L’Hospice Il Nespolo ai tempi del Covid: “Sempre attenti ai malati e alle loro famiglie”

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L'hospice il Nespolo di Airuno

Intervista a Daniele Lorenzet, presidente dell’associazione Fabio Sassi che gestisce l’Hospice Il Nespolo

Tante difficoltà, anche economiche, per la struttura che ha sede ad Airuno, ma la forza di essere sempre riusciti a garantire l’accesso per i familiari

AIRUNO – Lavorare per ripartire, il prima possibile, a tutti gli effetti e con nuovi progetti. E’ il grande sforzo, anche economico, che l’associazione Fabio Sassi sta portando avanti in questi mesi di crisi sanitaria per continuare a garantire la dignità del fine vita in un tempo caratterizzato dalle incertezze, dalle difficoltà e dalle complicanze legate all’emergenza Covid.

Come tutte le strutture di ricovero, alle prese con pazienti fragili e delicati, anche l’Hospice il Nespolo ha dovuto affrontare e gestire situazioni critiche, legate allo stravolgimento delle abitudini e delle consuetudini che il Covid ha comportato. Dalla necessità di acquistare e far indossare dispositivi di sicurezza a quella di dover ripetutamente sanificare i locali, passando per i test sierologici a cui sottoporre volontari e personale fino all’aspetto, tutt’altro che secondario, di continuare a garantire le visite dei parenti ai malati.

Daniele Lorenzet, presidente della Fabio Sassi

 

Un periodo difficile

“Non è stato e non è tutt’oggi facile – ammette Daniele Lorenzet, da qualche mese eletto presidente della Fabio Sassi, l’associazione che gestisce l’Hospice Il Nespolo di Airuno -. Ci confrontiamo praticamente ogni giorno con decreti e ordinanze in continua evoluzione che vanno calate nella nostra realtà. Non solo, ma anche i costi di gestione sono aumentati mentre sono diminuiti, a causa dell’impossibilità a svolgere e realizzare eventi benefici, gli incassi”.

Nonostante ciò, lo sforzo resta quello di offrire servizi a livelli alti, rendendo la struttura accogliente non solo per le persone ricoverate ma anche per i familiari, a loro volta alle prese con le fatiche di affrontare la sofferenza, anche psicologica, di vedere i propri cari lottare con malattie complesse e molto spesso senza via d’uscita.

Accesso garantito ai parenti

“Ci siamo sempre impegnati, fin dalla prima ondata nella scorsa primavera, per garantire l’accesso ai parenti all’Hospice – continua Lorenzet, volto noto nel Meratese per l’impegno amministrativo nel Comune di Osnago fino allo scorso anno – . Anche quando nelle Rsa questa possibilità veniva tolta, la direzione sanitaria si è presa la responsabilità di ammettere un parente al giorno, chiaramente nello scrupoloso rispetto delle normative anti Covid”.

Dal 1989 la Fabio Sassi, dal 2002 Il Nespolo

Perché, la filosofia di fondo della Fabio Sassi, l’associazione nata nel 1989 dalla capacità di trasformare il dolore per la morte di un giovane meratese malato di tumore (Fabio Sassi), in un servizio pioneristico per l’intera comunità, è rimasta, oggi come allora, quella di garantire la dignità della persona anche nel fine vita. “La nostra mission è quella, ovvero di offrire ai malati terminali, nel rispetto dei loro valori e dei loro desideri, un mantello, un pallium che li protegga nel difficile viaggio attraverso la malattia e verso il termine della vita, seguendo la strada indicata dal professor Vittorio Ventafridda, allora direttore del servizio di terapia del dolore dell’Istituto Nazionale per la Ricerca e la Cura dei Tumori di Milano, e di pochi altri illuminati pionieri come il “nostro” dottor Mauro Marinari”.

In forze 214 volontari

Un obiettivo strategico che si è tradotto in un imponente sforzo economico per garantire a tutti, ad esempio, i dispositivi di sicurezza adeguati e far tornare (questo solo con la seconda ondata) i volontari a poter prestare servizio nelle fasi di accoglienza alla reception o al telefono. Quelli che hanno dato la disponibilità a tornare in servizio (sono 214 quelli totali, ndr) sono stati così sottoposti ai test sierologici e hanno dovuto frequentare corsi ad hoc per imparare a effettuare il triage ai parenti in visita o ai fornitori dell’Hospice. Il ritorno in forze dei volontari ha costituito un importante sgravio di incombenze per il personale sanitario, alle prese con la complessiva riorganizzazione della struttura dove sono previsti 12 posti letto, ognuno in stanza singola.

Il diario con i volontari

Tra le tante difficoltà riscontrate, anche quelle di mantenere il rapporto con i volontari, bloccati nelle loro case durante il primo lockdown. E così Lorenzet, arrivato alla Fabio Sassi proprio come volontario, ha così deciso di tenere una sorta di diario quotidiano mandando a tutti i soci del sodalizio una mail ogni sera, ricapitolando le principali novità, le emozioni e gli argomenti di maggior interesse del momento. “Lo faccio tuttora traendo spunto da articoli di giornali e testi di canzoni. E’  un modo per tenere un contatto importante, sentirci tutti parte della stessa squadra”. Consapevoli che, solo uniti si potranno affrontare le nuove sfide, a partire da quella, tutta in salita, di un bilancio con troppi segni meno.

Meno donazioni per l’Hospice

Da quando è nato, nel 2002, dalla necessità di trovare una struttura dove ospitare e prendersi cura dei malati terminali, l’Hospice (totalmente gratuito per i pazienti) si è sempre mantenuto, essendo una struttura accreditata, grazie al finanziamento regionale (che copre circa i due terzi dei costi) e grazie alle raccolte fondi, alle iniziative e alle donazioni effettuate da sponsor e privati che hanno sempre riconosciuto la strategicità del servizio svolto a favore del territorio.

Il possibile disavanzo

Inutile dire che l’emergenza Covid ha rovesciato, anche qui, gli equilibri non solo interrompendo la catena di solidarietà, fatta di sfilate, spettacoli, tornei e banchetti benefici ma anche calamitando su di sé, esattamente come è avvenuto in ospedale, tutte le priorità, le urgenze e la solidarietà. Ma il resto non è magicamente scomparso. “Siamo rimasti sempre aperti e attivi, pronti a ospitare nuovi pazienti. Consapevoli che quest’anno, complici le minori donazioni e i maggiori costi, molto probabilmente ci sarà un disavanzo, stimato in circa 120mila euro, che troveremo il modo di ripianare”. Anche contando su una generosità di un territorio che non ha mai fatto mancare l’affetto al suo Hospice.