LECCO – In che stato versano le acque del nostro lago? In condizioni non proprio ottimali, almeno a giudicare dai risultati del monitoraggio di Legambiente sul Lario, presentati nella mattinata di martedì 2 luglio. “Sui sedici rilevamenti effettuati – ha spiegato Simone Nuglio, responsabile di Goletta dei Laghi – sono emersi dodici i punti critici lungo le coste lariane, cinque sulla sponda comasca e sette sul ramo lecchese: sotto accusa le foci dei corsi d’acqua che arrivano al lago, ma soprattutto il ritardo nelle infrastrutture relative alla rete fognaria e alla depurazione delle acque”.
Sul banco degli imputati, per il ramo lecchese del lago, sono finite la foce del torrente Valle dei Mulini presso la spiaggia di Oro a Bellano (inquinato), la foce del torrente Meria a Mandello (fortemente inquinato), la foce del Caldone presso la Canottieri di Lecco (fortemente inquinato), la foce del torrente Esino a Perledo (fortemente inquinato), la foce del torrente Inganna e dell’Adda a Colico (fortemente inquinati) e la foce del torrente Rio Torto a Valmadrera. Pollice in su, invece, per la prima volta negli ultimi anni per la foce del Pioverna a Bellano e la spiaggia LC45 a Dorio, che sono risultati essere entro i limiti di legge. “Un po’ a sorpresa invece – ha sottolineato Pierfranco Mastalli, presidente di Legambiente Lecco – non rientra nell’elenco delle negatività il depuratore di Lecco, che sicuramente va ancora sistemato. In generale, l’esame di Legambiente mette in risalto le difficoltà di un territorio vasto a riuscire a raccogliere i suoi impianti fognari e di depurazione”. “Per questo monitoraggio – ha precisato Nuglio – abbiamo campionato le foci dei corsi d’acqua interni perché nel decreto legge del 2008 è indicato che i punti di campionamento vanno individuati soprattutto dove possono esistere reali criticità, non solo nei luoghi di balneazione”. Quanto al discorso della balneabilità, verificata dai tecnici dell’Asl, la situazione è risultata migliore di quanto si pensasse: “a parte quattro luoghi critici – ha affermato Rita Cattaneo, responsabile del servizio igiene e sanità pubblica dell’Asl di Lecco – le acque del nostro lago negli ultimi quattro anni godono di un buono stato per la balneazione”.
“I risultati di Legambiente non sono certo lusinghieri per il nostro territorio – ha commentato l’Assessore alle politiche del Territorio Martino Mazzoleni – è evidente la sottostima e la sottocapacità degli impianti di depurazione del nostro territorio. Legambiente ci stimola su quelle che dovrebbero essere le politiche di controllo degli agenti inquinanti, anche se non dimentichiamo che gli enti pubblici hanno grandi difficoltà operative e d’investimento per realizzare nuovi impianti depurativi”. Impianti depurativi che sono stati indicati come il problema principale da risolvere secondo Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia: “è un anno migliore del precedente, finalmente abbiamo una foto di balneazione buona, ma non dobbiamo dimenticare che dobbiamo arrivare ad avere acque fruibili a prescindere dai divieti o dei permessi di balneazione”. “La nostra campagna fatta in questo momento – ha continuato Di Simine – serve per tenere vivo un senso di responsabilità condivisa per recuperare il drammatico ritardo delle infrastrutture legato alla qualità delle nostre acque. Il Lario è gioiello naturalistico, ma rappresenta anche un fattore turistico da non sottovalutare: dobbiamo capire che in regione Lombardia c’è ritardo infrastrutturale del sistema fognario e depurativo, un ritardo che si fa sentire e impone misure forti, con tariffe idriche in grado di coprire tutti i costi di risanamento, per tutelare il territorio e la qualità delle acque che sono anche una fonte di turismo”.