Cairoli59: inaugurata a Lecco una nuova frontiera dell’abitare sociale

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Progetto Cairoli 59 taglio del nastro abitare sociale Lecco

Otto alloggi disponibili per chi è escluso dal mercato immobiliare e dagli appartamenti pubblici

Fondazione Enrico Scola, Comune di Lecco, Regione Lombardia e Cooperativa L’Arcobaleno lanciano un progetto che unisce accessibilità, relazioni e prevenzione

LECCO – Quando un’idea riesce a mettere attorno allo stesso tavolo istituzioni, fondazioni, cooperative e mondo imprenditoriale, spesso nasce qualcosa che cambia il volto della città. Nel caso del progetto Cairoli59, il modo di abitare la città di Lecco. Inaugurato oggi (venerdì), diventerà un punto di riferimento per coloro che sono alla ricerca di alloggi accessibili. Un progetto che guarda a un lungo futuro, visto che la sua gestione è stata pianificata per durare ventiquattro anni, fino al 2050, e che diventerà (nelle parole dei promotori) un laboratorio stabile di innovazione abitativa per tutta la provincia.

Nel nuovo complesso di via Fratelli Cairoli 59 saranno messi a disposizione otto appartamenti completamente rinnovati, destinati a persone che vivono un percorso di transizione o che faticano ad accedere al mercato immobiliare tradizionale pur non rientrando nei criteri dell’edilizia pubblica. Giovani lavoratori, studenti, famiglie monogenitoriali, anziani soli, persone con un impiego instabile o con redditi medio-bassi: è a loro che guarda questo progetto, nato dalla collaborazione tra Fondazione Enrico Scola, che ha messo a disposizione un intero piano dell’edificio; la Cooperativa L’Arcobaleno, incaricata della gestione immobiliare e sociale; il Comune di Lecco e Regione Lombardia.

Progetto Cairoli 59 taglio del nastro abitare sociale Lecco
Il progetto Cairoli59 illustrato stamattina (venerdì 21 novembre) a Palazzo Paure

Durante la presentazione ufficiale, ospitata a Palazzo delle Paure, è stata Claudia Pina, responsabile dell’Area Abitare de L’Arcobaleno, a ricostruire il percorso che ha dato vita al progetto. Un percorso iniziato nel 2022, quando la cooperativa (forte di anni di lavoro accanto a persone con fragilità psichiche, anziani, giovani e famiglie) ha cominciato a interrogarsi sulla crescente emergenza abitativa.

“Ogni giorno ci confrontiamo con persone che cercano una casa, ma soprattutto cercano relazioni stabili che le aiutino a ritrovare equilibrio – ha spiegato Pina – L’Arcobaleno aveva già sviluppato nel tempo diversi servizi innovativi, come la foresteria femminile di Airuno, e un bagaglio di esperienze che metteva in luce quanto l’abitare fosse diventato uno snodo centrale del benessere delle persone”.

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È proprio grazie all’incontro con Fondazione Enrico Scola che quella riflessione si è trasformata in una possibilità concreta. Dentro Consolida e nelle reti locali del mondo del lavoro, delle imprese e del welfare, si è aperto un confronto che ha portato alla definizione di uno scenario nuovo: quello di un modello di abitare sociale integrato, capace di rispondere ai bisogni di una fascia crescente di popolazione che non è sufficientemente fragile per l’edilizia popolare ma non abbastanza solida per sostenere i costi del mercato.

“Progetti così — ha aggiunto Pina — esistono solo quando realtà diverse scelgono davvero di mettersi insieme. La nostra cooperativa ha voluto assumere un ruolo attivo, esplorare nuovi spazi, inserirsi con coraggio nel bisogno di locazioni a prezzo accessibile”.

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L’intervento di Claudia Pina

Le prime persone sono arrivate già nel febbraio 2025, confermando che la strada intrapresa era quella giusta.

Cairoli59: non solo case, ma un modello che previene fragilità 

Gli otto alloggi di via Cairoli si presentano come un servizio sperimentale e allo stesso tempo strutturale per la città. Gli appartamenti sono completamente arredati e rigenerati, progettati per essere accessibili a chi vive un momento di transizione o non riesce a sostenere i costi degli affitti del libero mercato.

Alle spalle c’è una filosofia ben precisa: prevenire nuove fragilità, non lasciare che situazioni temporanee si trasformino in esclusione, garantire continuità e accompagnamento. Non si tratta quindi solo di mettere un tetto sopra la testa delle persone, ma di costruire condizioni di stabilità.

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La mappa degli alloggi

Cairoli59 si articola in due tipologie di alloggio: i cinque appartamenti a lungo termine, regolati da un contratto 3+2, sono pensati per chi vive o lavora in Lombardia, possiede una capacità economica dimostrabile e ha bisogno di un ambiente stabile. Gli affitti, compresi tra 390 e 480 euro al mese, includono abitazioni completamente ammobiliate e non richiedono alcuna caparra. Gli altri tre appartamenti sono invece temporanei, con una durata massima di diciotto mesi. Sono rivolti a chi vive una fase specifica (un contratto di lavoro a tempo determinato, l’avvio di un’attività, un corso di studi, esigenze di cura familiari) e ha un ISEE compreso tra 14.000 e 40.000 euro. Il canone, che comprende anche servizi e utilities (dalle pulizie alla lavanderia, dall’acqua alla rete internet), deve essere compatibile con la capacità economica della persona o del nucleo, in modo da non superare una soglia sostenibile. Anche in questo caso non è prevista alcuna caparra.

