LECCO – Quando la storia chiama, il Lecco risponde. Nel 1977, la Coppa Anglo-Italiana chiamò i semiprofessionisti dell’allenatore Oscar Massei a partecipare a un singolare torneo internazionale. I blucelesti risposero presente e vinsero quella Coppa. Oggi, a 35 anni di distanza, un lecchese ha voluto raccontare questa storia in un libro capace di richiamare in città i protagonisti di quel trionfo. Emmanuele Michela, il giovane autore laureato in Storia, ha presentato presso la sala stampa della Calcio Lecco il suo libro, “Lecco 1977. Volti di una storia Anglo-Italiana”. E sul campo del “Rigamonti-Ceppi” sono scesi nuovamente i campioni di allora.
Il tecnico argentino Oscar Massei, Potito Pota, Fabio Corti, Lele Ratti, Paolo Gustinetti, Daniele Cerletti, Roberto Santi, Raphael Massei, Adelio Filacchione, Gilberto Martignoni, Gianpiero Pozzoli e il massaggiatore Giancarlo Tonelli sono tornati ad abbracciarsi in quello che fu per loro il teatro di tante battaglie, tanta fatica e tanti successi.
Non tutti sono riusciti a presentarsi all’appuntamento, ma hanno comunque fatto giungere il loro affettuoso saluto: Gilberto Bonini, Francesco Navazzotti, Angelo Marchi, Renato Acanfora, Maurizio Zandegù, Evert Skoglund, Piero Volpi e Giuseppe Galluzzo.
Saliti in sala stampa, è toccato a Marco Corti, caporedattore della Provincia di Lecco, introdurre gli ospiti. “Fa un certo effetto ritrovarsi dopo 35 anni per onorare questa coppa internazionale del 1977, che gli appassionati ricordano con piacere. Quell’anno si vinse anche la coppa Italia semiprofessionisti. Mancò solo la promozione in B. Questa Coppa l’ha voluta rispolverare un giovane, Emmanuele Michela. Siamo riusciti a coinvolgere una serie di giocatori di allora e il mister, che passa la maggior parte del tempo in Argentina, ma ha ancora il Lecco nel cuore. Il libro racconta una vicenda sportiva, ma dai risvolti anche umani. Ha dato un’occasione per rivedersi in questo anno molto particolare. La società sta facendo di tutto per recuperare questa Coppa, scomparsa, come forse saprete, da qualche anno. Ringrazio la società con Paolo Cesana e il senatore Antonio Rusconi, presidente della Cento Bluceleste. Ringrazio anche il Comune di Lecco, rappresentato da Elisa Corti”.
Da mercoledì 28 novembre, il libro di Emmanuele Michela sarà allegato alla Provincia per un mese, al costo di 4,80€
“Grazie di cuore per essere venuti – esordisce l’appassionato autore – Senza l’aiuto di tante persone non sarebbe stato possibile. Un grazie enorme a questi giocatori. Sette li ho incontrati durante questi mesi, altri li ho visti oggi. Rivederli insieme dopo 35 anni è già un miracolo. La storia della Coppa è un piccolo cimelio sportivo. Non è la storia di un grande trofeo, però sta proprio nella sua natura piccola ma preziosa l’essenza bella di questa Coppa. Ciò che mi ha incuriosito era immaginarmi la storia di questi ragazzi, che si ritrovarono ad affrontare una trasferta in Inghilterra. Mi interessava capire l’essenza di questo viaggio per un ragazzo di 20, 25, 30 anni. Cosa voleva dire avere davanti un mondo come l’Inghilterra? Personalmente, mi sento in imbarazzo a raccontare a voi quello che siete stati voi stessi. Mi limito a dare un paio di linee guida. Nel libro ci sono due tipi di capitoli. Alcuni sono storico-cronachistici e puntano a ricostruire le 5 partite che il Lecco giocò (chi segnò, i risultati, chi erano gli avversari…). A questi si sommano i profili umani dei sette giocatori che ho incontrato. Volevo far vedere le loro facce dietro l’impresa sportiva. Forse quella è la parte più interessante. Inoltre, ho voluto dedicare un capitolo alla storia della Coppa, letteralmente d’altri tempi. Oggi sarebbe impossibile pensare a una squadra di serie B o C che va a giocare in Inghilterra durante la settimana.
