Tanti poli educativi diventati punto di riferimento per circa quattrocento giovani e le loro famiglie
Un progetto li ha messi in rete e rafforzati per superare le difficoltà legate al Covid. “Reti di prossimità contro le povertà educative”
LECCO – Doposcuola, luoghi aggregativi, oratori, sedi delle associazioni: tanti punti educativi, diventati un riferimento per i giovani e le loro famiglie, si sono messi in ‘rete’ facendo squadra per colmare quel vuoto che la pandemia e l’isolamento domestico hanno creato, spesso peggiorando situazioni di disagio già presenti.
E’ il progetto “EducAzioni” che nell’ultimo anno, lavorando in sordina, ha saputo aggregare diverse realtà del mondo educativo e del volontariato, dalle parrocchie alle fondazioni, per unire le forze contro le ‘povertà educative’ e potenziare i servizi esistenti.
Non a caso i primi risultati del progetto sono stati presentati alla parrocchia di San Francesco, a due passi dal viale Turati dove nei mesi scorsi si sono verificati episodi di violenza e risse che, nel mese di ottobre, hanno costretto a chiudere per ragioni di sicurezza l’oratorio.
“Recentemente abbiamo vissuto situazioni diseducative nella nostra zona, ci tenevamo a mostrare invece che buone iniziative ci sono e stanno dando i loro frutti” ha sottolineato padre Gabriele.
Un’iniziativa nata intorno alla fine del 2020, durante la seconda ondata di Covid, “quando alcuni educatori si sono confrontati sulla necessità di provare a far ripartire le attività di supporto scolastico che erano state fortemente ridotte dalla pandemia, anche perché la maggior parte di queste poggiavano sul volontariato – spiega Manuela Farinelli di Sineresi, società cooperativa capofila del progetto – abbiamo aperto un’interlocuzione con il Comune e abbiamo cercato una soluzione affinché questa grande forza presente in città potesse ritrovare la propria spinta”.
Nuove forze e nuove strumentazioni
Quattro le azioni che sono state messe in atto a partire dalla formazione ai volontari rispetto alle modalità di didattica a distanza e alle nuove normative legate all’emergenza sanitaria. Grazie al bando Living Land sono stati inseriti nuovi addetti nelle strutture educative, i cosiddetti “giovani competenti” ad affiancare gli educatori.
“Inserendo nuove forze è stato possibile riaprire i punti educativi e tornare a realizzare le attività in presenza” sottolinea Manuela.
Grazie ai finanziamenti delle fondazioni è stato possibile allestire due aule studio attrezzate con i computer, una all’oratorio San Francesco e una seconda aula alla Casa sul Pozzo di Chiuso, sviluppando dei percorsi formativi non solo per i ragazzi ma anche per i genitori, per aiutarli nella comprensione del linguaggio e degli strumenti scolastici.
Per ogni punto educativo si conterebbero circa 20-25 giovani e giovanissimi (dai 6 ai 17 anni) che lo frequentano, quindi all’incirca quattrocento ragazzi
“Non abbiamo una stima precisa ma il dato potrebbe essere maggiore – aggiunge la referente di Sineresi – la cosa importante è la copertura capillare di questi punti educativi in città, sono infatti presenti nei rioni di Santo Stefano, Belledo, Maggianico, Chiuso, Lecco centro e San Giovanni”.
Una necessità, quella delle famiglie, evidenziata dalle “liste d attesa” per i doposcuola, colme di richieste.
Educare è un investimento sul futuro
“La povertà educativa spesso si traduce in difficoltà nel realizzare percorsi di vita, insistere sull’accompagnamento educativo è un investimento importante per il futuro – sottolinea l’assessore alle Politiche Sociali, Emanuele Manzoni – Gli avvenimenti vissuti di recente non sono la scelta volontaria di vivere nella marginalità ma il risultato di occasioni educative mancate. Questo progetto è un emblema, un percorso per condividere sguardi e punti di vista, cercando di intercettare le fragilità”
Un’iniziativa che parte dai giovani “ma che, attraverso loro, coinvolge le famiglie che vivono delle necessità” rimarca Maria Grazia Nasazzi, presidente della Fondazione Comunitaria per il Lecchese, mentre Pietro Galli della Fondazione Scola ha già annunciato che finanzierà il progetto anche per il prossimo anno.
Il bisogno di essere ascoltati
L’emergenza sanitari ha le sue colpe ma i problemi, per molti ragazzi, partono dalle famiglie: “Quello che rileviamo da loro è soprattutto il bisogno di essere ascoltati, perché a casa spesso si interfacciano con persone sfuggenti – racconta un’educatrice di Sineresi – nei poli educativi creano dei rapporti con i loro pari, sono accolti e ascoltati”.
“Quello che più colpisce è la figura degli adulti che latitano, hanno lasciato soli questi ragazzi” spiegano le volontarie dell’associazione Porto Franco che seguono una trentina di giovanissimi in città con un rapporto di un volontario per giovane.
Sono 25 invece i ragazzi che frequentano il doposcuola della San Vicenzo all’oratorio dei frati: “Erano cinquanta lo scorso anno, le regole sanitarie obbligano ad avere meno persone per aula e così abbiamo dovuto ridurre il loro numero, preservando le situazioni di maggiore fragilità – spiega la volontaria Alida – anche i volontari sono purtroppo diminuiti, da una ventina lo scorso anno oggi sono solo due”.
Ma l’attività non si è mai fermata in questi mesi e guarda con attenzione alle situazioni del quartiere: “Vivendo il rione abbiamo uno sguardo più ampio – prosegue Alida – qualche settimana fa c’erano due ragazzi che giocavano in strada, li ho inviati al nostro doposcuola sentendo le loro famiglie e oggi continuano a frequentarlo con tanta voglia”.