Imprese e territorio, parola ai direttori: Alberto Riva (Confcommercio)

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Alberto Riva
Alberto Riva, direttore di Confcommercio Lecco

Lecco è una provincia accogliente per le imprese? Il ‘Sistema Lecco’ serve ancora? Quali saranno le sfide del futuro per il territorio?

Ne parliamo con Alberto Riva, direttore di Confcommercio Lecco, l’associazione dei commercianti

LECCO – Il punto di vista delle aziende attraverso la voce di chi le rappresenta: le associazioni di categoria. Con loro abbiamo deciso di approfondire il rapporto tra imprese e territorio, le opportunità e le criticità da risolvere ma anche le nuove sfide da cogliere, conoscere lo stato di ‘salute” delle imprese dopo l’emergenza Covid e le difficoltà attuali, sapere come digitale e innovazione incidano nel modo di lavorare nelle aziende e quali evoluzioni ci sono state negli ultimi anni.

In questo servizio ne parliamo con Alberto Riva, direttore di Confcommercio Lecco:

Possiamo definire la nostra provincia ‘accogliente’ per le imprese?

“Sì, in parte. Per essere più attrattivi è necessario investire meglio e di più sulla viabilità, ma complessivamente sì; il nostro è un territorio ancora attrattivo per il manifatturiero e si sta sviluppando nel settore turistico. Serve però incrementare i trasporti: strade, servizio ferroviario ma anche la navigazione con l’auspicio che venga regionalizzata avendo così una governance più vicina con la possibilità di superare certe criticità”.

Quali sono i punti di forza?

“Da sempre abbiamo una forte cultura del lavoro, personale molto preparato in tutti i settori e l’inventiva dei nostri imprenditori, la loro voglia di fare, la loro capacità imprenditoriale. Ci sono storie di imprese lecchesi che tengono testa a multinazionali giocando sull’innovazione di processo”.

Pensate che gli enti locali (Comuni e Provincia) e Regione stiano facendo abbastanza per il sostegno alle imprese favorendo lo sviluppo di quelle esistenti e magari la nascita di nuove realtà?

“Ultimamente no. Regione supporta bene le imprese, alcuni comuni a livello territoriale lo fanno, altri no. A Lecco, nel nostro settore in particolare, non stiamo riscontrando il supporto necessario”.

Si incolpano spesso gli Amministratori e i politici di arrovellarsi nel cercare soluzioni ai problemi dell’ultima settimana, anziché elaborare piani strategici in grado di affrontare e risolvere le sfide di lungo termine. Al riguardo, che consigli darebbe e su cosa lavorerebbe se fosse al loro posto?

“Consiglierei di dare più ascolto agli imprenditori e alle associazioni di imprese che lavorano per superare i problemi che si incontrano quotidianamente. Un ascolto sul reale: non abbiamo la pretesa di insegnare ad altri, ma la parte politica deve abbandonare quella supponenza di chi crede di sapere tutto”.

Secondo lei perché è così difficile allinearsi su obiettivi comuni, intraprendendo magari strade diverse ma mantenendo tuttavia la medesima direzione? A volte si ha la sensazione che qualcuno faccia inversione di marcia e inizi a viaggiare nella direzione opposta.

“A mio avviso perché si sono persi di vista gli obiettivi comuni. Noi lecchesi eravamo abituati a focalizzarci su un obiettivo, si analizzava, si discuteva e ci si confrontava anche in maniera accesa, ma tutti convergevano in quella direzione e a tutti era chiaro il traguardo da raggiungere. Oggi manca una regia, se non un vero e proprio regista, che sappia individuare nuovi obiettivi, chiari e condivisi. Comunque non sono pessimista. Il territorio esprime già oggi persone di valore, dotate di quelle capacità e di quella vision che oggi sembrano mancare”.

Sistema Lecco (ovvero la sistematica e stretta collaborazione tra enti di categoria e politica) è un’esperienza che si è interrotta. Deve essere ripristinata? Come? Quali errori sono stati fatti in passato?

“Non ritengo siano stati fatti degli errori, ritengo invece che quel tipo di collaborazione si sia allentato. Il Sistema Lecco era appunto caratterizzato da un obiettivo comune: quello di unire le forze e guardare tutti nella stessa direzione. Questo sguardo comune oggi manca, ma è pur vero che sono cambiati i tempi ed è venuto meno il ruolo di guida della politica. La priorità quindi non è ricreare quel sistema ma, come detto, individuare un target comune, ritrovare una vision condivisa per la Città di Lecco e il suo territorio”.

Qual è la sua vision per la Lecco “futura”? In che ambiti lavorerebbe maggiormente, dove investirebbe, cosa cambierebbe e cosa lascerebbe di virtuoso che già c’è?

“Personalmente darei più spazio al rapporto con il Politecnico e investirei sul sapere e sulla conoscenza. Avere in città laboratori, spin-off e centri di ricerca vuol dire non solo innovazione per le imprese di diversi settori, ma anche indotto per i servizi, il commercio e il turismo”.

