Panathlon Club Lecco. Una serata sulle “Storie di sport e umanità”

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da sinistra Riccardo Benedetti, Natalino Arrigoni, Gianfranco Polvara, Flavio Spazzadeschi, Adriano Airoldi, Nico Invernizzi, Gianbattista Lizzoli e Andrea Mauri

Ospiti in Valsassina Gianfranco Polvara, Nico Invernizzi, Natalino Arrigoni, Giambattista “Tita” Lizzoli e Flavio Spazzadeschi

Durante l’apertura, il presidente Andrea Mauri ha consegnato il diploma d’onore con distintivo al socio Enrico Francisci per i suoi 50 anni di fedeltà al Panathlon Lecco

PRIMALUNA – I soci del Panathlon International Lecco, del presidente Andrea Mauri, hanno organizzato una serata dal titolo “Storie di sport e di umanità” in un agriturismo a Primaluna con la regia del panathleta Adriano Airoldi nel ruolo di promotore dell’evento. Durante l’apertura, il presidente Andrea Mauri ha consegnato il diploma d’onore con distintivo al socio Enrico Francisci per i suoi 50 anni di fedeltà al Panathlon Lecco. Francisci ha ringraziato ricordando la figura del padre tra i fondatori del Panathlon International Lecco.

Durante la serata sono state raccontate storie da cinque icone del recente passato della Valle: Gianfranco Polvara, Nico Invernizzi e Natalino Arrigoni (sci di fondo), Giambattista “Tita” Lizzoli (corsa in montagna) e Flavio Spazzadeschi (alpinismo). Cinque profili raccontati con la conduzione del consigliere Panathlon Riccardo Benedetti. A cominciare dal fondista Gianfranco Polvara che può vantare ben cinque partecipazioni alle Olimpiadi (dal 1980 al 1994) e a sei edizioni dei Campionati Mondiali, senza tralasciare il ruolo poi di “skiman” con altre tre Olimpiadi.

Enrico Francisci, a sinistra, premiato da Andrea Mauri per i suoi 50 da panathleta
Enrico Francisci, a sinistra, premiato da Andrea Mauri per i suoi 50 da panathleta

“Lo sci di fondo è stato la mia vita – ha spiegato Gianfranco Polvara – Mi sono arruolato nell’Esercito a 16 anni, con la firma di mio padre, e poi è iniziata una lunga avventura. Grazie allo sci di fondo ho avuto la possibilità di girare il mondo, vedere luoghi bellissimi. Ho dato molto allo sport ma ho anche ricevuto tanto”.

Nico Invernizzi, invece, è stato in gioventù il dominatore degli sci stretti nel contesto delle Alpi Centrali con almeno una dozzina di titoli vinti prima che si perdesse il conto ufficiale. Poi la seconda vita da veterano con i titoli mondiali vinti con la squadra azzurra. Commenta Nico Invernizzi: “Il lavoro in famiglia aveva la priorità e non ho pesato alla carriera. L’importante era divertisti e fare sport, quello che faccio ancora oggi a quasi 70 anni”.

Flavio Spazzadeschi, a sinistra, con Andrea Mauri
Flavio Spazzadeschi, a sinistra, con Andrea Mauri
Il tavolo degli ospiti
Il tavolo degli ospiti

Successivamente è stato il momento della storia di Natalino Arrigoni, atleta e poi allenatore ed animatore della scuola di sci di fondo in Valle. “La passione è quella che ti porta a continuare negli anni e a mettere a disposizione le tue competenze. E’ ciò che ho fatto io dopo l’attività agonistica lavorando sui giovani. Vorrei approfittare dell’occasione per ricordare Dario Busi che non abbiamo certo dimenticato e che ha dato moltissimo per la sua terra, la Valsassina” spiega Natalino Arrigoni.

E’ stata poi l’occasione di raccontare la storia di Giambattista “Tita” Lizzoli e introdotta da Benedetti. Campione del mondo di corsa in montagna prima di iniziare un lungo calvario dopo essere stato investito in allenamento e rischiando la vita. Una storia raccontata da Lizzoli nel suo libro dal titolo “Pochi secondi”. “La passione per la corsa in montagna – ha spiegato Lizzoli – mi è venuta da ragazzino portando le capre negli alpeggi su è giù da Premana. Non avrei immaginato di arrivare un giorno a vincere un mondiale. L’incidente? Mi ha cambiato la vita, ma ho lottato per mesi e oggi sono felice di essere qui a raccontarla”.

L'intervento di Giambattista "Tita" Lizzoli
L’intervento di Giambattista “Tita” Lizzoli

Ultimo atto per l’alpinista Flavio Spazzadeschi, gestore del Rifugio Shambalà all’Ape di Giumello ai piedi del Monte Muggio. Lui che può vantare di essere stato il primo alpinista dell’allora provincia di Como a salire un 8.000: il Cho-Oyu (la Dea Turchese) in Nepal nel 1988. E come regalo di compleanno per i suoi 70 anni si è regalato un bel 7000. Commenta così: “È stata durissima ma ce l’abbiamo fatta conquistando l’Himlung Himal (7.126 metri), una bella montagna vicino all’Annapurna sul confine tra il Nepal e il Tibet. Mi ero allenato ma gli anni passano e si fa più fatica. La gioia che ti dà la montagna ripaga però ogni sforzo”.

Cinque storie da ascoltare con un unico denominatore comune: mai smettere di fare attività sportiva, a qualsiasi età. Un messaggio apprezzato dai soci del Panathlon Club Lecco. Infine, ai soci è stato distribuito il libro “Sport lecchese: 100 anni di eventi, personaggi e risultati”, scritto dal panathleta Gianni Menicatti.