Il ricordo della spedizione lecchese in aiuto del Polesine alluvionato
Le barche di Pescarenico salvarono 500 persone dal tumulto delle acque
LECCO – “La notte dei miracoli”, così fu definita quella trascorsa il 16 novembre del 1951, quando l’allora sindaco di Lecco, Ugo Bartesaghi, ricevette la richiesta d’aiuto dalla prefettura di Como: il Po, a causa di una forte alluvione, aveva straripato portandosi con se interi paesi, una catastrofe che colpì la provincia di Rovigo e in parte quella di Venezia.
L’appello non cadde nel vuoto, in poche ore il primo cittadino riuscì ad organizzare una spedizione di uomini e mezzi di soccorso che dal capoluogo manzoniano raggiunsero le zone alluvionate, tra cui quindici barche a fondo piatto dei pescatori di Pescarenico che potevano muoversi più agevolmente di altre imbarcazioni sullo scenario di intervento. A queste si aggiunsero quattro natanti forniti dalla Canottieri di Lecco, un battello della ditta Vassena, galleggianti vari e alcuni autocarri forniti dalle ditte Fiocchi, SAI, Badoni, TPL, Moto Guzzi e Comi.
Settant’anni dopo quei fatti, Lecco ha voluto ricordare l’impegno dei propri concittadini in quel drammatico frangente e lo ha fatto con l’omaggio al cippo collocato in Piazza Era nel 2008 e rievocando le parole scritte nel suo diario dal sindaco Bartesaghi durante quei giorni, attraverso le parole di alcuni volontari di Protezione Civile e gli studenti delle scuole Enaip e Badoni.
“C’è un grande sentimento di emozione nel ripercorrere una storia contemporanea, che è ancora attuale, di una comunità lecchese che ha saputo reagire al meglio, istantaneamente quando ce n’era bisogno – ha sottolineato il sindaco Mauro Gattinoni – E’ stato così settant’anni fa e lo è ancora oggi. Bartesaghi, allora giovane (aveva solo 28 anni), di fronte all’urgenza era riuscito in sole sette ore a mettere in piedi una macchina dei soccorsi coinvolgendo la città, i pescatori, le aziende”.
“Fu quella occasione– ha aggiunto Gattinoni – quello squillo di telefono nella notte, l’atto di nascita della nostra Protezione Civile e si stima siano stati 500 gli abitanti del Polesine salvati dai nostri pescatori in quei giorni. Oggi i mezzi e le tecnologie sono cambiate, ma è tuttora importante la capacità di organizzarsi e coordinarsi per gestire le emergenze”.
Un episodio, quello del Polesine, “che ha ancora tanto da insegnarci – ha rimarcato Monica Cameroni, referente della Protezione Civile lecchese – oggi come ieri è importante essere preparati ad eventi di questo tipo. La nostra città conta una cinquantina di volontari a cui va il nostro ringraziamento per il loro impegno”.
Nel corso della mattinata, che ha visto partecipare anche i bambini delle scuole De Amicis e Damiano Chiesa, è stato anche inaugurato un nuovo furgone della Protezione Civile.
“Lo spirito altruista di Lecco parte da lontano – ha rimarcato il prefetto Castrese de Rosa – una città stupenda che ogni volta riesce a dare grande prova di sé. Queste tragedie ci insegnano molto e soprattutto che investire sulla Protezione Civile non è mai un investimento perso”.