MANDELLO – Nel marzo 2015 a Mandello, in occasione della cerimonia per il conferimento della cittadinanza civica “Ius soli” a quattro bambini stranieri e dopo che in sala consiliare erano risuonate le note dell’Inno di Mameli, aveva portato la sua testimonianza.
“Faccio questo intervento per raccontare la storia di chi non è cittadino italiano pur sentendosi italiano e mandellese – aveva premesso – Mi chiamo Stefana, sono a Mandello da una decina d’anni, vengo dalla Serbia e sono cittadina serba. I miei genitori hanno deciso di venire qui in Italia per me e per mio fratello Stral. Il loro pensiero era che qualunque scuola avessimo fatto nel nostro Paese, non essendo la Serbia nell’Unione europea, non avrebbe avuto alcun riconoscimento in Europa”.
“Alla partenza dalla Serbia – aveva detto Stefana – i miei genitori hanno lasciato là il lavoro e tutti gli affetti. Io ho iniziato la prima media a Mandello ed è stato difficile trovarsi in un ambiente dove non capisci una sola parola. Cercavo di usare il mio inglese, ma non riuscivo a intendermi…”.
La ragazza aveva spiegato di essersi subito trovata bene a Mandello. Una volta ottenuto il diploma all’Istituto tecnico commerciale di Lecco, aveva iniziato a cullare il sogno di conseguire la laurea in Infermieristica. “Così ho cominciato a frequentare il Soccorso degli alpini di Mandello – aveva detto – ho fatto il corso e gli esami e mi piace molto stare in questo ambiente con tutti, giovani e meno giovani”.
Quindi una considerazione: “Io mi sento italiana ma non ho la cittadinanza. Prima dell’Università avrei voluto fare un’esperienza all’estero. Avevo trovato una famiglia in Australia per trascorrere là un anno alla pari, ma essendo cittadina serba mi sarebbe stato molto difficile ottenere il visto”.
Poi il racconto di un suo viaggio in Romania, alcuni anni fa: “Vi sono stata con la delegazione di Mandello a conclusione del progetto di incontro tra rappresentanti di vari Paesi europei. Con tanto piacere ho rappresentato l’Italia e Mandello. Ero come gli altri del gruppo, ma forse avevo qualcosa in più: la mia storia, che mi consentiva di dialogare con la delegazione macedone con la quale mi intendevo anche per ragioni di lingua”.
“Grazie alla mia provenienza – aveva aggiunto Stefana – ho potuto vivere con partecipazione i momenti di festa che mi ricordavano il mio Paese e ho potuto entrare in relazione con i bimbi rumeni che per un giorno abbiamo adottato, perché ero cresciuta con la responsabilità verso i bambini piccoli…”.
Poi la conclusione della sua significativa testimonianza: “Al ritorno sono arrivata all’aeroporto bergamasco di Orio. Al controllo fila diversa, passaporto serbo, attesa più lunga… E non ho potuto non pensare al momento in cui avrò anch’io la cittadinanza italiana”.
Da quella cerimonia in sala consiliare sono passati due anni e venerdì 31 marzo Stefana Agatonovic, che in quell’occasione aveva anche indossato una t-shirt arancione con la scritta “Accendi la mente spegni i pregiudizi”, si è laureata in Giurisprudenza alla Bicocca.
Un traguardo significativo per lei innanzitutto, poi per la sua famiglia e altresì per il suo percorso di interazione con il territorio. “Un traguardo bellissimo e meritato – commenta Maria Carizzoni, insegnante di italiano proprio di Stefana – Molto caparbia fin dal suo arrivo in Italia e particolarmente determinata nel raggiungere gli obiettivi che intende perseguire”.
La madre della Agatonovic possiede due lauree e aveva un lavoro con un livello elevato di responsabilità in una ditta in Serbia, dove è rimasta con il marito e i figli fino al 2006. Poi, non vedendo opportunità significative nella sua terra d’origine, ecco la scelta di approdare in Italia e di svolgere lavori ben al di sotto della sua formazione.
“Ricordo come fosse ieri – aggiunge Maria Carizzoni – il colloquio con i genitori di Stefana, che avevo convocato appena prima di intraprendere il progetto di alfabetizzazione alle scuole di Mandello. Ricordo le loro parole, i loro sguardi…”.
Ora il traguardo della laurea, aspettando la cittadinanza italiana.