LECCO – “La crisi che sta colpendo l’edilizia può essere l’occasione di ritornare all’essenza del costruire. Un edificio ben costruito costituisce un dato antropico nella costruzione del paesaggio. Non basta tutelare la valenza naturalistica del paesaggio. Dobbiamo tutelare la valenza antropica del paesaggio, quale elemento di qualificazione del paesaggio stesso”.
Con queste parole ha esordito venerdì all’ESPE – in una sala convegni affollata da oltre centoventi tra imprenditori edili, professionisti della progettazione, tecnici comunali e amministratori – l’arch. Chiara Rostagno, funzionario della Sovrintendenza per i beni architettonici e paesaggistici della Lombardia, in occasione dell’incontro promosso da ANCE Lecco dal titolo “Il paesaggio e il recupero del patrimonio architettonico diffuso”.
Un incontro voluto dai costruttori lecchesi perché, come ha ricordato il presidente Sergio Piazza in apertura, “in un momento di così grande difficoltà per il nostro settore, che coinvolge tutti gli attori della filiera, siano essi imprese o professionisti, conoscere e condividere i criteri che la sovrintendenza adotta nel valutare un progetto diventa essenziale per accelerare il più possibile l’iter ed evitare costose perdite di tempo”.
E l’arch. Chiara Rostagno ha così voluto indicare l’approccio che la Sovrintendenza intende avere rispetto al paesaggio: “Occorre considerare il paesaggio come un dato che può recepire e restituire la natura e la ‘natura naturata’, conformata dall’atto del costruire. In tal senso l’obiettivo della nostra attività non è tanto la salvaguardia del paesaggio, intesa come impedimento all’ intervento dell’uomo, ma la tutela del paesaggio, cioè la capacità di trasformarlo in modo compatibile”.
Tre, in particolare, i criteri che il funzionario della Sovrintendenza per i beni architettonici e paesaggistici della Lombardia ha voluto individuare. In primo luogo l’attualità della tradizione: “La tradizione deve essere il fondamento dell’agire attuale, non la volontà di tornare al passato. Ciò significa conoscere il nostro passato, come nei secoli qui si è costruito, quali materiali sono stati utilizzati. Tale conoscenza non mira ad una ripetizione pedissequa di ciò che è stato, ma chiede al professionista di misurarsi con essa in ogni nuovo progetto che realizza, dimostrando anche di saper innovare”.
Secondo elemento di cui tener conto, a detta dell’arch. Rostagno, sono i materiali: “L’amore per l’architettura ti porta a conoscere i materiali e a studiare come lavorarli, confrontandosi con chi li lavora. Un capannone non va nascosto: deve essere dipinto scegliendo tra i colori del luogo. E ciò significa conoscere il territorio”.
Terzo elemento indicato, dunque, è il luogo: “Il luogo è una componente essenziale di un progetto. Troppo spesso si rischia invece di separare ed isolare, progettando indipendentemente dai luoghi. Tende, cioè, a prevalere lo stilema del progettista rispetto al luogo. Occorre invece ricercare un rapporto osmotico con il paesaggio”.
Ciò a maggior ragione laddove esiste un interesse pubblico: il luogo infatti rappresenta un patrimonio collettivo. “Innestare è una tecnica difficilissima, ma è il compito a cui siamo chiamati. Per questo è necessario sospendere il passo per trovare un equilibrio tra l’interesse di chi costruisce e l’interesse collettivo”.
Seguendo questi criteri, secondo l’arch. Chiara Rostagno, è possibile far sì che l’architettura contemporanea venga percepita come opera d’arte: “L’architettura contemporanea deve proporsi quale forma di valorizzazione del paesaggio naturale e di quello antropizzato. Valorizzare significa che, nel gestire le trasformazioni, il progettista deve sempre fare in modo che siano fruibili, avendo sempre presente gli occhi di quanti osserveranno la sua opera. E, al tempo stesso, salvaguardare i valori che il territorio esprime quali manifestazioni identitarie percepibili”.
Un approccio, questo, che vale sia quando ci si accinge a realizzare un intervento ex-novo, sia quando si deve intervenire sull’edificato: “In ogni intervento di modifica dell’esistente dobbiamo chiederci se lo scarto che il nostro intervento è in grado di determinare si traduce in una maggior qualità”.
Costruire con qualità nel rispetto dell’ambiente: una indicazione che ANCE Lecco, così come i rappresentanti degli Ordini professionali presenti (architetti, ingegneri e geometri), desiderano sempre più fare propria. Nella consapevolezza che, come ha concluso l’arch. Chiara Rostagno “il paesaggio non è rinnovabile. Ogni intervento deve oggi essere valutato in termini di sostenibilità economica, ambientale e sociale. Una cosa deve essere bella, solida ed efficace al tempo stesso”.