LECCO – Per il rush finale su quello che è definito come il “Referendum delle Trivelle” anche a Lecco e Provincia nasce il Comitato per il Sì. A lanciarlo sono i Circoli di Legambiente della Provincia di Lecco, WWF Lecco e Arci.
“L’intento – spiegano – è quello di dare la scossa finale anche al nostro territorio perché attraverso il referendum esca un’indicazione politica forte, che sottolinei la volontà di uscire dall’era delle fonti fossili e finalmente avviare il nostro Paese verso una politica energetica orientata verso le fonti rinnovabili”.
Si voterà in ogni seggio Domenica 17 Aprile, dalle ore 7.00 alle ore 23.00 e votando Sì, si esprimerà la volontà di impedire che le concessioni per l’estrazione e la ricerca di gas e petrolio entro le 12 miglia marine siano prorogabili fino all’esaurimento dei giacimenti.
“ il Comitato lecchese “Vota Sì per fermare le trivelle”, composto dalle associazioni firmatarie e aperto a tutte quelle associazioni e cittadini che vorranno sostenere la campagna referendaria nei decisivi momenti finali, organizzerà banchetti sul territorio, una campagna social, affissioni di manifesti e comunicazioni sulla stampa al fine di sensibilizzare la popolazione a esercitare il proprio diritto al voto.
Per prendere contatto con il comitato, sarà sufficiente inviare una mail a trivellevotasi.lecco@gmail.com
LA NOTA DEL COMITATO: 7 BUONE RAGIONI PER VOTARE SÌ
1. Il tempo delle fonti fossili è scaduto: in Italia il nostro Governo deve investire da subito su un modello energetico pulito, rinnovabile, distribuito e democratico, già affermato nei Paesi più avanzati e innovati del nostro Pianeta.
2. Le ricerche di petrolio e gas mettono a rischio i nostri mari e non danno alcun beneficio durevole al Paese. Tutto il petrolio presente nei fondali del mare italiano basterebbe a coprire solo 7 settimane di fabbisogno energetico, e quelle di gas appena 6 mesi.
3. L’estrazione di idrocarburi è un’attività inquinante, con un impatto rilevante sull’ambiente e sull’ecosistema marino. Anche le fasi di ricerca utilizzando la tecnica dell’airgun (esplosioni di aria compressa), hanno effetti devastanti per l’habitat e la fauna marina.
4. In un sistema chiuso come il mar Mediterraneo un eventuale incidente sarebbe disastroso e l’intervento umano è pressoché inutile, come dimostra l’incidente avvenuto nel 2010 nel Golfo del Messico alla piattaforma Deepwater Horizon che ha provocato il più grave inquinamento da petrolio mai registrato nelle acque degli Stati Uniti.
5. Trivellare il nostro mare è un affare per i soli petrolieri, che in Italia trovano le condizioni economiche tra le più vantaggiose al mondo. Il “petrolio” degli italiani è ben altro: turismo, pesca, produzioni alimentari di qualità, biodiversità, innovazione industriale ed energie alternative.
6. Oggi l’Italia produce più del 40% della sua energia elettrica da fonti rinnovabili, con 60mila addetti tra diretti e indiretti, e una ricaduta economica di 6 miliardi di euro.
7. Alla Conferenza ONU sul Clima tenutasi a Parigi lo scorso dicembre, l’Italia – insieme ad altri 194 paesi – ha sottoscritto uno storico impegno a contenere la febbre della Terra entro 1,5 gradi centigradi, perseguendo con chiarezza e decisione l’abbandono dell’utilizzo delle fonti fossili. Fermare le trivelle vuol dire essere coerenti con questo impegno.