LECCO – Dopo i primi giorni di rimozioni forzate nel parcheggio dell’ospedale, i sindacati Funzione Pubblica di Cgil, Cisl e Uil intervengono sulla riorganizzazione dell’area di sosta dei lavoratori del presidio sanitario denunciando “i notevoli disagi” vissuti dai dipendenti dell’ASST di Lecco.
“Questo regolamento – scrivono – precisiamo non condiviso con le organizzazioni sindacali, ma è il frutto di un testo unilaterale aziendale, in quanto non ha recepito nessuna delle indicazioni inviate dalle OO.SS. alla Direzione Generale.
La gestione dello stesso è pressoché lasciata completamente al Personale della sala regia, i quali ‘orfani’ di un responsabile con il quale interfacciarsi nell’avere indicazioni sul da farsi, cercano di affrontare la situazione senza alcun tipo di programmazione. Il regolamento, di cui sopra, determina la chiusura automatica dell’accesso una volta raggiunto il numero massimo (quale?) che, dovrebbe prevedere comunque una riserva di posti per il Personale dei turni pomeridiani/serali e la riapertura dell’ingresso per consentirne il corretto accesso.
Non sono chiare però alcune indicazioni come, se esista un contatore elettronico e non “umano” degli accessi, l’orario di riapertura, e se ci sono i posti riservati al Personale in Pronta Disponibilità dei Blocchi Operatori, oppure i posti per i disabili e i cd “posti rosa” per le dipendenti in stato di gravidanza. Inoltre, abbiamo notizie di code enormi davanti alla sbarra dell’ingresso, che causano disservizi dovuti al ritardo dei Dipendenti con cui si sono presentati al lavoro, altri si sono visti rimuovere l’auto, molti hanno parcheggiato nelle zone limitrofe con disco orario, tutto questo con notevole disagio e ulteriore aggravamento di una situazione già normalmente congestionata dall’elevato numero di auto e dal traffico intenso.
Con il presente le scriventi Segreterie Territoriali chiedono un incontro urgente con le istituzioni sia aziendali sia comunali, al fine di risolvere una volta per tutte la criticità dei parcheggi di via dell’Eremo”.