A entrambi i gruppi sono riservati gli spazi comuni, luoghi pensati per favorire la relazione tra gli abitanti e ospitare iniziative, incontri e momenti di comunità.

Un modello integrato che unisce immobiliare, sociale e comunità

L’aspetto più innovativo di Cairoli59 è forse il suo modello gestionale. La Cooperativa L’Arcobaleno ha pensato a un sistema che integra la gestione tradizionale degli immobili (contratti, riscossione canoni, manutenzione e amministrazione degli spazi) con un’attività di community management e un accompagnamento costante agli abitanti.

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Il taglio del nastro

La convinzione che guida questo approccio è semplice ma potente: il benessere nasce dalla possibilità di sentirsi parte di qualcosa. Per questo un team di operatori dedicati si occuperà di sostenere le persone nei propri percorsi, orientarle tra i servizi del territorio, favorire legami e prevenire fragilità.

“È una combinazione inedita tra immobiliare e sociale – ha sottolineato Pina – che nasce dall’ascolto continuo delle persone che quotidianamente bussano ai nostri servizi e che nel bisogno abitativo trovano spesso il punto più critico della loro vita”.

La Fondazione Enrico Scola, proprietaria dell’edificio, ha scelto di dedicare un intero piano al progetto, restituendo alla città un pezzo del proprio patrimonio in una forma profondamente rigenerata.

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Un’anteprima degli alloggi

“Abbiamo voluto che qui non fosse presente soltanto il bene, ma anche il bello – ha dichiarato il presidente Pietro Galli, ricordando come la fondazione, nata nel 1939, fosse da sempre impegnata nel sostegno ai cittadini più bisognosi. La gestione dei prossimi ventiquattro anni sarà affidata alla Cooperativa L’Arcobaleno, ma la fondazione continuerà a essere presente: “Vogliamo che questo progetto possa fare scuola, almeno nella nostra provincia”.

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Una comunità che partecipa: la campagna “Casa=+”

Il progetto ha coinvolto anche il mondo economico e culturale del territorio. Per completare l’arredo degli appartamenti è stata avviata una raccolta fondi inserita nella campagna “Casa=+”, che ha visto l’adesione di numerose aziende (tra cui Banca della Valsassina, Conad Centro Nord, Acinque Spa, Ikea Carugate) e il sostegno della Fondazione Comunitaria del Lecchese e del fondo Livio Mammini.

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La mostra “Rimuovere” negli alloggi di via Cairoli 59

Il collettivo artistico Tra.Me – Art Research & Development partecipa alla campagna con la mostra “Rimuovere”, allestita proprio negli spazi di Cairoli59, dopo essere stata esposta nei mesi scorsi alle miniere di Cortabbio: una scelta che trasformando l’edificio in luogo culturale sottolinea ancora una volta il suo radicamento nella comunità. La mostra, a  ingresso libero e gratuito, potrà essere visitata dal 23 al 30 novembre nei giorni feriali dalle 17 alle 21 e nei festivi dalle 9 alle 21.

Uno spazio che continuerà a trasformarsi

Cairoli59 non è un progetto concluso, ma un organismo in evoluzione. Lo conferma Pina quando racconta che “questo luogo è già stato trasformato dal progetto, ma continuerà a trasformarsi per effetto delle persone che lo abiteranno”.

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La promessa è quella di un modello capace di rappresentare un riferimento per tutta la città, un ponte tra esigenze abitative e nuove forme di vita comunitaria, un esempio concreto di come istituzioni, fondazioni, cooperative e cittadini possano lavorare insieme per rendere l’abitare non solo possibile, ma dignitoso e generativo.

E, per molti, l’inizio di una nuova possibilità.

Come avverrà l’assegnazione degli alloggi

Nel nuovo modello di accesso agli alloggi sociali, il percorso di selezione delle persone prevede una serie di passaggi pensati per garantire trasparenza e attenzione ai bisogni reali delle famiglie. Il processo si aprirà ufficialmente nelle prime settimane di dicembre 2025, quando sarà pubblicato un bando dedicato. Le persone interessate potranno contare sul supporto dell’Agenzia Servizi Abitativi dell’Ambito territoriale, che offrirà assistenza nella compilazione delle domande.

Una volta raccolte le richieste, verranno predisposte due graduatorie distinte: una per gli appartamenti destinati a lungo termine e una per le soluzioni temporanee. Le classifiche saranno formate sulla base di un sistema di punteggi che tiene conto di diversi fattori, tra cui la situazione familiare, la residenza o l’attività lavorativa sul territorio, e soprattutto la condizione abitativa attuale. Particolare attenzione verrà riservata a chi vive in situazioni inadeguate (come mancanza di un alloggio stabile, sfratti, condizioni di insalubrità o difficoltà logistiche legate al lavoro, allo studio o alla cura) oltre che al livello dell’ISEE.

Il percorso non si chiude però con l’inserimento in graduatoria. Prima di accedere effettivamente agli alloggi, ogni candidato sarà invitato a un colloquio di approfondimento, durante il quale verrà discusso e condiviso il Patto di corresponsabilità. Si tratta di un passaggio chiave, considerato indispensabile per formalizzare l’accesso alle abitazioni e per definire un impegno reciproco tra gli enti e le persone che entreranno nei nuovi percorsi abitativi.