LECCO – Gamberi di fiume in pericolo anche nel lecchese e a lanciare l’allarme è il WWF Lecco: nell’ambito di una serie di monitoraggi dei corsi d’acqua del Parco Regionale del Monte Barro, svolti dall’associazione lo scorso venerdì, è stata riscontrata nel ruscello di San Michele di Galbiate la presenza di una gravissima minaccia alla sopravvivenza del citato crostaceo.
Il gambero di fiume è un organismo di particolare pregio per i torrenti e i ruscelli in quanto essendo molto sensibile all’inquinamento è considerato un ottimo bioindicatore. Protetto sia a livello nazionale che a livello europeo è ormai diventato particolarmente raro anche nel nostro territorio, sia a causa dell’inquinamento dei corsi d’acqua sia a causa di un grave fenomeno che in questi ultimi anni sta assumendo gravi proporzioni quale la diffusione di gamberi alloctoni.
Questi ultimi, oltre a rappresentare un grosso impatto per gli ambienti umidi a causa della loro voracità, sono anche portatori sani di un temibile fungo, noto con il termine di “peste del gambero”, in grado di uccidere in pochi giorni intere popolazioni di gamberi nostrani.
Proprio nella giornata di venerdì 26, un gruppo di esperti del WWF Lecco, impegnati nei periodici monitoraggi, dopo aver rinvenuto in località San Michele di Galbiate diversi gamberi di fiume morti, ha effettuato ulteriori indagini per capirne la causa scoprendo purtroppo la presenza nel ruscello di alcuni esemplari del gambero alloctono Orconectes limosus originario degli Stati Uniti orientali, una specie meno nota del Gambero della Louisiana.
La popolazione di gambero italiano del ruscello di San Michele era una delle più abbondanti della Provincia; gli ultimi campionamenti effettuati nello scorso mese di maggio avevano messo in evidenza come la popolazione fosse abbondante e ben strutturata con presenza sia di giovani che di adulti in buona salute.
Nella stessa notte di venerdì un gruppo di attivisti del WWF Lecco ha percorso interamente il ruscello di San Michele catturando 32 esemplari di gamberi americani, tutti confinati unicamente in due pozze del tratto a monte. Della popolazione di gamberi autoctoni ne è stato ritrovato ancora in vita solamente uno.
La verifica del percorso del ruscello di San Michele ha accertato la presenza di una ripidissima cascata alla base della quale non vi è acqua e non si osserva quindi alcuna possibile connessione con l’Adda, dove da tempo è accertata la presenza di gamberi alloctoni, soprattutto a livello del Lago di Lecco; per questo motivo, escluso un’improbabile risalita dall’Adda, c’è il ragionevole sospetto che la presenza di gamberi americani sia dovuta a uno scriteriato intervento umano di immissione.
“Sempre più diffuse nel nostro territorio sono appunto sconsiderati rilasci di gamberi alloctoni da uno stagno ad un altro, a volte fatte persino in buona fede – spiegano dal WWF – Tale pratica è assolutamente da evitare in quanto rischia di essere estremamente dannosa, favorendo il diffondersi, come nel caso del ruscello di San Michele, di gravi patologie per i pochi gamberi italiani ancora esistenti”.
Nei prossimi giorni sono previsti altri interventi lungo il corso del torrente per cercare di sradicare la presenza di gamberi alloctoni. In considerazione però della gravissima entità del danno ambientale valutato dall’associazione, il WWF Lecco ha già allertato gli organi di vigilanza e intende sollecitare l’intervento delle Autorità competenti al fine di accertare l’eventuale natura dolosa del disastro e risalire ai responsabili per i provvedimenti di legge.
Si invita chiunque avesse informazioni da fornire a contattare il nucleo di Guardie Giurate del WWF Lecco (guardie@wwf.lecco.it); nello stesso tempo si invitano tutti i cittadini che ritrovassero gamberi autoctoni o alloctoni nelle acque della nostra provincia a segnalarlo all’Associazione WWF Lecco, inviando una email a sezione@wwf.lecco.it, indicando il luogo esatto del rilevamento e inviando se possibile una