COMO / MANDELLO – Sabato 13 maggio, nel Duomo di Como, solenne celebrazione per la dedicazione della Cattedrale, dove 700 anni fa avvenne la consacrazione dell’antico e prezioso altare marmoreo dell’edificio religioso.
In quel contesto, testimonianza della profonda fede comasca, si è inserita la celebrazione in ricordo del venticinquesimo di ordinazione episcopale del mandellese Dante Lafranconi.
Monsignor Lafranconi venne infatti consacrato vescovo 25 anni fa proprio nella Chiesa madre di Como e l’amico vescovo Oscar Cantoni ha pensato a lui. Due amici, due uomini del lago, due persone di profonda fede, due figure dal forte carisma spirituale e di cultura, ma nel contempo semplici e vicine al popolo. Insomma due pastori di anime.
Alla celebrazione in Duomo ha assistito Diego Manzoni, mandellese. Questa la sua significativa testimonianza: “La celebrazione è solenne, il clima è piacevole, il calore dei fedeli raccolti si percepisce dal grande raccoglimento e rispetto di colui che per anni si è fatto conoscere e apprezzare nella città lariana, grazie al suo apostolato attento e sensibile. I sacerdoti, oltre ai due vescovi, sono molti. Le note dell’organo accompagnano le voci del coro del Duomo e inizia la festosa accoglienza”.
“Don Dante più che commosso sembra felice di fare il suo ingresso nella Cattedrale che lo ha visto Vescovo e pastore – aggiunge il mandellese – L’omelia è semplice ma profonda come sa far lui. Ricorda la sua ordinazione, gli anni trascorsi tra Savona e Cremona, entra nel profondo della parola di Dio, ripercorre le letture del sabato e fa riflettere sulla bellezza della Resurrezione che non è un semplice avvenimento che segue la morte di Cristo ma apre proprio alla realtà dell’amore autentico e della Carità. In quale contesto religioso testimonianza della profonda fede comasca si poteva inserire una celebrazione nel ricordo del venticinquesimo di ordinazione episcopale di Dante Lafranconi se non questa?”.
Il ricordo del vescovo Dante va poi al giorno della sua consacrazione. Il prelato parla del suo passaggio dalla Chiesa cattedrale alla Chiesa domestica, invita a essere “pietre vive e forti” che non si sgretolano.
Diego Manzoni scrive ancora: “La celebrazione è solenne, il clima è piacevole, il calore dei fedeli si percepisce dal grande raccoglimento e rispetto di colui che per anni si è fatto conoscere ed apprezzare per nella città lariana, grazie al suo apostolato attento e sensibile. Dopo la celebrazione e il bacio all’altare, è il momento del saluto personale. Mi sono sentito felice di porgerglielo da compaesano. Appena mi ha visto con il suo solito e cordiale sorriso ha pronunciato il nome di “Mandello” e noi mandellesi siamo fieri di questo nostro cittadino, Pastore della Chiesa domestica. Le offerte raccolte durante la celebrazione saranno destinate alla Caritas e direttamente versate da don Dante”.