Dopo il Politecnico, vera grande conquista del Sistema Lecco, quale potrebbe o dovrebbe essere la prossima?

“Un obiettivo è sicuramente il turismo e la regionalizzazione della navigazione può essere uno strumento per incrementarlo, Con lo sviluppo del turismo crescerebbero anche altri settori. Non solo sul lago, pensiamo ai Piani Resinelli dove si potrebbe investire per renderli più attrattivi anche in chiave sportiva, facendone un punto di riferimento per i ritiri estivi delle squadre. E’ una proposta che il nostro presidente Antonio Peccati aveva già suggerito in passato”.

Camera di Commercio. Ha giovato oppure no l’unione con Como? Come far valere maggiormente il peso di Lecco in questa unione?

“La fusione delle due camere inizialmente ha presentato alcuni problemi e qualche tensione. Oggi possiamo dire che l’unione ha raggiunto un buon grado di integrazione e collaborazione. E’ evidente che i due territori, Lecco e Como, hanno due pesi differenti e Como, guardando anche ai numeri, è avvantaggiata. E’ servita molta volontà per integrarsi maggiormente e superare gli attriti iniziali. Con il prossimo rinnovo camerale auspico da lecchese che il futuro presidente sia espressione del territorio, perché sarebbe un ulteriore passo verso un maggiore equilibrio”.

Imprese. Com’è la salute dei vostri associati?

“Complessivamente buona, ma non si può generalizzare. Nell’ambito del turismo, sia prima che dopo la pandemia, sono stati degli anni bellissimi in termini di lavoro e fatturato. Vi sono poi alcuni settori come quello dell’abbigliamento che stanno facendo fatica, anche i concessionari d’auto per un periodo hanno avuto le loro difficoltà. Ora i rincari energetici stanno riducendo di molto i margini delle imprese. E’ un periodo di fatiche, ma la salute delle aziende è buona. Speriamo che nel 2023 vengano superate queste difficoltà”.

Dopo il Covid e con la guerra in essere quali nuovi problemi sono emersi. Sono stati risolti/vinti?

“Nei problemi ci sono sempre delle opportunità. Il Covid ha portato nel commercio la riscoperta di una modalità di servizio che era stata dimenticata, ovvero il delivery e ha dato nuova visibilità e slancio alle attività sotto casa. Un’opportunità che le nostre imprese hanno colto”.

Come vede in un futuro sempre più globalizzato i vostri associati e l’associazione stessa?

“Tra dieci anni come associazione avremo sul territorio molte più imprese turistiche: (dalle attività ricettive, alla ristorazione e quelle per la cura della persona). L’associazione deve saper intercettare quelle nuove professioni che si stanno sviluppando e che si svilupperanno in futuro”.

Quali sono le nuove sfide e come le state affrontando al fianco dei vostri associati?

“Una delle sfide di questi ultimi anni è far capire ai nostri associati la potenza e l’utilizzo del digitale come leva. Un mezzo da utilizzare in maniera professionale per aumentare il proprio giro di affari. Per questo abbiamo implementato i corsi formativi dedicati. Se il confronto con i grandi dell’e-commerce può spaventare, conoscere e saper usare il loro stesso strumento è un’arma decisamente utile per i nostri commercianti”.

Quali sono i servizi più richiesti?

“Quelli più tradizionali: contabilità e paghe sono lo zoccolo duro, ma stiamo incrementando anche i servizi dedicati al digitale e alla sostenibilità. Poi rimane in costante crescita anche la formazione. L’utenza dei nostri corsi aumenta ogni anni di più, sia in modalità on line che in presenza. La nostra capacità è intercettare le imprese, capire di cosa hanno bisogno e cercare di fornirglielo”.

Quali i nuovi progetti che avete in cantiere?

“Siamo concludendo la ristrutturazione del palazzo di via Roma, acquisito in anni recenti dal Comune di Lecco. In parte sarà messo a reddito e in parte vi trasferiremo gli uffici per l’attività di formazione. Altri obiettivi a breve termine sono iniziare a lavorare per intercettare le nuove imprese che stanno nascendo sul territorio e altri che riguardano l’organizzazione interna dell’associazione”.

Potete fare degli esempi positivi di innovazione tra le vostre imprese?

“Nel settore della ricettività possiamo citare Silvia Nessi che ha saputo creare un albergo diffuso a Mandello del Lario. Un esempio di capacità imprenditoriale e innovazione. In un ambito totalmente differente come quello della ferramenta, la Ditta Luigi Azzoni di Lecco nel corso degli anni ha saputo innovarsi, così come nel settore dell’abbigliamento la Legea di Mattia Maddaluno è passata da una piccola realtà di città all’attuale azienda ben strutturata capace di allargare il proprio bacino di vendite all’estero, dalla Svizzera fino a New York”.

 


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