LECCO – “Settimana scorsa sono stato aggredito da alcuni ultrà mentre mi trovavo all’interno degli uffici della Calcio Lecco” il presidente Stefano Galati si sfoga e racconta i suoi malumori dovuti alla ultime burrascose vicende. Malumori che potrebbero portarlo a una resa.
Secondo il presidente, infatti, la scorsa settimana alcuni ultrà lo avrebbero raggiunto al Rigamonti Ceppi e lo avrebbero aggredito verbalmente. In Questura risulta depositata una denuncia contro tre ignoti.
“Se questo deve essere il calcio che si merita Lecco vada avanti qualcun altro, sono qui per fare Calcio e non per rischiare la mia vita, siamo pure in serie D e tutto dovrebbe essere messo al posto giusto”.
Galati appare molto amareggiato, ma, poi, i toni si placano e il presidente sembra voler cercare ancora una conciliazione: “Io non ce l’ho con i tifosi, nemmeno con quelli che mi hanno minacciato, posso capire il loro stato d’animo, però dovrebbero sapere che così non migliora nulla, anzi…I problemi non nascono con Galati, arrivano da molto più lontano”.
Il presidente non fa nomi, ma tiene però a precisare ancora una volta che lui è solo “la parte finale di problemi gravi”.
“Mi avevano raccontato alcune cose, ma me ne sono ritrovate altre – spiega Galati – ad esempio ci sono ex calciatori, ex allenatori, Raineri, Roncari, i fratelli Ratti e altre persone che hanno lavorato per la società che hanno fatto vertenza. Io di questo non ne sapevo nulla, nessuno mi aveva messo al corrente”.
“Mi accusano di non pagare, ma tutti gli stipendi arretrati non sono stati a causa mia”. Galati torna anche sul discorso dei soldi che i dipendenti ancora non hanno ricevuto: “Il segretario Ivan Corti, ad esempio, ha mensilità arretrate, ma io ho già pagato i due stipendi che mi competevano”.
Sempre riguardo alla gestione economica Galati racconta: “Sono stato accusato di non voler spendere un euro per il Lecco, ma non è così, le cose bisogna spiegarle bene. Ad esempio, mi hanno incolpato di non voler pagare una fotocopiatrice, ma in realtà io ho solo detto che spendere 6 mila euro per fare delle fotocopie era una spesa inutile, oltretutto avendo già una macchina funzionante”.
Il presidente parla, poi, del premio che la Federazione riconosce a chi mette in campo i giocatori “giovani”. Premio che la Calcio Lecco nello scorso campionato non si è guadagnata.
“Nelle ultime giornate di campionato aveva dato precisa indicazione di mettere in campo i calciatori più giovani per poter ricevere il premio della federazione – racconta – ma non sono stato ascoltato, la squadra in campo non la metto io…è dunque colpa mia se questi soldi non li abbiamo presi?”
C’è anche il discorso delle varie multe che la società ha preso durante l’anno per il comportamento di alcuni tifosi: “Le multe creano debiti alla società, ma sono forse io che vado allo stadio a rompere porte o altro? E’ giusto che ognuno si prenda le proprie responsabilità per poter lavorare bene”.
Galati rapporta poi la sua esperienza lavorativa all’essere imprenditore nel campo delle squadre di calcio e afferma: “Vincere un campionato non significa per forza dover avere a disposizione tantissimi soldi, anzi la Calcio Lecco non ha mai fatto cose avventate o sbagliate, ma è stata sulle sue, evitando così “guai peggiori” come è successo ad altre società negli scorsi anni”.
Tirando le somme, quello tra Galati e i tifosi è un rapporto che stenta a decollare e che, a questo punto, potrebbe anche finire ancor prima di essere cominciato.
Il presidente, infatti, non appare più così determinato a restare come, invece, riferiva fino settimana scorsa e difatti conclude lasciando aperto l’interrogativo: “Rimanere con queste minacce o andarmene lasciando ad altri questa patata bollente?”