LECCO – “Come si sa le annuali classifiche sullo stato di salute di città e province (vedi articolo), misurato secondo molteplici filoni, vengono accolte come giudice inappellabile quando la pagella è buona, mentre ne viene messa in discussione la veridicità quando è pollice verso.
Stiamo giudiziosamente nel mezzo, dove risiede la virtù. Ha colpito qualche passo indietro di Lecco sul fronte dell’inquinamento e sul reddito: spostamenti non fortemente significativi e che non possono essere interpretati, lo dicono anche gli esperti, come indici di una tendenza.
Tra l’altro anche gli stessi tempi dei rilevamenti modificano sia i parametri che i giudizi. Le politiche ambientali dell’Amministrazione comunale, per ciò che le compete, sono state intensificate e certamente non è possibile intervenire su agenti legati al tempo e ad un inquinamento che viene da lontano. Così come sul reddito è arduo intervenire proprio per la natura dell’oggetto preso in esame e semmai al Comune spetta un’attenzione sul benessere complessivo della propria comunità. Non rincorriamo i conti in banca e tanto meno i soldi nascosti sotto il materasso.
Semmai lo spunto utile per una visione di insieme che possa anche attraversare un concetto più generale di qualità della vita e che possiamo chiamare welfare urbano, in una dimensione che tende a focalizzare l’area dei più deboli e quelle fasce di popolazione che più di altri hanno bisogni di servizi efficienti, continuativi, spesso quotidiani. Nel solco di una tradizione che ha sempre visto il Comune di Lecco in prima fila sia per sensibilità che per interventi concreti a garanzia di una “città sociale”, intesa come parte di stato, si conferma l’inclinazione di amministratori pubblici e di associazioni no profit a perseguire il comune obiettivo di uno standard di vita.
In settimana si sono tenuti gli Stati Generali cioè quello spazio annuale dedicato ad un’analisi articolata della stato dell’arte, come si usa sire: un’occasione preziosa arricchita da diverse voci in campo per fotografare la nostra realtà e, di conseguenza, “scattare” verso il futuro con prospettive non ottimistiche ma oggettive e corroborate da un impegno comune. Se si lavora per le future generazioni, non dimenticando di saldarle con quelle di ieri e di oggi, ne trae giovamento l’intero tessuto sociale quale che sia il colore della bandiera dei governi ad ogni livello”.
Virginio Brivio