Partecipato incontro martedì sera in sala civica promosso dal comitato Tutela Salute pubblica di Osnago
Alfio Turco, della società Polab, ha illustrato il quadro normativo del settore. In prima fila gli amministratori di Osnago, Cernusco e Lomagna
OSNAGO – “Non abbiamo di fronte un tema esclusivamente amministrativo, patrimoniale, ambientale o urbanistico. Le esigenze sono tante e l’obiettivo è riuscire a portare i servizi restando sostenibili. Per questo è importante, per non dire fondamentale, un processo di pianificazione”.
Sono state tante le informazioni e i dati, anche molto tecnici, snocciolati martedì sera da Fulvio Turco, fondatore di Polab, società che fornisce consulenze agli enti pubblici nel campo dell’elettromagnetismo ambientale, durante la serata promossa dal Comitato Tutela Salute Pubblica, per capire strumenti e strategie nelle mani delle amministrazioni comunali e della popolazione per contrastare il proliferare incontrollato delle antenne di telefonia mobile.
Introdotto brevemente da Caterina Manca, presidente del gruppo spontaneo di cittadini nato non solo contro l’antenna ma anche per chiedere un maggior coinvolgimento della popolazione in temi importanti come quello dell’elettrosmog, Turco ha spiegato, con l’ausilio di slides proiettate in sala, il difficile quadro normativo all’interno del quale ci si muove oggi in questo settore. “La Polab è una società nata nel 2001 in provincia di Pisa con una partecipazione pubblica. Abbiamo fornito supporto specialistico a Comuni di 19 regioni, circa mille progetti, per la pianificazione delle reti di telefonia mobile, nonché regolamenti procedimenti amministrativi e contenziosi. Abbiamo lavorato tanto in questi anni anche per sensibilizzare il legislatore. Devo però dire che ogni volta che si è insediato un governo tecnico è andata peggio per questo settore” ha aggiunto, lanciando un affondo diretto nei confronti dell’eccessiva liberalizzazione dell’ambito.
“L’installazione di impianti di telefonia mobile viene equiparato a opera di urbanizzazione primaria, come le strade. L’unico paletto imposto è con i limiti di esposizione, fissati ulteriormente nella legge del 2020”.
In maniera chiara, Turco ha precisato che non è possibile percorrere la strada delle ordinanze contro le antenne 5G citando l’esempio dei provvedimenti presi da diversi Comuni nell’estate 2020, spazzate via dai ricorsi al Tar. Ha poi aggiunto che neppure i regolamenti comunali possono contenere vincoli generalizzati avendo il legislatore previsto la possibilità di individuare delle localizzazioni da scegliere per “minimizzare la ricaduta sui luoghi sensibili”.
Il regolamento comunale resta quindi e comunque lo strumento da contrapporre agli operatori privati che possono beneficiare di procedimenti amministrativi sempre più semplificati. Da qui l’esigenza di trovare la migliore localizzazione capace di sposare le esigenze di tutti. Una sfida a cui, è questo l’appello del consulente, i Comuni devono farsi trovar pronti. Come? Insieme ad altri, come suggerito da Osnago oppure da soli, come rivendicato con orgoglio da Cernusco? Incalzato dalla domanda diretta dell’assessore cernuschese Andrea Passavanti, in prima fila all’incontro insieme ai sindaci di Osnago e Lomagna Paolo Brivio e Cristina Citterio e al capogruppo di minoranza a Cernusco Gabriele Gavazzi, Turco non si è sbilanciato: “E’ chiaro che una pianificazione strategica di area permette un’ottimizzazione degli impianti, ma il piano resta comunale e ciascun regolamento deve tenere conto di ciò che esiste fino a 300 metri dal confine”.
Rispedita al mittente la contrapposizione politica tra i due Comuni, il professionista ha ribadito in più occasioni l’importanza del processo partecipativo, ricordando come il 30 novembre di ogni anno le società debbano depositare il programma di sviluppo fornendo indicazioni delle zone dove intendono operare negli anni successivi.
“L’arrivo del 5G pone le condizioni per un riassetto e completamento del quadro normativo e delle funzioni dei vari soggetti pubblici e privati coinvolti” ha aggiunto, puntando l’accento sulla necessità per i Comuni di superare il vuoto legislativo in materia, costruendo un percorso consolidato e validato per realizzare una “rete efficace ed efficiente, anche in termini di garanzie sulle ricadute territoriali”. L’obiettivo, perseguibile tramite un piano antenne, è quindi quello di armonizzare le istanze dei diversi portatori di interessi senza dover alterare gli obiettivi della minimizzazione dettati dal legislatore.