LECCO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una studentessa lecchese in rientro da Londra.
Vorrei raccontarvi della mia esperienza di rimpatrio in questi tempi del Coronavirus. Io sono una giovane studentessa italiana che studia a Londra e ho deciso di rientrare in Italia per vari motivi. Purtroppo la mia esperienza non è stata delle migliori. Il mio viaggio da Londra a Lecco, dove mi sono messa in quarantena è iniziato la mattina del 19 di Marzo ed è durato quasi 48 ore.
Inizialmente ho cercato di prenotare voli con svariate compagnie aeree; voli che, chiaramente sono stati tutti cancellati. Finalmente, con l’aiuto di mia madre sono riuscita a prenotare un volo con Alitalia da Londra a Roma con coincidenza su Milano (purtroppo i voli sono stati comprati su due prenotazioni distinte poiché il sito non autorizzava una sola prenotazione.)
Giunta a Heathrow airport l’aria era già desolata. Pochissimi viaggiatori e tutti muniti di mascherine.
Finalmente stavo tornando a casa però.
Con immenso piacere ho visto che, lo staff Alitalia, prima di far salire i passeggeri a bordo ha fornito mascherine mono uso ai passeggeri non già provvisti di protezione.
Il volo era completamente pieno. Ogni posto occupato. Il pensiero di tornare a casa era il primo per tutti.
Dopo circa mezzora dal decollo le hostess hanno fatto un annuncio: se c’era personale medico a bordo, poiché c’era un’emergenza medica a bordo.
Il pensiero di tutti è stato lo stesso. Lo si leggeva negl’occhi.
Mi sono addormentata.
Mi sono svegliata mentre annunciavano che stavamo atterrando a Milano Malpensa a causa di questa emergenza che necessitava immediata attenzione medica.
Atterrati, un’ambulanza è subito arrivata per aiutare colui che si era sentito male. Ho gettato lo sguardo sul retro dell’aereo e ho visto una persona completamente vestita con tuta, guanti medici, mascherina e tutte le protezioni immaginabili. Dopo un po’ il pilota ha annunciato ai passeggeri di stare tranquilli, che non si trattava di un caso di Coronavirus ma che il paziente aveva ‘semplicemente’ avuto dei problemi respiratori…
Allo stesso tempo, buona parte dei passeggieri si era mobilitata per chiedere se si potesse scendere a Milano visto che era la destinazione finale di molti di noi. Inizialmente la risposta ricevuta è stata si. I nostri biglietti sono stati ritirati cosi che i nostri bagagli potessero essere sbarcati. Sfortunatamente però dopo un po’ il personale aereo ha cambiato idea. (Questo, presumo perché per legge i passeggeri debbano rimanere con i loro bagagli per la durata del viaggio e le nostre valigie avevano destinazione Roma). Immagino possiate tutti immaginare il subbuglio che si è creato sull’aeromobile, persone che discutevano perché c’era chi voleva scendere, chi semplicemente arrivare a Roma e chi si lamentava perché ormai la coincidenza per Milano era andata persa. Un passeggero ha perfino avuto la brillante idea di chiamare la polizia e di dire che era stato sequestrato (o almeno questa è stata la spiegazione che si vociferava per il fatto che la polizia fosse salita in aereo).
Dopo essere stati trattenuti sulla pista per circa tre ore, finalmente l’aereo era pronto per ripartire per Roma. Una ragazza nella fila a fianco alla mia ha avuto un piccolo attacco di panico. Siamo pero giunti a Roma dopo circa 6 ore.
Una volta atterrata ho ritirato i miei bagagli. Nessuno ha controllato se io o gli altri passeggeri avessimo la febbre nonostante noi arrivassimo da un paese che fino ad allora non aveva preso particolari provvedimenti per il contenimento del Coronavirus. In ogni caso, sono andata alla biglietteria di Alitalia per chiedere se potevano mettermi su un volo per Milano la sera stessa. No. Il primo volo sul cui potevano mettermi era quello delle 15.00 del giorno successivo, ovvero 20 ore dopo. Ho chiesto se per caso la compagnia avesse previsto un hotel per coloro che avevano perso la coincidenza ma sono stata trattata come se stessi facendo una richiesta insolente e ancor più quando ho chiesto se Alitalia mi avrebbe dato un rimborso, mi è stato detto: beh può provare sul sito se vuole. L’idea di passare una notte in aeroporto di questi tempi era davvero follia perciò ho prenotato una stanza di tasca mia.
Il viaggio del giorno dopo è andato meglio e sono riuscita ad arrivare al mio domicilio e mettermi in quarantena solitaria da cui sto scrivendo questo articolo.
Ora mi chiedo, in circostanze cosi anomale come quelle che stiamo vivendo è davvero possibile lasciare un aereo stracolmo di gente fermo su una pista per tre ore? Davvero non era possibile prendere misure straordinarie? E’ davvero possibile che in un paese che ha subito e sta ancora subendo cosi gravemente le conseguenze del coronavirus all’aeroporto di Roma non ci siano controlli?
Sono grata ad Alitalia per avermi riportata a casa ma il resto lo lascio a voi.
Erica Rompani