Ci deve essere il desiderio di lasciarsi affascinare da questa Coppa. Devo ricordare innanzitutto Luigi Peronace, che la inventò. Era un uomo stimato e apprezzato in Inghilterra, un uomo dalla battuta sempre pronta. Ma questa è soprattutto la storia di questi giocatori che negli anni 70 facevano i semiprofessionisti. Magari qualcuno andava in banca o all’università la mattina, per poi andare agli allenamenti. E’ anche la storia di un grande presidente: Mario Ceppi”.
Il Senatore Antonio Rusconi richiama l’attenzione sull’importanza di questo anno: “Ne approfitto per ringraziare i giocatori protagonisti di questa storia. Ringraziamo tutte le iniziative che aiutano a illuminare e ad illimpidire la Calcio Lecco. Cento anni di storia del Lecco meritano questo entusiasmo. Piero Volpi mi dice sempre “Il trofeo per me più importanti è la Coppa Anglo-Italiana”. Anche il Lecco, come l’araba fenice, risorge. Paolo Cesana si è preso l’impegno di ritrovare a far ricostruire questa Coppa”. Il pensiero corre ai blucelesti di oggi: “L’entusiasmo rispetto a questi ragazzi trovati dal giovedì alla domenica sta crescendo. Noi il 10 dicembre faremo il Centenario. Deve essere un’iniziativa in cui far festa alla Camera di Commercio. Bisogna ringraziare chiunque in questa staffetta dei 100 anni ha fatto il suo tratto di strada. Diciamo grazie anche ai ragazzi di quest’anno, che già ora non ci fan più parlare di salvezza, come pensavamo un paio di mesi fa”. L’appuntamento con i festeggiamenti non è unico. “Da inizio febbraio faremo una mostra in Canottieri. Ci saranno Paolo Cesana, Ivan Alborghetti e Aloisio Bonfanti a dare una mano. Il Centenario è però di tutti i giocatori del Lecco. Ogni giocatore e ogni tifoso deve sentirsi coinvolto”.
Paolo Cesana, amministratore unico della Calcio Lecco, spiega la ricerca della Coppa perduta: “Per ora c’è solo il disegno… Sto cercando agganci per sapere dove sia finita. Abbiamo telefonato anche in Inghilterra, a chi ha fatto la Coppa. Stiamo facendo di tutto per poterla rifare. E’ un pezzo unico, anche di un certo valore, ma è difficile da riprodurre perché ci sono tanti particolari”.
La parola passa infine ai protagonisti del trionfo del 1977. A partire dal tecnico Oscar Massei: “Ho perso un po’ la memoria, ma certamente ricordo il Lecco da quando sono venuto per la prima volta a giocare qui con l’Inter.. Ho un bellissimo ricordo sulla Coppa, perché per una squadra di serie C giocare un trofeo di questo tipo era importantissimo. Ceppi ci teneva a fare bella figura ovunque. Il solo fatto di partecipare è stato importante, addirittura vincere è stato un grande onore per noi. Volevo soffermarmi sul presidente Ceppi, perché credo che il Lecco, senza questo uomo, non avrebbe mai raggiunto i risultati che ha ottenuto. A quest’uomo dobbiamo dire grazie. Ogni tanto mi trovo con suo nipote e parlo volentieri di quel periodo- Anche se non vengo spesso a Lecco, mi sono rimasti nel cuore la società e tutti gli sportivi, che ci hanno sempre incitato a un miglior risultato. Sono felicissimo di essere tornato in quest’occasione e di cuore vi abbraccio tutti. Auguro al Lecco di tornare ai livelli che gli competono. La serie A è distante, ma credo che la B sia alla portata”.
Adelio Filacchione ricorda un aneddoto. “Noi ci credevamo ma la realtà è stata un po’ diversa da quella che ci aspettavamo in Inghilterra: c’era gente che beveva, che arrivava allo stadio mezz’ora prima di giocare… Siamo rimasti un po’ disorientati. Ma il calore che le famiglie davano a questi giocatori era sorprendente. Al ritorno, qua, ho visto entrare i giocatori loro con due cassette: erano birre per il dopo-partita. Noi eravamo concentrati, per noi era importantissimo. Io poi non avevo mai vinto niente… In finale, invece, quando abbiamo vinto, qualcuno di loro voleva scambiare la propria medaglia d’argento con la nostra, che era d’oro!”.
