L’iniziativa, diventata ormai una tradizione dell’istituto superiore brianzolo, ha preso avvio ieri, lunedì
Focus sulla guerra, ieri e oggi, durante la Settimana del successo formativo a Villa Greppi
MONTICELLO – Ha preso il via ieri, lunedì, la “Settimana del successo formativo”, l’originale proposta formativa fiore all’occhiello dell’istituto Greppi di Monticello, ideata per fornire l’occasione non solo di recuperare per chi ha avuto insufficienze durante il primo trimestre, ma anche di svolgere attività di approfondimento con docenti della scuola, esperti esterni o studenti.
Una bella esperienza, diventata ormai una collaudata tradizione dell’istituto scolastico superiore, raccontata ai nostri lettori dalle studentesse Irene Costamagna, Laura Brivio, Giulia Lintas e Sofia Cogliati nel testo che vi proponiamo qui sotto.
Ieri (lunedì, ndr) è iniziata la “Settimana del successo formativo” dell’istituto Greppi di Monticello Brianza, una settimana di scuola diversa, in cui gli studenti e le studentesse, dopo le fatiche della prima parte dell’anno, possono dedicarsi al recupero delle discipline in cui hanno avuto risultati insoddisfacenti ma anche godere della vasta proposta di attività
organizzate dalla scuola.
In occasione della prima giornata, tra i molti approfondimenti, sono stati proposti due
approcci molto diversi per trattare di guerra.
Mazzate nel medioevo: tra realtà e fantasy
Lancia smussata e cotta di maglia addosso, così si presenta Giulio Galluzzi, vestito da
cavaliere del XIII secolo. L’incontro, suddiviso in vari capitoli, non solo spiega le caratteristiche delle armi medievali, ma chiarisce anche alcuni luoghi comuni sulla figura del cavaliere. Con esempi concreti e perfino una simulazione di duello, vengono mostrate agli spettatori tecniche di combattimento antiche.
“La componente più importante per una spada non è l’affilatezza, ma l’elasticità”- dice
Giulio, mentre piega la spada con la sola forza delle sue braccia – “è ciò che le impedisce
di spezzarsi nel mezzo dello scontro”.
Emerge dalla conferenza che nulla, dalla costruzione all’utilizzo dell’armamento, è
lasciato al caso nell’arte della guerra: “Quelli che per voi sono reperti storici, per i cavalieri
del XIII secolo erano strumenti di sopravvivenza. Non stupitevi dal fatto che fossero
studiate meticolosamente”.
Nel tentativo di creare un’immagine più eroica possibile i media e la pop culture sono i
principali artefici della visione distorta del cavaliere. “Molte persone non sanno che l’arma
principale di un cavaliere non era affatto la spada” – spiega il relatore – “ma la lancia, che
permette di mantenere la distanza dal nemico e gli rende difficile difendersi”.
La missione di Giulio è quella di rendere giustizia ai cavalieri e alla loro storia, troppo a
lungo distorta e tralasciata. Ancora meglio è farlo in modo dinamico.
Scenari di Crisi
“Ho sempre avuto una passione che ora cerco di soddisfare facendo il giornalista, la
curiosità di chiedermi quali siano le cause delle brutte notizie che sentiamo arrivare
dall’esterno”. Così esordisce Emanuele Valenti, giornalista di esteri per “Radio Popolare”,
che questa mattina ha tenuto una conferenza sulle crisi odierne.
La conferenza si è posta due obiettivi principali: non solo parlare di attualità, ma anche
approfondire la figura del giornalista.
Vengono mostrati ai ragazzi video di testimonianze di torture e di prigionie avvenute in
Siria: “Parole dure che racchiudono i soprusi della dittatura degli ultimi 50 anni.” – dice
Valenti – “Prima della caduta del regime, entrare in Siria era troppo pericoloso.”
Quella della Siria è solo una delle tragiche storie di cui Emanuele Valenti discute con gli
studenti. Nell’incontro si è parlato dei cambiamenti politici che hanno scosso il Medio
Oriente negli ultimi decenni e nella stretta attualità. Non è possibile parlare di politica e di
economia senza in qualche modo discutere di ciò che accade nel Mediterraneo orientale.
Com’è possibile per un giornalista mettere ordine nel caos che ci circonda? La cruda
conoscenza di ciò che accade e la capacità di scrivere non fanno necessariamente un
buon giornalista: “Per capire la complessità che sta là fuori ci vuole prima di tutto la
passione. Non negherò che si tratta di una professione che richiede un grande studio, ma
la passione è la chiave per avere una marcia in più”.
Bisogna ricordare che la possibilità di veicolare informazioni non è prerogativa esclusiva
dei giornalisti: nelle guerre così come nella vita di tutti i giorni la disinformazione inquina il web e la comunicazione. Per questo sta ai giornalisti essere presenti in prima persona e rappresentare delle fonti sicure.
Irene Costamagna, Laura Brivio, Giulia Lintas, Sofia Cogliati
Studentesse dell’istituto Greppi di Monticello Brianza