LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:
“L’esercizio 2012 di Idrolario chiude con una perdita di € 2.871.678,38 che si aggiunge alle perdite precedenti per un totale di € 3.701.620,20. Le perdite hanno sempre una causa e una ragione. Soci normalmente attenti, che, peraltro, nel caso specifico sono anche investiti del “controllo analogo”, dovrebbero fare i necessari approfondimenti e fornire indirizzi e strumenti di correzione. L’oggetto dell’attività di Idrolario è un servizio primario, l’acqua, per la quale i criteri di efficienza, efficacia ed economicità sono fondamentali. La perdita conferma che tali criteri non sono stati adottati e gli obiettivi non sono stati raggiunti.
In assemblea, però, avviene un’altra cosa. Sindaci, o loro delegati, di alcuni Comuni, che rappresentano la maggioranza dell’assemblea, optano per una diversa soluzione. Decidono di non approvare il bilancio. Inquietante è la motivazione che ha determinato questa decisione. Il Consiglio di Amministrazione, predisponendo il bilancio, ha ritenuto corretto e rispettoso delle disposizioni vigenti non prevedere l’aumento tariffario per il 2012 e ha previsto il rimborso per l’anno 2011 della “remunerazione del capitale investito” abrogata dal referendum del 2011. I Sindaci che hanno bocciato il bilancio hanno eccepito proprio questi due punti che, se ignorati, avrebbero consentito la chiusura dell’esercizio in utile.
Non intendo affrontare il problema delle perdite, l’ho già fatto, e, comunque, non riguarda la gestione ma il modello sbagliato con l’aggiunta di eccessive e incomprensibili agevolazioni a Lario reti Holding ora Idroservice. La questione è il metodo. I Sindaci sono eletti dai cittadini per rappresentarli e per garantire servizi. La risposta dei Sindaci, non tutti per fortuna, al contrario è di far pagare ai cittadini costi impropri e inefficienze.
Probabilmente sono convinti che i cittadini, considerata l’esiguità della cifra individuale, non se ne accorgano. Sempreché qualcuno non glielo dica e non glielo spieghi. E allora provo a spiegarlo io. Le modifiche proposte dai Sindaci che non hanno approvato il bilancio dovrebbero ammontare a circa 4 milioni di euro e, considerato il numero di famiglie in provincia, il costo medio per famiglia sarà di sole 30 euro all’anno al quale si aggiungeranno le circa 40 euro all’anno dall’aumento tariffario adottato per il 2013.
In fondo che cosa sono 70 euro? In una provincia dove esistono numerose famiglie che vivono con la pensione minima e che devono provvedere ai figli senza lavoro, dove esistono disoccupati e cassaintegrati in costante crescita a causa delle chiusure delle aziende, sempre più numerose, è una somma importante che si aggiunge a tutti gli inasprimenti fiscali, IVA, IMU e accise, all’eliminazione o riduzione di servizi da parte degli enti locali. È una somma importante che contribuisce a creare disagio sociale e indigenza.
Chi non vuole trasferire costi alle famiglie, e tra questi per fortuna parecchi Sindaci, viene però definito ideologico e, magari, populista.
Nel bilancio di Idrolario è spiegato che la situazione congiunturale fa aumentare la morosità da parte di utenti che non riescono a pagare regolarmente le bollette; la causa è l’indigenza di troppe famiglie. Le Istituzioni devono essere lo strumento per rimuovere le cause dell’indigenza e invece, con questi atteggiamenti, la fanno crescere. La morosità contribuisce a formare la perdita, mi stupisce che questi Sindaci “illuminati” non abbiano ipotizzato ulteriore provvedimenti a tutela della società e non dei cittadini, magari anche la sospensione dell’erogazione dell’acqua.
Tutte queste anomalie sono la conseguenza dell’aver considerato l’acqua un servizio a rilevanza economica mentre, per la indispensabilità dell’acqua, dovrebbe essere trattato alla stregua di un servizio sociale primario completamente estraneo ad ogni valutazione di natura economica. Così si è espressa, di fatto, la maggioranza degli Italiani con il referendum del 2011. Anche per questo motivo ritengo che l’acqua non debba essere privatizzata, nemmeno in alcune fasi di erogazione del servizio, e che debba, però, essere migliorata e ottimizzata nella gestione con esclusione di ogni valenza economica se non quello dell’economicità, ossia del minor costo per l’utente. L’unica soluzione che può garantire tutto questo è la trasformazione delle società, caratterizzate da un’impostazione economica, finanziaria e patrimoniale, in Aziende Speciali che, al contrario, hanno gli unici obiettivi di efficienza, efficacia ed economicità.
I “giochini”, passatemi il termine, che costano ai cittadini e che sono funzionali ad operazioni estranee alla socialità del servizio, non sarebbero possibili in un’Azienda Speciale che è strumentale all’ente pubblico.
La politica e, in particolare, i suoi rappresentanti nelle Istituzioni devono rendersi conto che il popolo è stanco, l’ha già espresso chiaramente ma non è ancora stato capito. Bisogna cominciare ad urlarlo anche sfiduciando chi ha carpito, con il voto, la buona fede. Ogni euro sprecato trasferendone l’onere ai cittadini contribuisce ad impoverire il Paese. Tocca a noi, che tutti assieme rappresentiamo la sovranità, impedirlo.
Per completezza di informazione e per evitare ingiuste generalizzazioni, ritengo corretto elencare i Comuni che, attraverso i propri rappresentanti hanno votato contro il bilancio: Abbadia Lariana, Barzago, Brivio, Cesana Brianza, Civate, Costamasnaga, Cremella, Galbiate, Garlate, Lecco, Malgrate, Missaglia, Montevecchia, Olgiate Molgora, Osnago, Paderno d’Adda, Rovagnate, Valmadrera, Verderio Superiore, Viganò Brianza. Sarebbe interessante conoscere l’atteggiamento dei Comuni di Galbiate e di Lecco sul bilancio nella loro qualità di presidente, il primo, e parte, il secondo, del Comitato Tecnico di Vigilanza che dovrebbe aver visionato il bilancio prima di sottoporlo all’assemblea dei soci e rappresentare i Comuni per garantire il “controllo analogo”. Di questo disastro, forse, hanno maggiore responsabilità dello stesso Consiglio di Amministrazione”.
Remo Valsecchi – cittadino