LECCO – L’abbattimento del cedro che per oltre mezzo secolo ha presidiato l’incrocio all’ingresso del rione di S. Giovanni, oggi diventato una rotatoria, ha creato grande dibattito in città.
Su questo, un lettore ha deciso di inviarci una lettera carica di ricordi dell’albero, oggi scomparso, ma con la quale ha voluto anche commentare le polemiche seguite al suo abbattimento. Una missiva che pubblichiamo di seguito:
La vera storia del cedro di Via Tonale
“Nei giorni scorsi si sono sprecati commenti al taglio dell’albero che da molti anni cresceva nell’aiuola in alto alla Via Tonale nel rione di Olate, ora non voglio schierarmi sulla necessità del suo taglio o meno, ma solamente ricordare le origini di quel cedro. Sono nato come tutti i miei fratelli e numerosi cugini a 70/100 metri da quell’aiuola e, in occasione delle cronache odierne, abbiamo fatto riaffiorare la memoria su quel luogo che per noi di quella zona di Olate era chiamato “Giardinett” anche per il fatto che, lungo le vie di allora, non c’erano rotonde o spartitraffico piantumati e, quell’aiuola che seguiva l’andamento delle strade era un vero e proprio giardino.
Siamo ancora negli anni dell’ultimo conflitto e i più anziani ricordano che i soldati tedeschi marciavano su e giù per il viale, in quel tempo fu realizzata un’aiuola circolare in modo che i soldati vi potessero girare attorno. In quello spazio verde era piantato un pino mugo che dopo qualche anno morì.
Ora però ci affidiamo alla memoria di chi ha vissuto e può testimoniare sulla storia del nostro cedro. Nella località Costa Adorna ancora in comune di Lecco, quasi ai Piani Resinelli, il Signor Paolo Mazzoleni, impiegato presso il comune, aveva pensato di piantumare nel piccolo appezzamento di terreno a monte della sua casetta alcuni di questi alberi e, una volta attecchiti e cresciuti, si rese necessario uno sfoltimento in modo da permettere ai fusti migliori di crescere liberamente. Alla fine dell’estate di quell’anno, quando la famiglia e la cerchia di parenti e amici lasciarono le cascine dove erano alloggiati per le frugali vacanze, sul carro trainato dai cavalli, con tutte le masserizie, venne portato a valle anche uno di questi alberi già ben cresciuto.
Sempre su iniziativa di Paolo Mazzoleni appassionato di giardinaggio e coadiuvato da Federico Chiappa, l’albero ha preso dimora in quell’aiuola. Era l’anno 1946 o forse 1947 e da allora quello che noi chiamavamo comunemente “Pin” è rimasto lì testimone di strade ancora sterrate, del tram che passava, della Lecco-Resinelli o delle macchine dei milanesi che andavano in villeggiatura in Valsassina. Quante altre cose potrebbe raccontare come le centinaia di operai con la tuta blu che, provenienti dalla vallata, si recavano alla SAE o alla Fiocchi e agli altri importanti stabilimenti della Lecco industriale. Quante volte ha visto modificarsi la sua aiuola, poi l’asfalto e i veicoli che correvano silenziosi senza lo scricchiolio della ghiaia e poi le storie di uomini e donne che lì si sono intrecciate, tutto fino a pochi giorni fa.
Per favore ora lasciamo in pace questo testimone perché ci sono problemi molto più importanti ai quali pensare, non ci sono più le centinaia di tute blu che camminano verso le fabbriche, ma in compenso abbiamo molte persone che cercano un lavoro, che non hanno risorse per pagare l’affitto o le fatture delle utenze. Credo che il “Pin” sia più contento se i molti che si sono scaldati in questi giorni si dimenticassero di lui, ma si preoccupassero maggiormente di questi urgenti problemi”.
Gaetano Chiappa
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