LECCO – Piazza Affari è un cantiere o un rifugio per tossicodipendenti? A giudicare dalle foto giunte in redazione si direbbe la seconda ipotesi.
Bottiglie vuote di superalcolici, pacchetti di sigarette accartocciati, incarti alimentari di ogni genere e, soprattutto, siringhe usate: sono questi gli oggetti che popolano tutti gli angoli del cantiere.
Entrare nel cantiere di Piazza Affari è semplice: basta scostare il cancello, usato normalmente dagli operai, che non è protetto né da una serratura né da un lucchetto. Da qui si ha il facile accesso sia alla parte scoperta del cantiere, quella visibile dai portici, sia ai piani inferiori che restano protetti da sguardi indiscreti.
Scendendo la rampa delle scale interne, infatti, ci si trova di fronte ai resti di quel che sembrerebbe un bivacco appena abbandonato e sul pavimento si incappa in alcune siringhe usate, lasciate per terra con l’ago scoperto, cosa che può anche rappresentare un reale pericolo per la salute di chi frequenta il cantiere per lavoro.
Come denunciato nel nostro articolo “Una manciata di siringhe sulla fontana a un passo dal Tribunale”, il cantiere di Piazza Affari non è l’unico luogo della città in cui sono state rinvenute siringhe usate e il pensiero purtroppo torna alla Lecco di fine anni ’80 inizio anni ’90 quando l’eroina aveva spopolato in città e siringhe e cucchiai da cucina, usati per sciogliere la droga, venivano spesso ritrovati in parchi pubblici e per le varie strade cittadine.
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