno di nuovi cambiamenti, l’11 cominciamo, ma fino a quando faremo questa didattica a distanza al 50%? Come dirigenza e corpo docente soffriamo questa situazione, posso solo immaginare le difficoltà a carico di un’utenza in continua attesa di informazioni, che a nostra volta cerchiamo di dare in maniera tempestiva. Poi, però, tutto questo lavoro viene inficiato da decisioni dell’ultimo minuto che scombussolano i piani”.
Per riuscire ad accogliere tutti gli studenti in sicurezza l’istituto Rota ha fatto anche dei lavori strutturali trasformando sala docenti, aula magna, biblioteca e altri spazi in aule dove ospitare le classi più numerose. Particolare attenzione è stata riservata agli studenti con difficoltà: dai ragazzi con problemi di connettività, agli studenti con Bisogni Educativi Speciali (Bes) a quelli diversamente abili, la scuola ha cercato di andare incontro alle esigenze di tutti, consentendo loro di frequentare le lezioni in presenza.
La cosa più complicata, però, è convivere con l’incertezza sul futuro: “Ad esempio sarebbe importante avere condizioni per poter programmare una turnazione che tratti tutti gli studenti allo stesso modo. Poi c’è la questione esame di stato: a oggi nessuno sa dirci se sarà un esame normale o se si andrà verso un maxi colloquio come quello dell’anno scorso. Siamo nell’incertezza più assoluta e questo è l’elemento peggiore, prima ancora della didattica mutilata. Per poter ripartire serve un punto fermo, qualunque esso sia”.