Paolo Gustinetti, fratello di Elio, sottolinea: “Io devo ringraziare il mister, perché anche con la Coppa Italia ha dato a tutti la possibilità di mettere il nome su questi trofei. Ricordo che Skoglund era il più simpatico: uno spettacolo. La nostra era una grande squadra. L’Inghilterra è stata una grande esperienza; ero in camera con Lele”.
Chiamato in causa, Lele Ratti, che ancora oggi fa parte dell’entourage bluceleste, fa notare: “Vedendo le foto con lo stadio pieno, si vede l’entusiasmo. Un po’ mi sento un trait d’union tra quello che c’era allora e adesso”.
Daniele Cerletti, dalla Valchiavenna: “Ho esordito con Fabio Corti in prima squadra grazie a Massei, quando avevo solo 18 anni. La partita era Lecco-Triestina. Finì 3-1”.
L’attaccante Fabio Corti conferma: “Anch’io avevo 18 anni e giocare con Marchi, Pota, Ratti… era come toccare il cielo con un dito. Poi io sono di qui, quindi…”.
“Essere di Lecco, essere cresciuti con il Lecco e vincere con il Lecco era il massimo”, rimarca Ratti.
Tocca al massaggiatore Giancarlo Tonelli: “Questa cosa mi emoziona tanto. Vi ringrazio, perché ci avete fatto rivivere quei momenti belli. Sono passati 35 anni e vi ricordate ancora di noi. Siamo rimasti tifosi. Capisco le difficoltà, perciò chiedo agli ultras di esservi ancora più vicini, ma sappiate che noi non vi abbandoneremo mai”.
Potito Pota approfitta dell’occasione per rivelare un aspetto importante: “evo dire grazie al mister, perché da lui ho imparato tantissimo, soprattutto il gioco di prima. Non ho mai avuto occasione di dirglielo ai tempi e glielo dico ora. Ci diceva: “Non preoccupatevi dell’altra squadra; andate in campo e fate quel che sapete fare”. La cosa più spettacolare per me, in Inghilterra, era ritrovarsi a giocare su un campo in discesa. Abbiamo preso un gol dopo 15 minuti e tutti sono entrati in campo a festeggiare i loro giocatori. Poi sono usciti senza che l’arbitro dicesse niente. Oggi riviviamo l’importanza di aver fatto qualcosa per la società”.
Raphael Massei, figlio del miister ammette: “Era difficile avere papà come allenatore. E’ stata un’esperienza positiva, per cui mi ha sempre fatto piacere. E’ stato piacevole ricordare il Lecco, perché poi mi sono dedicato allo studio. Ho smesso a 28 anni e mi ha fatto piacere ritrovare i compagni che non vedevo da tempo”.
Chiude la carrellata di ricordi Gilberto Martignoni: “Dovevamo partire per l’Inghilterra e il mister ci ha dato la possibilità di portare mogli e fidanzate. Eravamo una squadra in tutti i sensi. Nessun altro avrebbe dato questa opportunità”.
La storica rimpatriata si è poi spostata allo Shamrock Pub, dove, a sorpresa, ha raggiunto gli ex compagni Piero Volpi. “I ricordi sono legati a una competizione che era innovativa per quei tempi. Solo da due anni vi partecipavano squadre di C. Averla vinta è una cosa che rimane nel profilo del club. Queste sono le due cose che ricordo. Io ho avuto la fortuna di salire poi in B e in A, però devo dire che questa è stata una parentesi molto importante per me, perché mi ha dato la consapevolezza di essere un giocatore. Io studiavo già medicina, non sapevo se andare avanti o no a giocare. Qui ho capito di essere un giocatore. Penso di aver vissuto due vite, una da calciatore e una ora, con tutt’altre responsabilità. Ma il ricordo di quella vita rimane”.
Come rimarrà questa gloriosa pagina di storia bluceleste.