MANDELLO – “Era il lontano 1985, qualcuno direbbe…. il secolo scorso, quando mio padre, Marco Faggi, ebbe l’idea di realizzare due stazioni di servizio sull’allora costruenda Superstrada 36. Un progetto ambizioso, il suo. Ma di quell’ambizione cristallina e un po’ ingenua. Lo animava un fiuto imprenditoriale notevole. Ma con il tempo avrebbe capito a sue spese che nemo propheta in patria”.
Antonella Faggi, imprenditrice, sindaco di Lecco dal 2006 al 2009 e in precedenza assessore dapprima al Personale, allo sviluppo organizzativo e agli affari generali e legali e in seguito anche all’Edilizia privata e all’urbanistica, interviene nel merito della stazione di servizio della Ss 36 a suo tempo realizzata sul territorio del comune di Mandello e attualmente chiusa per “cambio di gestione”.
“Mio padre – spiega – aveva lavorato per decenni fuori dalla natìa Mandello Lario. Costruendo se stesso come uomo, il suo lavoro e la sua famiglia. Ma il desiderio di dimostrare che le sue capacità potevano dare buoni frutti anche nei luoghi a lui più cari lo spinse a intraprendere un percorso che con il tempo si rivelò più che accidentato. Per molto tempo non disse nulla, a noi, di quel progetto. Neppure a sua moglie, compagna per quasi 50 anni di vita. Ma i progetti di grande intuito sono spesso avversati. E questo lo fu. Tanto. E a 360 gradi”.
Antonella Faggi – che proprio nelle scorse settimane è stata riconfermata nel consiglio di amministrazione della Serravalle, la società che gestisce una rete di infrastrutture al servizio del territorio milanese e più in generale lombardo – ricorda quindi che “tutte le amministrazioni comunali di Mandello che si sono succedute dal 1985 ad oggi fecero la loro parte”. “Perché la burocrazia, i burocrati e gli inefficienti – afferma – non appartengono soltanto a questa era. C’erano già, nel secolo scorso come in questo. Sono una costante italiana. Per trenta lunghi anni quel progetto è stato scandagliato, sezionato, frammentato e ricomposto. Decine i pareri chiesti e controrichiesti, a ogni tipo di ente, associazione e istituzione. Decine i ricorsi al Tar, persi e vinti. Decine le pagine sui giornali locali dedicate a questa iniziativa, dando spazio al politico di turno che ne elogiava l’indispensabilità o, viceversa, ne proclamava l’assoluta infattibilità”.
“Ma il tempo è galantuomo – osserva sempre l’ex primo cittadino di Lecco – e pian piano questa torbida matassa si è dipanata, lasciando il giusto compiersi delle cose. Mio padre, però, non ha visto quest’ultima parte. Una delle tante terribili malattie se l’è inghiottito in soli due anni, il 10 novembre 2004. Mi ha lasciato un’eredità pesante, fatta di tante carte, troppe. Ho continuato il suo percorso, che non è e non sarà mai il mio. L’ho continuato perché glielo dovevo come figlia, come persona. Per rendere giustizia a un uomo la cui colpa è stata soltanto quella di avere avuto un’idea semplice ma geniale. Per rendere giustizia a un progetto ritenuto per anni ridicolo e inattuabile”.
La Faggi sostiene quindi che soltanto oggi e soltanto di fronte alla temporanea sospensione del servizio di distribuzione del carburante “ci si accorge che la tratta scoperta per chi deve fare rifornimento è di ben 73 chilometri”.
“Soltanto oggi – afferma – si raccomanda agli automobilisti la massima prudenza nel ricordarsi di fare benzina per non rimanere a piedi su una maledettissima strada sprovvista di tutto. Nel lontano 1985 si riteneva inopportuno fermarsi a fare rifornimento… Ma ci si avventura, come allora, nella descrizione di ipotesi sul perché di questo disservizio che nulla hanno a che vedere con la realtà”.
A giudizio di Antonella Faggi questa vicenda “ha impegnato molti in un feroce gioco di accanimento”. Quindi le ultime considerazioni: “Si legga la mia presa di posizione come un elogio al padre defunto, la si legga come un umile invito a non scrivere inesattezze, la si legga come una calda raccomandazione ad andarsi a rileggere gli articoli… del secolo scorso. Perché anche i giochi più bizzarri devono avere una fine”.