LECCO – “E’ da nemmeno 2 mesi che questo Governo è entrato in carica ma già, per quelli come me che non sono accecati dal “partito preso”, si stanno delineando alcune “scelte di campo” qualificanti.
Lasciando ad altri temi sensibili e importanti come la questione migranti e la “presunta insicurezza”- ben strombazzati dai media, temi su cui peraltro mi sono già espresso – o quant’altro, vorrei contribuire alla valutazione di aspetti che moltissimi considerano centrali perché legati alla questione sociale ed economica.
Ritengo infatti che la lotta alle disuguaglianze, mai così stridenti a tutti i livelli e latitudini, debba costituire un vero e proprio banco di prova di qualsiasi assetto politico che abbia effettivamente a cuore il Bene Comune.
Pur con piedi ben piantati per terra s’impone infatti una vera e propria riconsiderazione del modello di sviluppo imperante che sempre più sta producendo contraddizioni, ingiustizie e precarietà.
Il tutto viene continuamente coperto, con molte responsabilità del “circo mediatico”, dal cosiddetto “pensiero unico” neoliberista che continua a propinarci “ricette economiche” apertamente fallimentari ( per la gran parte delle persone e redditizie solo per pochi) ma presentate come le uniche possibili. Mentre naturalmente si tace sui meccanismi perversi ( a partire dalla “truffa” del Debito pubblico per soggiogare i “sudditi” ) che le alimenta.
I “valori” e le “regole economiche” – in particolare quelle finanziarie – pensate per garantire gli Stati più forti e i cosiddetti Mercati (tutt’altro che virtuosi come si cerca sempre di contrabbandare) trovano sponda nelle classi dirigenti e in una rassegnata assuefazione nelle proprie vittime.
Occorrerebbe quindi scuotersi da questa forma di apparente ineluttabilità cercando di uscire gradualmente dalle sue logiche svelandone le subdole contraddizioni e ripristinando il primato di una Politica al servizio dell’Uomo e non del denaro.
In questo senso ritengo che l’azione di questo Governo faticosamente stia cercando di imboccare quella direzione. Faccio alcuni mirati esempi :
Il “decreto Dignità”, comunque migliorabile, cerca di mettere in discussione il principio della precarizzazione eretta a sistema, del “diritto alla delocalizzazione selvaggia”, del primato assoluto del ritorno economico anche quando produce vittime patologiche ( gioco d’azzardo) …. con la stessa logica si sta cercando di ridurre il “dogma” della domenica lavorativa ritornando ad una dimensione meno votata alla redditività e quindi più umana .
La questione dell’Ilva : producendo uno sforzo maggiore trattativista che, in una visione realistica, ponga al centro non solo la questione economica (peraltro ottenendo offerte in crescendo da parte dell’acquirente) ma anche quella occupazionale, ambientale e di salute pubblica ( quest’ultima dovrebbe essere primaria per qualsiasi azione delle Istituzioni). Inoltre si mette in discussione il principio della “forzosità ricattatoria ” delle scelte economiche già intraprese (come anche per il TAV – riportando l’attenzione sulle linee del pendolarismo – e il TAP ) giustamente privilegiandone l’effettiva congruità di costi-benefici anche prospettici.
Basterebbero questi evidenti sforzi (oltre ad aver scosso l’ipocrisia europea sui migranti, che però non può certo bastare se non si incide a fondo sugli squilibri strutturali del sistema, ecco qui la vera sfida …) per poter immaginare perlomeno una moderata sponda dell’area di “sinistra” (non certo il PD renziano che addirittura contrasta questo tentativo di riequilibrio sociale) a cui appartengo.
Ai più attenti osservatori non sarà sfuggito che, ben oltre questi primi iniziali provvedimenti, si sta cercando di mettere gradualmente in discussione i “paradigmi” e “la logica” perversa di un sistema economico e sociale che riduce le persone a oggetti, a semplici passivi consumatori e i cittadini in sudditi, mettendoli spesso e non casualmente in competizione tra di loro.
Per fare un solo altro esempio di vessazione economica “socio culturale” : quanti di noi sono inorriditi per i morti degli incendi in Grecia (purtroppo quasi un centinaio) ma si sono assuefatti alle centinaia di suicidi in quella martoriata terra ellenica, prodotti dalle inique “ricette economiche” della cosiddetta Troika.
E’ proprio in ragione di questo faticosissimo tentativo “strutturale” di cambiamento che si è scatenata una contro-campagna, soprattutto attraverso i media, che vede i potentati economico-finanziari fortemente in fibrillazione.
E sarà un caso che anche l’ex premier Gentiloni stia “denunciando” le scelte di questo governo definendole “senza precedenti”.
Proprio per questo mi risulta incomprensibile che siano molto poche le voci che riconoscono, anche a “Sinistra” questo difficile, e non scevro da inevitabili imperfezioni, tentativo controcorrente (anche culturale) che avrebbe bisogno di ben altre sponde rispetto a quelle leghiste, che avranno pure qualche pregio a livello locale, ma che contribuiscono grandemente ad indicare nei fatti un “nemico” sbagliato essendo i migranti, come noi del resto, vittime a maggior ragione di uno stesso sistema strutturalmente iniquo.
Ecco perché, come diceva in tv di recente una piccola imprenditrice, in tempo di crisi le giuste istanze di un corretto rapporto di lavoro ( si riferiva ai contenuti del “decreto dignità”) vanno protette : un chiaro esempio di come non si debba farci dividere continuando ad alimentare appetiti egoistici ma facendo leva sul senso di responsabilità collettivo. In questo senso gli imprenditori responsabili socialmente non dovrebbero avere nulla da temere.
Se ci si vuole veramente definire civili prima dell’economia c’è la dignità umana ed il diritto per tutti a costruirsi un futuro !
Ecco perché serve il “reddito di cittadinanza” e tutto quanto connesso alla ripresa occupazionale, come pure una riduzione mirata del fisco solo sulle piccole imprese (l’ossatura della nostra economia manifatturiera) e sulle famiglie meno abbienti. Se invece la cosiddetta Flat Tax fosse un regalo ai più ricchi ad ingiustizia si sommerebbe altra ingiustizia.
In realtà, come ogni “buon padre di famiglia” sa, andrebbe semmai fatto realmente il contrario e cioè, prelevare (anche con una “patrimoniale”) risorse da chi ha di più.
Il tentativo di porre ( a maggior ragione perché non coperte da corrispondenti contributi) un limite alle cosiddette “pensioni d’oro” mi sembra vada in quella direzione, rimarcando un cambiamento rispetto a quanto fatto da tutti gli altri precedenti governi in tema di redistribuzione della ricchezza prodotta, che è e rimane il vero tema.
Ecco perché la lotta comune di chi subisce maggiormente ( lavoro dipendente, piccole imprese, precari di ogni genere ….) questo stato di fatto , prodotto da inique leggi economiche , va attuata contro strutture e forze oppressive di questo sistema – partendo da quelle europee attuali, contraddittorie con i propri fini – e non favorendo invece la creazione di “capri espiatori” e “guerre tra poveri e precari”.
Sarebbe il peggior errore”
Germano Bosisio