Il corteo per la Palestina attraversa Lecco: “Le guerre non sono lontane, ci coinvolgono qui e ora”

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Corteo Palestina Lecco

La manifestazione, partita da viale Valsugana, sta attraversando la città con tappe simboliche davanti a stabilimenti, banche e luoghi pubblici

Gli organizzatori denunciano il “genocidio in Palestina”, il riarmo globale e le ricadute sul territorio lecchese

LECCO – Il corteo a favore della Palestina annunciato nei giorni scorsi è ora in corso per le vie di Lecco. La manifestazione, promossa dal Coordinamento Lecchese Stop al Genocidio, è partita dopo le 15.00 da viale Valsugana, dove centinaia di persone si sono radunate dietro striscioni, bandiere e cartelli che chiedono la fine delle violenze a Gaza e denunciano il ruolo dell’Occidente nel conflitto.

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Fin dai primi interventi, gli organizzatori hanno assunto toni durissimi, sottolineando come, a loro avviso, “la pace proclamata da chi sostiene gli assassini dei palestinesi non è pace”. Il genocidio, sostengono, non sarebbe iniziato il 7 ottobre 2023 ma “decenni fa, dentro un’ideologia suprematista e coloniale”

Il percorso scelto vuole trasformare la città in una mappa delle responsabilità economiche e politiche legate ai conflitti internazionali.

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La manifestazione, in questo momento in marcia, prevede soste davanti a: Fiocchi, Simecon e Defrem (aziende coinvolte nella filiera delle munizioni e dei materiali per l’armamento); Banca Popolare di Sondrio (accusata dagli attivisti di supportare il settore bellico tramite finanziamenti); Ospedale Manzoni per denunciare i tagli alla sanità in favore dell’aumento della spesa militare; Comune di Lecco per contestare la “privatizzazione dei servizi sociali” e le politiche locali considerate complici del riarmo.

“La guerra non inizia sui campi di battaglia ma dentro le fabbriche, le banche e le scelte politiche dei nostri territori”, hanno dichiarato dal megafono. Il corteo, dopo aver raggiunto Belledo e l’ospedale, sta ora procedendo verso viale Montegrappa per poi scendere in centro, dove è previsto il momento conclusivo davanti al Municipio.

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La piattaforma politica della manifestazione è molto ampia. Gli attivisti chiedono la fine del riarmo europeo – il piano RearMi Europe da 650 miliardi – e denunciano i progetti di aumento della spesa militare italiana “fino al 5% del PIL”. Una scelta che, secondo il Coordinamento, avrà ricadute dirette sui cittadini: “Ogni euro speso per le armi è un euro tolto a scuole, ospedali, servizi sociali”.

Per questo è stata organizzata una tappa simbolica proprio davanti all’Ospedale Manzoni, dove è stato ricordato lo striscione esposto da settimane: “Le spese militari fanno male alla salute”.

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Il movimento lega la causa palestinese anche alla critica del sistema repressivo: dal 41-bis alle leggi sulla sicurezza, fino alla gestione dei flussi migratori, definita un altro genocidio.

Il corteo richiama esplicitamente l’antifascismo, l’antisemitismo, l’anticapitalismo e la lotta al patriarcato come componenti imprescindibili della mobilitazione. Particolare attenzione è stata dedicata alla repressione locale delle proteste: gli organizzatori hanno ricordato le accuse rivolte ai partecipanti alla manifestazione del 28 aprile contro la presenza di gruppi neofascisti in città.

Durante la marcia saranno in corso anche raccolte fondi (birra, tè e vino venduti lungo il percorso) destinate a una cassa di resistenza per le spese legali delle persone coinvolte nei procedimenti giudiziari. Il corteo continua a procedere lungo le strade di Lecco, accompagnato da cori, bandiere e interventi al megafono.

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Inevitabilmente qualche problema al traffico è stato causato a seguito della manifestazione, in aggiunta alle criticità già in essere alla viabilità cittadina, con una massiccia presenza delle forze dell’ordine a seguire il corteo: Polizia di Stato, Questura, Digos, in pattugliamento anche i Carabinieri e a gestire la viabilità la Polizia Locale.

Il messaggio che attraversa tutta la manifestazione è sintetizzato in una frase ripetuta più volte: “La Palestina sarà libera solo se noi, qui in Occidente, sapremo liberarci dai regimi di guerra. Fermare il genocidio significa inceppare la produzione di armi e impedire la conversione militare delle imprese”.

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La conclusione è prevista nel tardo pomeriggio davanti al Comune di Lecco, dove gli organizzatori terranno gli ultimi interventi.