LECCO – La scheda di presentazione lo descriveva “storico membro del gruppo Ragni della Grignetta” e ricordava che “la sua attività alpinistica è immensa”. Un modo come un altro per dire che il protagonista dell’incontro svoltosi domenica 21 settembre nella sala conferenze del Palazzo delle paure di piazza XX Settembre era un grande dell’alpinismo lecchese. E internazionale.
E’stato in effetti un grande, Gigi Alippi. Non soltanto per le sue imprese sulle pareti di mezzo mondo ma anche per il suo modo dapprima di intendere e di “interpretare” l’alpinismo e poi di raccontarlo alle nuove generazioni. L’ha fatto in più occasioni. E l’ha fatto anche nel suo nuovo libro presentato appunto in città nell’ambito dell’edizione 2014 di Immagimondo, introdotto dal presidente di Les Cultures, Giorgio Redaelli, e dal sindaco Virginio Brivio.
“Siamo orgogliosi di avere con noi Gigi Alippi – ha detto il primo cittadino – e di constatare che nel suo libro lui ha messo nero su bianco i suoi pensieri. Le cose pensate magari a lungo e raccontate a distanza di anni da quando sono accadute sono le più vere e hanno anche la saggezza dell’età. Ecco perché dico che questo libro non è arrivato tardi ma al momento giusto”.
E’ in effetti un bel libro, quello di Alippi. Si intitola “Il profumo delle mie montagne” e si deve alla Alpine Studio Editore di Andrea Gaddi. A realizzarlo con il Gigi è stato Marco Valentini, che fu prefetto a Lecco dall’estate 2010 fino all’aprile del 2012, e che ne ha curato la prefazione.
“C’è qualcosa di diverso in questo libro rispetto ad altre pubblicazioni – ha affermato Valentini – innanzitutto perché si è in presenza di una biografia intima di questo grande alpinista, che parla con se stesso prima ancora che con i lettori. Poi perché non è un libro di ricordi ma di emozioni e di affetti, che in quanto tali non possono essere visti al passato”.
“E’ un libro che “produce” cultura – ha aggiunto l’ex prefetto – attraverso il racconto delle esperienze più significative della sua vita. E “produce” cultura anche per la capacità di Alippi di avere uno sguardo che si apre agli altri e perché lui sa ammettere, raccontandole, pure le rinunce e le sconfitte”.
“E’ una colonna portante dell’alpinismo internazionale – aveva detto poco prima la giornalista Anna Masciadri, chiamata a condurre l’incontro – e sulle sue spalle ci sono qualcosa come 50 anni di attività, nel corso dei quali ha conquistato vette a ogni latitudine”. “Lui sa descrivere in modo unico le imprese di cui si è reso protagonista – aveva aggiunto – e da sempre ama raccontare le sue spedizioni. Ecco perché in questo libro il lettore troverà molte avventure, oltre all’attaccamento di Gigi per la sua famiglia e per i suoi amici”.
E lui, Gigi Alippi, classe 1936, prendendo la parola non si è smentito. Per prima cosa ha infatti ricordato chi lo aiutato nella realizzazione del libro, a cominciare da chi non c’è più. “Devo molto ad Ambrogio Bonfanti – ha detto – che mi ha incitato a scrivere e che aveva ospitato qualche mio intervento anche sul Notiziario della Sel. E ringrazio Renato Frigerio, il più preparato tra gli storici della montagna, e Pinuccio Castelnuovo, col quale ho fatto una spedizione indimenticabile in Patagonia a metà anni Ottanta”.
Ha poi citato il mitico “Bigio”, ricordando una frase che Carlo Mauri era solito ripetergli, rigorosamente in dialetto: “Mi diceva sempre che noi l’Università la facciamo sui marciapiedi, a differenza degli altri che la studiano sui libri”.
Poi un simpatico aneddoto. “Tutti noi – ha affermato – ci siamo innamorati e sappiamo che prima arriva l’infatuazione. Ebbene, Cesare Giudici era mio amico e ha indossato prima di me il maglione rosso dei Ragni. Io vedevo che quel maglione attraeva le ragazze e allora mi sono detto: “Ci provo anch’io a indossarlo”. Qualche tempo dopo ero sul Grand Capucin e lì ho capito cos’era l’alpinismo”.
Quindi spazio ad altri ricordi, ad altre considerazioni. “Prima di addormentarmi – ha detto Alippi – ancora adesso rivedo il Gigi poco più che ventenne che scende dalla cima del McKinley e arriva sfinito al secondo campo dopo aver ceduto i suoi scarponi a Jack Canali che aveva i piedi congelati. Rivedo le cadute lungo quella stessa discesa. E poi penso al Cerro Torre, dove accadeva di vedere tutte e quattro le stagioni in una sola giornata. O ancora all’Antartide, quando Renato Cepparo imprecava perché non riusciva a mettersi in contatto con noi…”.
Il McKinley, si è detto. E nel libro c’è tutto il diario di Gigi Alippi riferito proprio a quella spedizione. “Sono contento di averlo pubblicato – ha detto – perché io credo nella storia ma a un’unica condizione e cioè che sia vera”.
Di Alippi e del suo alpinismo hanno parlato successivamente Renato Frigerio (“sono gli alpinisti come lui a portare il nome di Lecco in giro per il mondo e non a caso per lui tutti hanno fatto il tifo ogni volta che partiva per scalare una montagna o per una spedizione”) e Pinuccio Castelnuovo. “E’ stato un riferimento per molti di noi – ha spiegato l’ex presidente dei Ragni della Grignetta – e per tanti è stato come un padre. Non è mai stato geloso delle sue imprese e ha saputo sempre valorizzare i giovani e dare loro fiducia, con in più il pregio dell’umiltà e della generosità”.
Poi sotto con gli autografi e con le dediche. Con gli abbracci e con tante strette di mano sincere.
DI SEGUITO, LA GALLERIA FOTOGRAFICA DELL’INCONTRO CON GIGI ALIPPI AL PALAZZO DELLE PAURE DI LECCO